Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se il consenso abbia per oggetto il fine o i mezzi

Pare che il consenso abbia per oggetto il fine.

Infatti:

1. Le cause sono sempre superiori agli effetti.

Ma noi acconsentiamo ai mezzi a motivo del fine.

Quindi a maggior ragione acconsentiamo al fine.

2. Il fine per l'intemperante è il suo stesso agire dissoluto, come per il virtuoso l'agire secondo virtù.

Ma l'intemperante acconsente al proprio atto.

Quindi il consenso ha per oggetto il fine.

3. Il moto dell'appetito che ha per oggetto i mezzi è la scelta, come si è già visto [ q. 13, a. 1 ].

Se dunque il consenso avesse per oggetto solo i mezzi non si distinguerebbe in nulla dalla scelta.

Il che è falso, come dimostra il Damasceno [ De fide orth. 2,22 ], il quale dice che « dopo la disposizione », che prima aveva chiamato sentenza, « avviene la scelta ».

Quindi il consenso non riguarda soltanto i mezzi.

In contrario:

Il Damasceno [ ib. ] precisa che « la sentenza », o consenso, si ha « quando l'uomo dispone e ama una cosa deliberata nel consiglio ».

Ma il consiglio ha per oggetto soltanto i mezzi ordinati al fine.

Quindi anche il consenso.

Dimostrazione:

Il consenso indica l'applicazione di un moto dell'appetito a qualcosa che preesiste, applicazione che è nel potere del soggetto.

Ora, nell'ordine dell'agire [ umano ] prima di tutto va posta l'apprensione del fine; quindi il desiderio di esso; viene poi il consiglio relativo ai mezzi, e finalmente l'appetizione dei mezzi.

Ora, l'appetito tende per natura verso l'ultimo fine: perciò l'applicazione di tale moto appetitivo al fine percepito non ha natura di consenso, ma di semplice volizione.

Invece tutti i fini intermedi, in quanto sono ordinati al fine, cadono sotto il consiglio: quindi possono essere oggetto del consenso mediante l'applicazione del moto appetitivo a ciò che è stato deliberato dal consiglio.

( Viceversa il moto appetitivo riguardante il fine non si applica alla deliberazione o consiglio, ma è piuttosto il consiglio che viene applicato ad esso, poiché il consiglio presuppone la volizione del fine.

Però il desiderio dei mezzi ordinati al fine presuppone la determinazione del consiglio ).

Quindi l'applicazione dei moti dell'appetito alle determinazioni del consiglio costituisce propriamente il consenso.

Perciò, avendo il consiglio per oggetto soltanto i mezzi, tale sarà pure, propriamente parlando, l'oggetto del consenso.

Analisi delle obiezioni:

1. Allo stesso modo in cui conosciamo le conclusioni in forza dei princìpi, e tuttavia questi sono oggetto non di una scienza, ma di un abito più elevato, cioè dell'intelletto, così noi acconsentiamo ai mezzi in forza del fine, e tuttavia questo non è oggetto del consenso, ma di qualcosa di superiore, cioè della volizione.

2. L'intemperante, più che le proprie azioni, ha per fine il piacere del suo agire dissoluto, che lo spinge ad acconsentire ad esse.

3. La scelta aggiunge al consenso un riferimento alle cose scartate: perciò dopo il consenso c'è ancora la scelta.

Infatti può capitare che nel consiglio, o deliberazione, si trovino più mezzi adatti al raggiungimento del fine, ciascuno dei quali è gradito e quindi oggetto di consenso; ma tra le molte cose che piacciono ne preferiamo una mediante la scelta.

Se invece fosse gradito un mezzo soltanto, allora tra il consenso e la scelta non ci sarebbe differenza reale, ma solo di ragione: e verrebbe detto consenso in quanto si tratta di un fatto che ci piace di compiere, scelta invece in quanto è una cosa preferita ad altre non gradite.

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