Summa Teologica - I-II |
I, q. 20, a. 1; infra, q. 27, a. 4; In 3 Sent., d. 27, q. 1, a. 3; C. G., IV, c. 19; De Verit., q. 26, a. 4, De Virt., q. 4, a. 3; In Div. Nom., c. 4, lect. 9
Pare che l'amore non sia la prima tra le passioni del concupiscibile.
1. La facoltà del concupiscibile è denominata dalla concupiscenza, che si identifica con la passione del desiderio.
Ma « la denominazione viene desunta da ciò che è principale », come insegna Aristotele [ De anima 2,4 ].
Quindi la concupiscenza viene prima dell'amore.
2. L'amore implica una certa unione: esso infatti, come scrive Dionigi [ De div. nom. 4 ], è « una forza unitiva e aggregativa ».
Ma la concupiscenza, o desiderio, è un moto verso l'unione con la cosa desiderata.
Quindi la concupiscenza precede l'amore.
3. La causa è prima dell'effetto.
Ma il piacere è causa dell'amore: infatti alcuni, secondo Aristotele [ Ethic. 8, cc. 3,4 ], amano per il piacere.
Quindi il piacere viene prima dell'amore.
E così l'amore non è la prima tra le passioni del concupiscibile.
Secondo S. Agostino [ De civ. Dei 14,7 ], tutte le passioni sono causate dall'amore: infatti « l'amore, aspirando ad avere ciò che è amato, è concupiscenza; e avendolo e godendone, è gioia ».
Quindi l'amore è la prima tra le passioni del concupiscibile.
Il concupiscibile ha per oggetto il bene e il male.
In ordine di natura, però, il bene viene prima del male: poiché il male non è che privazione di bene.
Per cui tutte le passioni che hanno per oggetto il bene precedono in ordine di natura quelle che hanno per oggetto il male, cioè ognuna precede la sua contraria: infatti la ricerca di un bene determina il rifiuto del male opposto.
Ora, il bene ha ragione di fine, il quale è primo nell'intenzione e ultimo nel conseguimento.
Quindi l'ordine delle passioni del concupiscibile può essere considerato o secondo l'intenzione, o secondo il conseguimento.
Nell'ordine del conseguimento è primo ciò che si realizza per primo nel soggetto che tende verso il fine.
Ora, è chiaro che chi tende verso il fine per prima cosa deve avere un'attitudine o proporzione verso di esso: poiché non si può tendere verso un fine senza esservi proporzionati; in secondo luogo deve muoversi verso il fine, e in terzo luogo raggiungere la quiete nel fine dopo il suo conseguimento.
Ma l'attitudine o proporzione dell'appetito rispetto al fine è l'amore, il quale consiste nella semplice compiacenza per il bene; invece il moto verso il bene costituisce il desiderio o concupiscenza; la quiete nel bene, poi, è il godimento, ossia la gioia o il piacere.
Quindi in quest'ordine l'amore precede il desiderio, e il desiderio precede il piacere.
- Invece secondo l'ordine dell' intenzione è il contrario: poiché il piacere che attira causa il desiderio, e quindi l'amore.
Infatti il piacere è la fruizione del bene, e questa in qualche modo ha carattere di fine come il bene stesso, secondo le spiegazioni date in precedenza [ q. 11, a. 3, ad 3 ].
1. Le cose sono denominate seguendo il modo in cui vengono da noi conosciute: come infatti scrive il Filosofo [ Periherm. 1,2 ], « le parole sono i segni delle nostre intellezioni ».
Ora, noi per lo più conosciamo le cause dagli effetti, e l'effetto dell'amore, quando si possiede l'oggetto amato, è il piacere, mentre quando non lo si possiede è il desiderio o concupiscenza.
Però, come osserva S. Agostino [ De Trin. 10,12.19 ], « l'amore è sentito maggiormente quando il bisogno lo rivela ».
E così, fra tutte le passioni del concupiscibile, la concupiscenza è la più sentita.
Ed è per questo che essa denomina la facoltà.
2. L'unione di colui che ama con l'oggetto amato è duplice.
La prima è effettiva, mediante il conseguimento della cosa stessa.
E tale unione rientra nel godimento o piacere, che segue il desiderio.
- La seconda invece è un'unione affettiva, che consiste in un'attitudine o proporzione: essa cioè è dovuta al fatto che una cosa, dal momento che ha attitudine e inclinazione verso un'altra, già in qualche modo ne partecipa.
Ed è questa l'unione propria dell'amore, unione che precede il moto del desiderio.
3. Il piacere causa l'amore in quanto lo precede nell'ordine dell'intenzione.
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