Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 5, q. 2, a. 1
Pare che l'angelo non abbia avuto bisogno della grazia per volgersi a Dio.
1. Non abbiamo bisogno della grazia per compiere le cose che già naturalmente possiamo fare.
Ma l'angelo può volgersi naturalmente a Dio poiché egli, come si è visto [ q. 60, a. 5 ], lo ama già naturalmente.
Quindi l'angelo non ebbe bisogno della grazia per volgersi a Dio.
2. Noi abbiamo bisogno di aiuto solo per quanto ci riesce difficile.
Ma il volgersi a Dio non era una cosa difficile per l'angelo: in lui infatti non c'era nulla che ne ostacolasse la conversione.
Dunque l'angelo non ebbe bisogno dell'aiuto della grazia per volgersi a Dio.
3. Volgersi a Dio è lo stesso che prepararsi alla grazia.
Dice infatti la Scrittura [ Zc 1,3 ] : « Volgetevi a me, e io mi rivolgerò a voi ».
Ma noi non abbiamo bisogno della grazia per prepararci alla grazia: perché altrimenti si andrebbe all'infinito.
Quindi l'angelo non ebbe bisogno della grazia per volgersi a Dio.
L'angelo conseguì la beatitudine per mezzo della sua conversione a Dio.
Se quindi egli non avesse avuto bisogno della grazia per volgersi a Dio, ne seguirebbe che egli non avrebbe bisogno della grazia per raggiungere la vita eterna.
Ma ciò è in contrasto con quanto dice l'Apostolo [ Rm 6,23 ]: « Dono di Dio è la vita eterna ».
Per volgersi a Dio in quanto è oggetto della beatitudine gli angeli ebbero bisogno della grazia.
Infatti sopra [ q. 60, a. 2 ] abbiamo spiegato che il moto naturale della volontà è il principio di tutti i nostri voleri.
Ma l'inclinazione naturale della volontà si porta verso oggetti proporzionati alla natura.
Se vi sono perciò delle cose superiori alla natura, la volontà non può portarsi verso di esse senza essere aiutata da un principio soprannaturale.
Il fuoco, p. es., ha un'inclinazione naturale a riscaldare e a generare dell'altro fuoco, ma generare la carne è un'azione che supera la virtù naturale del calore.
Quindi il fuoco [ o calore ] non ha alcuna inclinazione naturale a ciò, se non in quanto è mosso come strumento dall'anima sensitiva.
Ora, come si disse [ q. 12, a. 4 ] quando si trattava della conoscenza di Dio, conoscere Dio per essenza, nella qual cosa consiste la beatitudine della creatura razionale, è un atto che sorpassa le facoltà naturali di qualsiasi intelletto creato.
Quindi nessuna creatura razionale può avere un atto della volontà proporzionato a quella beatitudine senza la mozione di una causa soprannaturale.
Il che è quanto noi chiamiamo aiuto della grazia.
Quindi si deve concludere che l'angelo non poteva con la sua volontà volgersi a quella beatitudine senza l'aiuto della grazia.
1. Gli angeli amano naturalmente Dio in quanto egli è il principio del loro essere naturale.
Qui invece parliamo della conversione a Dio in quanto questi è oggetto della beatitudine nella visione della sua essenza.
2. Un'operazione viene detta difficile quando supera le capacità di una data cosa.
Il che può avvenire in due modi.
Primo, se supera le capacità di determinati esseri considerati nel loro ordine naturale.
E in questo caso, se ci possono arrivare con un aiuto, si dirà che la cosa è difficile; se invece non ci possono arrivare in alcun modo si dirà che è impossibile, come è impossibile per l'uomo volare.
Secondo, un fatto può superare le capacità di quei dati esseri non già in considerazione del loro ordine naturale, ma per qualche impedimento estraneo alle capacità stesse.
Come salire non è contrario all'ordine naturale della potenza motrice dell'anima, poiché l'anima, per quanto dipende da essa, può muovere in qualsiasi direzione; ma ne è impedita dal peso del corpo, per cui è difficile per l'uomo salire.
Ora, volgersi alla suprema beatitudine è difficile per l'uomo sia perché ciò supera le capacità della natura, sia perché egli trova un impedimento nella corruzione del corpo e nell'infezione del peccato.
Per l'angelo invece è difficile solo in quanto è un atto soprannaturale.
3. Ogni moto della volontà che si volge verso Dio può essere detto una conversione.
C'è quindi una triplice conversione a Dio.
La prima si compie mediante la dilezione perfetta della creatura già in possesso di Dio.
E per questa conversione è necessaria la grazia consumata.
- Un'altra conversione è quella con la quale si merita la beatitudine.
E per questa si richiede la grazia abituale, che è il principio del merito.
- La terza conversione è quella con cui uno si prepara a ricevere la grazia.
E per tale conversione non si richiede la grazia abituale, ma una mozione di Dio che attira l'anima a sé, come dice la Scrittura [ Lam 5,21 ]: « Facci ritornare a te, o Signore, e noi ritorneremo ».
È chiaro quindi che non si va all'infinito.
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