Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 11, q. 2, a. 3, ad 3; De Verit., q. 9, a. 6
Pare che la distanza locale influisca sulla locuzione degli angeli.
1. Dice il Damasceno [ De fide orth. 1,13 ] che « l'angelo opera dove si trova ».
Ma il parlare è una delle operazioni dell'angelo.
Quindi, essendo l'angelo in un luogo determinato, pare che un angelo possa parlare sino a una distanza di luogo determinata.
2. Chi grida quando parla, lo fa a causa della lontananza di colui che ascolta.
Ma leggiamo in Isaia [ Is 6,3 ], a proposito dei Serafini, che « l'uno gridava verso l'altro ».
Quindi la distanza locale influisce sulla locuzione degli angeli.
Narra il Vangelo [ Lc 16,24 ] che il ricco posto nell'inferno parlava ad Abramo senza che la distanza di luogo glielo impedisse.
Molto meno dunque la distanza locale può impedire il parlare di un angelo con l'altro.
Il parlare dell'angelo consiste, come si è spiegato [ aa. prec. ], in un'operazione intellettiva.
Ma l'operazione intellettiva dell'angelo prescinde totalmente dalle condizioni di luogo e di tempo: infatti anche la nostra intellezione prescinde di per sé dalle circostanze di luogo e di tempo, e ne risente solo a causa dei fantasmi, che non si trovano negli angeli.
Ora, la successione del tempo e la distanza locale non influiscono in alcun modo su ciò che prescinde del tutto dalle condizioni di luogo e di tempo.
Quindi la distanza locale non può costituire un impedimento alla locuzione degli angeli.
1. La locuzione degli angeli, come si è detto [ a. 1, ad 2 ], è una parola interiore, che però viene percepita: essa quindi è nell'angelo che parla, e conseguentemente anche nel luogo dove l'angelo parla.
Ora, come la distanza locale non impedisce a un angelo di vedere l'altro, così neppure gli impedisce di percepire in esso quanto l'altro gli rivolge, cioè di percepire la sua parola.
2. Il grido di cui si parla non è il grido materiale che viene emesso a causa della distanza, ma sta a indicare la grandiosità delle cose che venivano dette, oppure la grande intensità degli affetti, secondo l'espressione di S. Gregorio [ Mor. 2,7 ]: « Tanto meno uno grida, quanto meno desidera ».
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