Summa Teologica - I-II |
In 4 Sent., d. 49, q. 1, a. 4, sol. 2; In Matth., c. 20; In Ioan., c. 14, lect. 1; In 1 Cor., c. 3, lect. 2
Pare che un beato non possa essere più felice di un altro.
1. La beatitudine, come dice il Filosofo [ Ethic. 1,9 ], è « la ricompensa della virtù ».
Ma la ricompensa è uguale per tutte le opere di virtù: infatti sta scritto nel Vangelo [ Mt 20,10 ] che tutti gli operai della vigna « ricevettero un danaro per ciascuno »; « poiché », come spiega S. Gregorio [ In Evang. hom. 19 ], « ricevettero la stessa retribuzione della vita eterna ».
Quindi uno non può essere più beato di un altro.
2. La beatitudine è il bene supremo.
Ma nulla può essere superiore a ciò che è supremo.
Quindi non ci può essere una beatitudine superiore a quella di un beato qualsiasi.
3. La beatitudine acquieta il desiderio dell'uomo, essendo « un bene perfetto ed esauriente » [ Arist., Ethic. 1,5 ].
Ma il desiderio non si acquieta se manca di un bene ancora da acquistare, e se d'altra parte non c'è più nulla da acquistare, non ci potrà essere un qualche bene maggiore.
Quindi o uno non è beato oppure, se è beato, non ci può essere una beatitudine superiore alla sua.
Sta scritto nel Vangelo [ Gv 4,2 ]: « Nella casa del Padre mio vi sono molti posti »; e questi, al dire di S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 67 ], « stanno a indicare i diversi gradi di merito nella vita eterna ».
Ma il grado di vita eterna assegnato per merito è la beatitudine.
Quindi la beatitudine non è uguale per tutti, ma ci sono gradi diversi.
Come si è già spiegato [ q. 1, a. 8; q. 2, a. 7 ], la beatitudine include due cose: il fine ultimo in se stesso, che è il sommo bene, e il conseguimento o fruizione di tale bene.
Quanto dunque al bene stesso che è oggetto e causa della beatitudine non ci può essere una beatitudine maggiore di un'altra: poiché non esiste che un unico sommo bene, cioè Dio, la cui fruizione rende gli uomini beati.
- Quanto invece al conseguimento o fruizione di tale bene uno può essere più beato di un altro: poiché quanto più si fruisce di quel bene, tanto più si è felici.
E avviene che uno possa fruire di Dio più perfettamente di un altro per il fatto che è meglio disposto e ordinato alla sua fruizione.
E in questo modo uno può essere più felice di un altro.
1. L'unico danaro sta a indicare l'unicità della beatitudine rispetto all'oggetto.
La diversità dei posti invece indica la diversità della beatitudine rispetto ai gradi della fruizione.
2. Si dice che la beatitudine è il sommo bene in quanto è la perfetta presa di possesso, o fruizione, del sommo bene.
3. A nessun beato manca un qualsiasi bene desiderabile, possedendo egli lo stesso bene infinito, che è « il bene di ogni bene », come dice S. Agostino [ Enarr. in Ps. 135 ].
Si dice però che uno è più beato di un altro per la diversa partecipazione di tale bene.
L'aggiunta poi di altri beni non accresce la beatitudine: infatti S. Agostino [ Conf. 5,4 ] così pregava: « Chi conosce te e insieme altre cose, non è beato per tali cose, ma solo per te ».
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