Summa Teologica - I |
Pare che sia trascorso qualche tempo fra la creazione e la caduta dell'angelo.
1. Sta scritto [ Ez 28,15 ]: « Tu camminasti perfetto da quando fosti creato, finché fu trovata in te l'iniquità ».
Ma il camminare, essendo un moto che ha continuità, richiede un certo tempo.
Quindi tra la creazione del diavolo e la sua caduta trascorse del tempo.
2. Origene [ In Ez hom. 1 ] osserva che « l'antico serpente non camminò subito sul suo petto e sul suo ventre »: cosa che sta a significare il suo peccato.
Quindi il diavolo non peccò subito dopo il primo istante della sua creazione.
3. La possibilità di peccare appartiene tanto all'uomo quanto all'angelo.
Ma tra la creazione dell'uomo e il suo peccato passò un certo tempo.
Quindi per lo stesso motivo trascorse del tempo tra la creazione del diavolo e il suo peccato.
4. L'istante in cui il diavolo peccò fu diverso dall'istante in cui fu creato.
Ma tra due istanti qualsiasi c'è sempre di mezzo un intervallo di tempo.
Quindi ci fu del tempo fra la creazione del diavolo e il suo peccato.
Il Vangelo [ Gv 8,44 ] a proposito del diavolo dice che « non ha perseverato nella verità ».
E come osserva S. Agostino [ De civ. Dei 11,15 ], « dobbiamo intendere queste parole nel senso che egli fu nella verità, ma non vi rimase ».
Intorno alla questione presente ci sono due opinioni.
Ma è più probabile e più conforme agli insegnamenti dei Santi l'opinione secondo la quale il diavolo peccò subito dopo il primo istante della sua creazione.
Ed è necessario seguire questa sentenza se si ammette che l'angelo fu creato in grazia, e che nel primo istante della sua creazione proruppe nell'atto del libero arbitrio, come si è già spiegato [ a. 5; q. 62, a. 3 ].
Gli angeli infatti, stando a quanto si è detto in precedenza [ q. 62, a. 5 ], raggiungono la beatitudine con un solo atto meritorio: per cui se il diavolo, creato in grazia, meritò nel primo istante, subito dopo quel primo istante avrebbe conseguito la beatitudine, se non avesse subito frapposto un impedimento col peccato.
Se invece si ritiene che l'angelo non sia stato creato in grazia, o che nel primo istante non abbia potuto avere l'atto del libero arbitrio, allora nulla impedisce che sia trascorso un certo tempo fra la creazione e la caduta.
1. Talora anche nella Sacra Scrittura si raffigurano metaforicamente i moti spirituali mediante i moti corporali, i quali sono commisurati dal tempo.
E così con la parola camminare si vuole indicare il moto del libero arbitrio che tende verso il bene.
2. Quando Origene dice che « l'antico serpente non camminò né da principio né subito sul suo petto » vuole alludere al primo istante, in cui il diavolo non fu cattivo.
3. L'angelo dopo la scelta [ del suo volere ] ha il libero arbitrio irremovibile: se quindi non avesse frapposto un impedimento alla beatitudine subito dopo il primo istante, in cui ebbe un moto naturale verso il bene, sarebbe stato confermato nel bene.
Nulla di simile si verifica invece per l'uomo.
E così l'argomento non regge.
4. Che fra due istanti debba intercorrere un certo tempo è vero se si tratta di un tempo continuo, come dimostra Aristotele [ Phys. 6,1 ].
Ma se parliamo degli angeli, i quali non vanno soggetti al moto dei corpi celesti, che è il primo moto misurato dal tempo continuo, per tempo si intende la successione delle operazioni intellettuali o affettive.
Quindi per primo istante dell'angelo si deve intendere quell'operazione della mente angelica in cui questa volse lo sguardo su se medesima mediante la conoscenza vespertina: infatti nel primo giorno si parla del vespro e non del mattino.
E questa operazione fu rettamente compiuta da tutti gli angeli.
Ma dopo quell'atto alcuni mediante la conoscenza mattutina si volsero verso il Verbo; altri invece, arrestandosi a [ contemplare ] se stessi e, come dice S. Agostino [ De Gen. ad litt. 4,24 ], « gonfiandosi di superbia », divennero notte.
E così la prima operazione fu uguale per tutti; si differenziarono invece nella seconda.
Quindi nel primo istante furono tutti buoni; nel secondo invece si ebbe la distinzione tra buoni e cattivi.
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