Summa Teologica - I-II |
Pare che la beatitudine consista in qualche bene dell'anima.
1. La beatitudine è un certo bene dell'uomo.
Ora, tale bene si suddivide in beni esteriori, beni del corpo e beni dell'anima.
Ma la beatitudine, come si è visto [ aa. 4,5 ], non consiste nei beni esteriori, e neppure nei beni del corpo.
Quindi consiste nei beni dell'anima.
2. Noi amiamo il soggetto per il quale desideriamo un bene più del bene per lui desiderato: amiamo p. es. un amico per il quale desideriamo il danaro più del danaro.
Ma ciascuno desidera per se stesso ogni bene.
Quindi ama se stesso più di tutti gli altri beni.
Ora, la beatitudine è la cosa più amata: e lo dimostra il fatto che tutte le altre cose sono amate e desiderate per essa.
Quindi la beatitudine deve consistere in un bene dell'uomo stesso.
Ma non consiste nei beni del corpo.
Quindi consiste nei beni dell'anima.
3. La perfezione è una proprietà di colui che la possiede.
Ma la beatitudine è una perfezione dell'uomo.
Quindi la beatitudine stessa è una proprietà dell'uomo.
Ma non è una proprietà del corpo, come si è dimostrato [ a. 5 ].
Quindi sarà una proprietà dell'anima.
E allora dovrà consistere nei beni dell'anima.
S. Agostino [ De doctr. christ. 1,22 ] scrive: « Ciò che costituisce la vita beata va amato per se stesso ».
L'uomo invece non deve essere amato per se stesso, ma tutto ciò che si trova nell'uomo deve essere amato in ordine a Dio.
Quindi la beatitudine non consiste in un bene dell'anima.
Come si è già spiegato [ q. 1, a. 8 ], il fine può indicare due cose, e cioè l'oggetto che desideriamo conseguire e l'uso, oppure il conseguimento o il possesso, di tale oggetto.
Se quindi parliamo dell'ultimo fine dell'uomo inteso come oggetto desiderato, allora è impossibile che l'anima stessa, o qualche suo accidente, sia l'ultimo fine dell'uomo.
Infatti l'anima stessa di per sé è una realtà potenziale, poiché essendo prima in potenza a conoscere diviene poi attualmente conoscitiva, ed essendo virtuosa in potenza lo diviene poi in atto.
Ora, essendo la potenza ordinata all'atto come al suo complemento, è impossibile che una realtà che di per sé è in potenza abbia la funzione di ultimo fine.
È quindi impossibile che l'anima stessa sia l'ultimo fine di se medesima.
E così non può esserlo un suo accidente, sia che si tratti di potenze, di atti o di abiti. Infatti il bene che costituisce l'ultimo fine è il bene perfetto che sazia l'appetito.
Ma l'appetito umano, che è la volontà, ha per oggetto il bene universale, mentre qualsiasi bene inerente all'anima è un bene partecipato, e quindi particolare.
Quindi è da escludersi che uno di questi beni possa essere l'ultimo fine dell'uomo.
Se parliamo invece dell'ultimo fine dell'uomo inteso come conseguimento, possesso, o uso dell'oggetto stesso desiderato quale fine, allora troviamo un elemento dell'uomo, cioè dell'anima, che fa parte dell'ultimo fine: poiché l'uomo raggiunge la beatitudine con l'anima.
Quindi la cosa stessa che è desiderata come fine costituisce l'oggetto della beatitudine, ed è ciò che rende beati; invece il conseguimento di essa è la beatitudine stessa.
Si deve così concludere che la beatitudine è qualcosa dell'anima, ma l'oggetto che costituisce la beatitudine è qualcosa al di fuori di essa.
1. Se consideriamo compresi in quella suddivisione tutti i beni appetibili dall'uomo si dovranno includere tra i beni dell'anima non soltanto le potenze, gli abiti e gli atti, ma anche gli oggetti, che sono esterni.
E allora nulla impedirà di affermare che la beatitudine consiste in un bene dell'anima.
2. Per limitarci a quanto ora ci riguarda, basta notare che la beatitudine è la cosa più amata in quanto bene desiderato, mentre l'amico è amato come colui per il quale si desidera il bene; e l'uomo ama anche se stesso in questa maniera.
Quindi nei due casi la ragione dell'amore è diversa.
Quando poi tratteremo della carità [ II-II, q. 26, a. 3 ], allora vedremo se l'uomo ami qualcosa più di se stesso con amore di amicizia.
3. La beatitudine stessa, essendo una perfezione dell'anima, è un bene inerente all'anima; l'oggetto invece che costituisce la beatitudine, ed è beatificante, è esterno all'anima, come si è spiegato [ nel corpo ].
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