Summa Teologica - I-II |
Supra, q. 23, a. 4; In 3 Sent., d. 26, q. 1, a. 3
Pare che la concupiscenza non sia una passione speciale del concupiscibile.
1. Le passioni si distinguono secondo i loro oggetti.
Ora, l'oggetto del concupiscibile è il bene piacevole secondo i sensi, il quale è anche oggetto della concupiscenza, secondo Aristotele [ Reth. 1,11 ].
Quindi la concupiscenza non è una passione speciale nel concupiscibile.
2. S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 33 ] ha scritto che « la cupidigia è l'amore delle realtà transitorie »: quindi non si distingue dall'amore.
Invece tutte le varie specie di passioni sono distinte fra di loro.
Quindi la concupiscenza non è una passione speciale nel concupiscibile.
3. A ciascuna passione del concupiscibile è contrapposta, come si è visto [ q. 23, a. 4 ], un'altra passione speciale, sempre nel concupiscibile.
Ma alla concupiscenza non si contrappone nessuna passione speciale nel concupiscibile.
Dice infatti il Damasceno [ De fide orth. 2,12 ] che « il bene atteso fa nascere la concupiscenza, quello presente invece la letizia; similmente il male atteso dà luogo al timore, quello presente invece alla tristezza ».
Ora, da ciò sembra che, come la tristezza è l'opposto della letizia, così il timore sia l'opposto della concupiscenza.
Ma il timore non è nel concupiscibile, bensì nell'irascibile.
Quindi la concupiscenza non è una passione speciale nel concupiscibile.
La concupiscenza è causata dall'amore e tende al piacere, che sono due passioni del concupiscibile.
Quindi essa si distingue dalle altre passioni del concupiscibile come una passione speciale.
Come si è già detto [ a. prec.; q. 23, a. 1 ], l'oggetto del concupiscibile è il bene piacevole secondo i sensi.
Quindi le diverse passioni del concupiscibile si distinguono in base alle differenze di questo bene.
Ora, la diversità dell'oggetto può essere considerata o secondo la natura dell'oggetto stesso, o secondo le differenze del suo influsso sull'atto.
La prima produce solo una differenza materiale, o numerica, delle passioni.
La seconda invece produce una differenza formale, che costituisce la differenza specifica delle passioni.
Ma l'influsso del fine o del bene ha delle differenze a seconda che è attualmente presente o che è assente: se infatti è presente determina l'acquietarsi in esso [ dell'appetito ], mentre se è assente [ lo ] muove verso di sé.
Quindi l'oggetto piacevole secondo i sensi, in quanto armonizza e conforma a sé l'appetito, causa l'amore; in quanto invece, essendo assente, lo attrae a sé, causa la concupiscenza; in quanto infine, essendo presente, lo acquieta in sé, causa il piacere.
Quindi la concupiscenza è una passione specificamente distinta dall'amore e dal piacere.
- Invece il desiderio di questa o di quell'altra cosa produce soltanto delle concupiscenze distinte numericamente.
1. L'oggetto della concupiscenza non è il bene piacevole o dilettevole in assoluto, ma quello assente: come oggetto della memoria è l'oggetto sensibile in quanto passato.
E bastano queste particolari condizioni per diversificare le specie delle passioni, come pure le potenze della parte sensitiva, che ha per oggetto i singolari.
2. Si tratta, nel caso, di un attributo non essenziale, ma causale: infatti la cupidigia di per sé non è l'amore, ma un effetto dell'amore.
- Oppure si può dire che S. Agostino prende la cupidigia, in senso largo, per qualsiasi moto dell'appetito, che può riguardare anche i beni futuri.
Per cui può abbracciare sia l'amore che la speranza.
3. La passione direttamente contrapposta alla concupiscenza è senza nome: ed essa sta al male come la concupiscenza sta al bene.
Ma avendo essa per oggetto il male assente, alla pari del timore, talora viene scambiata con quest'ultimo: come anche la cupidigia viene scambiata talvolta con la speranza.
Infatti un bene o un male irrilevanti non vengono quasi considerati, e quindi per ogni moto dell'appetito verso il bene o verso il male futuro si parla [ rispettivamente ] di speranza e di timore, che hanno per oggetto il bene o il male arduo.
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