Summa Teologica - I

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Articolo 7 - Se il più eccelso degli angeli prevaricatori sia stato il più sublime di tutti gli angeli

In 2 Sent., d. 6, q. 1, a. 1; C. G., III, c. 109; Opusc. 15, De Angelis, c. 18

Pare che il più eccelso degli angeli prevaricatori non sia stato il più sublime degli angeli.

Infatti:

1. Si dice di lui nella Scrittura [ Ez 28,14 ]: « Eri come un Cherubino ad ali spiegate a difesa; io ti posi sul monte santo di Dio ».

Ora, come insegna Dionigi [ De cael. hier. 7,1 ], l'ordine dei Cherubini è inferiore a quello dei Serafini.

Quindi il più sublime tra gli angeli prevaricatori non era il più nobile di tutti gli angeli.

2. Dio ha creato la natura intellettiva per farle conseguire la beatitudine.

Se quindi il più eccelso di tutti gli angeli avesse peccato, la divina disposizione sarebbe stata frustrata proprio nella creatura più nobile, il che è inammissibile.

3. Quanto più forte è la tendenza di un essere verso una cosa, tanto più difficilmente esso può deflettere da tale tendenza.

Ma quanto più un angelo è elevato, tanto maggiore è la sua tendenza verso Dio e tanto più difficilmente esso può, col peccato, deflettere da tale tendenza.

Pare quindi che non il più sublime degli angeli abbia peccato, ma soltanto il più nobile degli angeli inferiori.

In contrario:

S. Gregorio [ In Evang. hom. 34; cf. Mor. 32,23 ] scrive che il primo angelo prevaricatore « era preposto a tutte le schiere angeliche, superava lo splendore degli altri e a confronto con essi appariva più bello ».

Dimostrazione:

Nel peccato si possono considerare due cose: l'inclinazione alla colpa e l'incentivo alla colpa.

Se dunque consideriamo negli angeli l'inclinazione al male, può parere che gli angeli superiori abbiano avuto meno possibilità di peccare di quelli inferiori.

E per questo il Damasceno [ De fide orth. 2,4 ] insegna che l'angelo più perfetto tra quelli che peccarono fu l'angelo « preposto all'ordine terrestre ».

- E questa opinione pare concordare con l'opinione dei Platonici riferita da S. Agostino [ De civ. Dei 8, cc. 13,14; 10, c. 11 ].

Essi infatti dicevano che tutti gli dèi erano buoni, mentre fra i demoni ce n'erano dei buoni e dei cattivi; e chiamavano dèi le sostanze intellettive che si trovano al disopra del cielo della luna, mentre chiamavano dèmoni le sostanze intellettuali che si trovano sotto quel cielo, e che in ordine di natura sono superiori agli uomini.

- Né si deve rigettare questa opinione come contraria alla fede: poiché tutto l'universo corporeo viene governato da Dio per mezzo degli angeli, come insegna S. Agostino [ De Trin. 3,4.9 ].

Quindi nulla impedisce di affermare che Dio abbia destinato gli angeli inferiori al governo dei corpi più bassi, quelli superiori al governo dei corpi più alti e gli angeli più sublimi a stare dinanzi al suo cospetto.

Seguendo dunque tale opinione il Damasceno [ l. cit. ] insegna che gli angeli ribelli appartenevano alla gerarchia più bassa: tuttavia non pochi angeli buoni di questa gerarchia rimasero fedeli.

Se invece ci fermiamo a considerare l'incentivo al peccato, questo si trova più negli angeli superiori che in quelli inferiori.

Come infatti si è detto [ a. 2 ], il peccato dei demoni fu la superbia; ora, ciò che muove alla superbia è la propria eccellenza, la quale era più grande negli angeli superiori.

Per cui S. Gregorio [ l. cit. nel s.c. ] afferma che l'angelo ribelle era il più nobile di tutti.

E questa sentenza pare più probabile.

Il peccato dell'angelo, infatti, fu dovuto non a una certa inclinazione al male, bensì al solo libero arbitrio: perciò pare che nel caso si debba considerare soprattutto l'incentivo alla colpa.

Con ciò però non si deve escludere l'opinione degli altri: poiché anche nel più nobile degli angeli inferiori si poteva trovare un incentivo [ che inducesse ] al peccato.

Analisi delle obiezioni:

1. Cherubino significa pienezza della scienza, Serafino invece ardente o infiammante.

È chiaro perciò che il nome di Cherubino sta a indicare la scienza, che può stare assieme al peccato mortale; Serafino invece indica l'ardore della carità, che non è compatibile col peccato mortale.

E così il primo angelo ribelle non fu denominato Serafino, ma Cherubino.

2. La volontà divina non viene frustrata né dal peccato degli uni, né dalla salvezza degli altri: Dio infatti ha previsto tanto l'una quanto l'altra cosa, e da entrambi gli eventi egli viene glorificato: poiché alcuni li salva per la sua bontà, altri li punisce per la sua giustizia.

Però la creatura razionale, quando pecca, viene meno al debito fine.

Il che non è inconcepibile in nessuna creatura, per quanto sublime: poiché la creatura intellettiva ebbe da Dio una natura tale da consentirle di agire liberamente per il fine.

3. Per quanto grande fosse l'inclinazione al bene nell'angelo supremo, tuttavia questa non imponeva una necessità.

Quindi col suo libero arbitrio egli ebbe la possibilità di non assecondarla.

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