Summa Teologica - I |
In Iob., c. 1, lect. 2
Pare che l'angelo non parli a Dio.
1. Si parla per manifestare qualcosa agli altri.
Ma l'angelo non può manifestare nulla a Dio, il quale sa tutto.
Quindi l'angelo non parla a Dio.
2. Parlare è indirizzare il proprio pensiero ad altri, come si è detto [ a. 1 ].
Ma l'angelo indirizza sempre il proprio pensiero a Dio.
Se quindi egli parlasse a Dio una volta, gli parlerebbe sempre: cosa questa che talora non pare possibile, poiché qualche volta gli angeli parlano tra di loro.
Quindi pare più verosimile che l'angelo non parli mai a Dio.
Sta scritto [ Zc 1,12 ]: « Allora l'angelo del Signore disse: "Signore degli eserciti, sino a quando rifiuterai di aver pietà di Gerusalemme? " ».
Quindi l'angelo parla a Dio.
Come abbiamo spiegato [ aa. 1,2 ], la locuzione angelica consiste nell'indirizzare il concetto della mente verso un soggetto diverso.
Ora, un cosa può essere così indirizzata per due scopi.
Primo, per essere comunicata all'altro: come nel mondo fisico il principio attivo è ordinato al principio passivo, e nella locuzione umana l'insegnante è ordinato all'alunno.
E sotto questo aspetto l'angelo non può parlare a Dio in nessun modo, né di quanto appartiene alla verità oggettiva, né di quanto dipende dalla volontà creata: poiché Dio è principio e causa di ogni verità e di ogni volontà.
- Secondo, una cosa può essere indirizzata verso un soggetto estraneo per riceverne qualcosa: come nel mondo fisico il principio passivo è ordinato al principio attivo, e nella locuzione umana l'alunno all'insegnante.
Ed è in questo modo che l'angelo parla a Dio, o consultando la volontà divina sul da farsi, o ammirando la sua eccellenza che egli non può mai comprendere totalmente: per cui S. Gregorio [ Mor. 2,7 ] fa osservare che « gli angeli parlano a Dio quando, riguardando al di sopra di sé, escono in sentimenti di ammirazione ».
1. Il parlare non ha sempre lo scopo di manifestare ad altri qualcosa, ma talora ha lo scopo finale di ricevere una manifestazione: come quando l'alunno chiede spiegazioni al suo insegnante.
2. Gli angeli non cessano mai di parlare a Dio con la lode e con l'ammirazione.
La locuzione invece con cui consultano la divina sapienza sul da farsi si limita a quelle circostanze in cui essi devono compiere qualcosa di nuovo, su cui desiderano essere illuminati.
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