Summa Teologica - I-II |
Pare che tutte le virtù morali riguardino le passioni.
1. Il Filosofo [ Ethic. 2,3 ] insegna che « la virtù morale riguarda i piaceri e le tristezze ».
Ma il piacere e la tristezza, come si è visto [ q. 23, a. 4; q. 31, a. 1; q. 35, aa. 1,2 ], sono passioni.
Quindi tutte le virtù morali riguardano le passioni.
2. Aristotele [ Ethic. 1,13 ] ricorda che il soggetto delle virtù morali è ciò che è razionale per partecipazione.
Ma questa parte dell'anima è quella in cui risiedono le passioni.
Quindi tutte le virtù morali riguardano le passioni.
3. In tutte le virtù morali è possibile riscontrare una passione.
Perciò o tutte riguardano le passioni, o nessuna le riguarda.
Ma alcune virtù, come la fortezza e la temperanza, riguardano certamente le passioni, come nota Aristotele [ Ethic. 3, cc. 5,10; cf. 2,7 ].
Quindi tutte le virtù morali riguardano le passioni.
Come scrive Aristotele [ Ethic. 5, cc. 1,2 ] la giustizia, che è una virtù morale, non riguarda le passioni.
Le virtù morali perfezionano la parte appetitiva dell'anima ordinandola al bene di natura razionale.
Ora, il bene di natura razionale è il bene moderato o guidato dalla ragione.
Perciò la virtù morale esiste là dove c'è da guidare o moderare qualcosa.
La ragione però non ordina soltanto le passioni dell'appetito sensitivo, ma anche le operazioni di quello intellettivo, cioè della volontà, la quale, come si è spiegato [ q. 22, a. 3 ], non è sede di passioni.
Quindi non tutte le virtù morali riguardano le passioni, ma alcune riguardano le operazioni [ della volontà ].
1. Tutte le virtù morali riguardano il piacere e la tristezza non quale materia propria, ma quali conseguenze del proprio atto.
Infatti ogni persona virtuosa prova piacere nell'atto virtuoso, e tristezza nel suo contrario.
Per cui il Filosofo, dopo le parole riportate, aggiunge che « se le virtù riguardano gli atti e le passioni, e da ogni atto e da ogni passione derivano piacere e tristezza, le virtù dovranno riguardare i piaceri e le tristezze »: cioè come qualcosa che ne consegue.
2. Razionale per partecipazione non è soltanto l'appetito sensitivo, sede o soggetto delle passioni, ma anche la volontà, nella quale le passioni non esistono, come si è detto [ nel corpo; q. 56, a. 6, ad 2 ].
3. In alcune virtù le passioni costituiscono la materia propria, in altre invece no.
Non si può quindi argomentare allo stesso modo per tutte, come vedremo [ q. 60, a. 2 ].
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