Summa Teologica - I-II |
In 4 Sent., d. 49, q. 3, a. 2, ad 3
Pare che il mutamento non possa essere causa di piacere.
1. Come si è già detto [ q. 31, a. 1 ], causa del piacere è il bene raggiunto: infatti il Filosofo [ Ethic. 7,12 ] scrive che il piacere non va paragonato a una generazione, ma all'operazione di una cosa già esistente.
Ora, ciò che è in moto verso un oggetto ancora non lo possiede, ma in rapporto ad esso è in via di generazione, atteso che ogni moto implica generazione e corruzione, come afferma Aristotele [ Phys. 8,3 ].
Quindi il moto non può essere causa di godimento.
2. Nell'agire è specialmente il moto a provocare fatica e stanchezza.
Ma le operazioni faticose e stancanti non sono piacevoli, quanto piuttosto penose.
Quindi il moto non è causa di piacere.
3. Il mutamento comporta innovazione, e questa si contrappone alla consuetudine.
Ora, il Filosofo [ Reth. 1,11 ] afferma che « sono per noi piacevoli le cose consuete ».
Quindi il mutamento non può causare il piacere.
Scrive S. Agostino [ Conf. 8,3 ]: « Perché, o Signore Dio mio, mentre in eterno sei gioia a te stesso e alcune creature che ti stanno intorno gioiscono senza interruzione di te, perché quest'altra parte delle tue creature alterna continuamente il difetto col profitto, le offese con la riconciliazione? ».
Dal che si rileva che gli uomini godono e provano piacere in certe alternanze.
E così il moto mostra di essere causa di piacere.
Per il piacere si richiedono tre cose, cioè due realtà che si uniscono piacevolmente, e come terza cosa la conoscenza di questa unione.
E il moto può essere piacevole in base a questi tre elementi, come dice il Filosofo [ Ethic. 7,14; Reth. 1,11 ].
Infatti da parte nostra, cioè da parte del soggetto che gode, il mutamento piace perché la nostra natura è mutevole, per cui ciò che ci giova adesso non giova in seguito: come lo scaldarsi al fuoco giova all'uomo in inverno, ma non in estate.
- Il mutamento inoltre è piacevole anche rispetto all'oggetto che a noi si unisce.
Poiché l'azione continuata di un agente ne aumenta l'effetto: come quanto più a lungo una cosa sta vicina al fuoco, tanto più si scalda e si dissecca.
Ora, l'armonia naturale consiste in una certa misura.
E così, quando la presenza continuata dell'oggetto piacevole passa la misura di tale armonia, la rimozione di esso diviene piacevole.
- Rispetto infine alla conoscenza stessa [ il mutamento è piacevole ] perché l'uomo desidera conoscere tutto e perfettamente.
Quando perciò certe cose non possono essere apprese in modo completo e simultaneo, dà piacere il mutamento: poiché, succedendosi le varie parti, è possibile percepire l'intero.
Per cui S. Agostino [ Conf. 4,11.16 ] scrive: « Tu vuoi che le sillabe non si fermino, ma passino via per lasciare il posto ad altre e dar modo a te di ascoltare il discorso intero.
E così accade di tutte le cose da cui risulti una qualche unità, e che non coesistono tutte simultaneamente: arrecano maggior diletto tutte insieme che singolarmente, se possono essere percepite tutte insieme ».
Se dunque esiste un essere la cui natura è immutabile, e quindi incapace di alterazione alcuna nella sua armonia naturale in seguito al prolungarsi del godimento, e insieme atta a intuire simultaneamente tutto ciò che per essa è piacevole, in questo caso un mutamento non potrà essere gradito.
E quanto più i piaceri si avvicinano a questa situazione, tanto più possono essere prolungati.
1. Sebbene ciò che è in moto non possieda perfettamente l'oggetto verso cui si muove, tuttavia già comincia ad averne qualche elemento: e per questo il moto stesso contiene qualcosa di piacevole.
Tuttavia non raggiunge la perfezione del piacere: infatti i piaceri più perfetti hanno per oggetto beni immutabili.
- Inoltre il moto diviene piacevole perché rende giovevoli cose che prima non lo erano, o viceversa, come si è spiegato [ nel corpo ].
2. Il moto arreca fatica e stanchezza quando sorpassa le disposizioni naturali.
Ora, il moto non è piacevole in questo caso, ma quando rimuove gli elementi contrari alle disposizioni naturali.
3. Le cose consuete diventano piacevoli perché diventano naturali: infatti l'abitudine è come una seconda natura.
Ora, il mutamento è dilettevole non in quanto si scosta dalla consuetudine, ma in quanto impedisce il corrompersi dell'armonia naturale, il che potrebbe derivare dal prolungarsi di una data operazione.
È quindi per lo stesso motivo della connaturalità che possono essere piacevoli tanto la consuetudine quanto il mutamento.
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