Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se Adamo nello stato di innocenza abbia visto le essenze angeliche

De Verit., q. 18, a. 5

Pare che Adamo nello stato di innocenza abbia visto le essenze angeliche.

Infatti:

1. Insegna S. Gregorio [ Dial. 4,1 ]: « L'uomo nel Paradiso terrestre era abituato a godere della parola di Dio e a comunicare con gli angeli beati, per la mondezza del cuore e per la sublimità della visione ».

2. Nello stato presente l'anima non può conoscere le sostanze immateriali perché è unita a un corpo corrutibile, il quale « appesantisce l'anima », come dice la Scrittura [ Sap 9,15 ].

Ed è per questo che l'anima separata [ dal corpo ] può vedere le sostanze separate, come già fu dimostrato [ q. 89, a. 2 ].

Ma l'anima del primo uomo non era gravata dal corpo, non essendo questo corruttibile.

Quindi poteva vedere le sostanze separate.

3. Una sostanza separata conosce le altre conoscendo se stessa, come leggiamo nel libro De Causis [ 13 ].

Ma l'anima del primo uomo conosceva se stessa.

Quindi conosceva le sostanze separate.

In contrario:

L'anima di Adamo ebbe la stessa natura delle altre anime.

Ma le nostre anime attualmente non possono conoscere gli angeli.

Quindi non li poteva conoscere neppure l'anima del primo uomo.

Dimostrazione:

Lo stato dell'anima umana può essere considerato sotto due aspetti.

Primo, nei suoi due modi di esistenza naturale: e sotto questo punto di vista lo stato dell'anima separata si distingue da quello dell'anima unita al corpo.

Secondo, considerandone l'integrità e la corruzione, a prescindere dal modo di esistenza naturale: e in questo senso lo stato di innocenza si distingue dallo stato dell'uomo dopo il peccato.

Infatti l'anima dell'uomo nello stato di innocenza era ordinata a informare e governare il corpo, come adesso: per cui sta scritto che il primo uomo fu creato « anima vivente » [ Gen 2,7 ], vale a dire capace di dare al corpo una vita, cioè la vita animale.

L'uomo però possedeva questa integrità di vita perché, come si è visto [ a. prec. ], il corpo era del tutto soggetto all'anima e non ne impediva le operazioni.

Ma risulta da quanto si è già detto [ q. 84, a. 7; q. 85, a. 1; q. 89, a. 1 ] che l'anima, essendo ordinata a governare e perfezionare il corpo nella vita animale, deve conoscere volgendosi ai fantasmi.

Quindi anche l'anima del primo uomo doveva conoscere in questo modo.

Ora, in questa conoscenza si può distinguere nell'anima un moto che ha tre gradi, come insegna Dionigi [ De div. nom. 4 ].

Nel primo « l'anima dalle cose esterne si raccoglie in se stessa »; nel secondo sale fino a « congiungersi alle potenze superiori sussistenti », cioè agli angeli; nel terzo « è come condotta per mano fino al bene supremo », cioè a Dio.

- Dunque secondo il primo moto intellettivo, che va dalle cose esterne allo spirito, si raggiunge la perfetta conoscenza dell'anima.

Come infatti si è già dimostrato [ q. 87, a. 3 ], l'operazione intellettiva dell'anima ha un rapporto naturale con gli oggetti esterni, e così mediante la loro conoscenza può essere conosciuta perfettamente la nostra propria operazione intellettiva, come l'atto mediante l'oggetto.

E da questa operazione intellettiva si può finalmente giungere a una conoscenza perfetta dell'intelletto umano, come una facoltà è conosciuta mediante il proprio atto.

- Nel secondo processo mentale invece non si raggiunge una conoscenza perfetta.

Infatti l'angelo, come si è visto [ q. 55, a. 2 ], non conosce volgendosi ai fantasmi, ma in modo molto più eminente: perciò la riflessione intellettiva con cui l'anima conosce se stessa non ci consente un'adeguata conoscenza dell'angelo.

- Molto meno infine termina a una perfetta conoscenza il terzo processo intellettivo: poiché gli stessi angeli, conoscendo se stessi, non possono arrivare alla conoscenza della sostanza divina, a causa appunto della sua trascendenza.

Così dunque l'anima del primo uomo non poteva vedere gli angeli per essenza.

Tuttavia li conosceva meglio di noi, essendo la sua percezione degli intelligibili spirituali più certa e continua della nostra.

E a motivo di questa superiorità S. Gregorio [ l. cit. nell'ob. 1 ] afferma che il primo uomo « aveva società con gli spiriti angelici ».

Analisi delle obiezioni:

1. Così è risolta anche la prima obiezioni.

2. L'anima del primo uomo era incapace di conoscere le sostanze separate non per il gravame del corpo, ma perché il suo oggetto connaturale era sproporzionato alla loro nobiltà.

Invece noi ne siamo incapaci per ambedue i motivi.

3. L'anima del primo uomo non poteva giungere alla conoscenza perfetta delle sostanze separate mediante l'autocoscienza, come si è dimostrato [ nel corpo ]: poiché anche tra le sostanze separate l'una conosce l'altra nel modo in cui conosce se stessa.

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