Summa Teologica - I-II |
I, q. 115, a. 4; II-II, q. 95, a. 5; In 2 Sent., d. 15, q. 1, a. 3; C. G., III, cc. 85, 87; De Verit., q. 5, a. 10; De Malo, q. 6; Comp. Theol., cc. 127, 128; In Matth., c. 2; In 1 Periherm., lect. 14; In 3 De anima, lect. 4; In 3 Ethic., lect. 13
Pare che la volontà umana sia mossa dai corpi celesti.
1. Tutti i moti vari e multiformi si riportano alla causalità di quel moto uniforme che è il moto del cielo, come dimostra Aristotele [ Phys. 8,9 ].
Ora, i moti dell'uomo sono vari e multiformi, producendosi a intermittenza.
Quindi si riducono alla causalità del moto dei cieli, che è per natura uniforme.
2. Secondo S. Agostino [ De Trin. 3,4.9 ] « i corpi inferiori sono mossi dai corpi superiori ».
Ma i moti del corpo umano, causati dalla volontà, non si possono ricondurre al moto dei cieli se la volontà stessa non è mossa dai cieli.
Quindi i cieli muovono la volontà umana.
3. Gli astrologi mediante l'osservazione dei corpi celesti fanno delle predizioni vere sugli atti umani futuri, che dipendono dalla volontà.
Ma ciò non avverrebbe se i corpi celesti non potessero esercitare una mozione sulla volontà dell'uomo.
Quindi la volontà umana viene mossa dai corpi celesti.
Scrive il Damasceno [ De fide orth. 2,7 ] che « i corpi celesti non sono causa dei nostri atti ».
Ma essi lo sarebbero se la volontà, che è il principio degli atti umani, ricevesse una mozione dai corpi celesti.
Quindi la volontà non è mossa dai corpi celesti.
È chiaro che la volontà può subire la mozione dei corpi celesti nei limiti in cui subisce l'influsso degli oggetti esterni: poiché i corpi esterni, presentati dai sensi alla volontà, e gli organi stessi delle potenze sensitive, sono soggetti ai moti dei corpi celesti.
Alcuni hanno però affermato che i corpi celesti avrebbero un influsso diretto sulla volontà umana nello stesso modo in cui la volontà, nell'esercizio del suo atto, è mossa da un agente estrinseco.
- Ma ciò è impossibile.
Infatti, come dice Aristotele [ De anima 3,9 ], « la volontà è nella ragione ».
Ma la ragione è una facoltà dell'anima indipendente da qualsiasi organo corporeo, per cui la volontà è una potenza del tutto immateriale e incorporea.
Ora, è evidente che nessun corpo può agire su di una cosa incorporea, ma potrebbe piuttosto avvenire il contrario, dato che gli esseri incorporei e immateriali hanno una virtù più formale e più universale che non qualsiasi essere corporeo.
Quindi è impossibile che un corpo celeste possa influire direttamente sull'intelletto o sulla volontà.
- Per cui Aristotele [ De anima 3,3 ], nel riferire l'opinione di chi sosteneva che « tale è la volontà negli uomini quale la dona di giorno in giorno il Padre degli dèi e degli uomini » [ Omero, Odissea 18, 135-136 ] ( cioè Giove, per il quale intendevano il cielo nel suo complesso ), la attribuisce ai sostenitori dell'identificazione dell'intelletto con i sensi. Infatti tutte le potenze sensitive, essendo atti di organi corporei, possono essere mosse accidentalmente dai corpi celesti, in quanto cioè sono mossi quei corpi di cui esse sono l'atto.
Ma poiché l'appetito intellettivo subisce in qualche modo la mozione dell'appetito sensitivo, come si è visto [ a. 2 ], ne viene che indirettamente i moti dei corpi celesti ridondano sulla volizione: in quanto cioè le passioni dell'appetito sensitivo muovono la volontà.
1. I multiformi moti della volontà umana si riportano a una causa uniforme, che tuttavia è superiore all'intelletto e alla volontà.
Il che non può essere detto di alcun corpo, ma solo di una sostanza immateriale più alta.
Quindi non è necessario che il moto della volontà faccia capo alla causalità dei moti celesti.
2. I movimenti del corpo umano dipendono dal moto dei corpi celesti per il fatto che la stessa disposizione degli organi al loro movimento deriva in qualche modo dall'influsso dei corpi celesti; e anche perché l'appetito sensitivo viene alterato dall'azione di quei corpi; e finalmente perché subiscono il movimento dei corpi celesti quei corpi esterni alla presenza dei quali la volontà comincia a volere o a non volere qualcosa, come alla venuta del freddo uno comincia a voler accendere il fuoco.
Ma questa mozione della volontà è dalla parte dell'oggetto presentato dall'esterno, non da quella dell'impulso interiore.
3. Come si è già detto [ nel corpo ], l'appetito sensitivo è l'atto di un organo corporeo.
Quindi nulla impedisce che alcuni siano più pronti all'ira, alla concupiscenza o a qualsiasi altra passione per l'influsso dei corpi celesti, come anche per la complessione naturale.
D'altra parte la maggioranza degli uomini segue le passioni, alle quali soltanto i più saggi resistono.
Quindi d'ordinario si verificano nelle azioni umane quei fatti che sono predetti in base alla considerazione dei corpi celesti.
Tuttavia, come dice Tolomeo nel Centiloquio [ 5 ], « il sapiente sa dominare gli astri »: egli cioè, resistendo alle passioni, impedisce con la volontà libera e non soggetta al moto dei cieli gli effetti di tali corpi celesti.
Oppure, come dice S. Agostino [ De Gen. ad litt. 2,17 ], « bisognerà ritenere che quando gli astrologi predicono il vero lo fanno mediante un istinto misterioso, che le menti umane subiscono senza saperlo.
E se ciò avviene per ingannare gli uomini è opera degli spiriti seduttori ».
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