Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se le virtù esistenti simultaneamente nel medesimo soggetto siano tutte uguali

In 2 Sent., d. 42, q. 2, a. 5, ad 6; In 3 Sent., d. 36, q. 1, a. 4; De Malo, q. 2, a. 9, ad 8; De Virt., q. 5, a. 3

Pare che le virtù esistenti in un identico soggetto non siano tutte ugualmente intense.

Infatti:

1. L'Apostolo [ 1 Cor 7,7 ] scrive: « Ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo chi in un altro ».

Ora, un dono non sarebbe per uno più proprio di un altro se ciascuno possedesse in modo uguale tutte le virtù infuse per dono di Dio.

Perciò le virtù non si trovano tutte in modo uguale in un medesimo soggetto.

2. Se tutte le virtù fossero ugualmente intense in un dato soggetto, ne seguirebbe che se uno superasse un altro in una data virtù, sarebbe superiore a lui in tutte le altre.

Ma ciò è manifestamente falso: poiché i vari santi vengono lodati in modo particolare per virtù differenti, come Abramo per la fede [ Rm 4 ], Mosè per la mansuetudine [ Nm 12,3; Sir 45,4 ], Giobbe per la pazienza [ Tb 2,12; Gc 5,11 ].

Per cui di ciascun confessore la Chiesa può cantare: « Non si è trovato uno simile a lui, che osservasse la legge dell'Altissimo »; poiché ciascuno ebbe la prerogativa di qualche virtù.

Quindi non tutte le virtù sono uguali nel medesimo soggetto.

3. Più un abito è intenso e più uno opera piacevolmente e prontamente con esso.

Ora, l'esperienza dimostra che uno compie con maggior piacere e prontezza le azioni di una virtù che quelle di un'altra.

Quindi non tutte le virtù sono uguali in un identico soggetto.

In contrario:

S. Agostino [ De Trin. 6,4.6 ] dichiara che « quanti sono uguali nella fortezza lo sono pure nella prudenza e nella temperanza »; e così di seguito.

Ma ciò non potrebbe avvenire se tutte le virtù di un medesimo uomo non fossero uguali.

Perciò le virtù di un dato uomo sono tutte uguali.

Dimostrazione:

La grandezza delle virtù, come si è spiegato [ a. prec. ], può essere considerata sotto due aspetti.

Primo, rispetto alla loro natura specifica.

E allora non c'è dubbio che una virtù in un dato individuo può essere maggiore di un'altra, p. es. la carità rispetto alla fede e alla speranza.

- Secondo, in rapporto alla partecipazione del soggetto, cioè in quanto è più o meno intensa in chi la possiede.

E da questo lato tutte le virtù di un dato individuo sono uguali per una certa uguaglianza di proporzionalità, in quanto esse crescono in lui ugualmente: come le dita di una mano sono disuguali in lunghezza, ma proporzionalmente sono uguali, poiché crescono tutte proporzionalmente.

Ora, la nozione di questa particolare uguaglianza deve essere definita come quella della connessione [ delle virtù ]: infatti l'uguaglianza è come una particolare connessione delle virtù basata sulla loro grandezza.

Ma sopra [ q. 65, a. 1 ] si è notato che la connessione delle virtù può essere definita in due modi.

Primo, seguendo la teoria di coloro che considerano le quattro virtù cardinali come quattro condizioni generali delle virtù [ cf. q. 61, a. 4 ], ciascuna delle quali è riscontrabile mescolata alle altre in qualsiasi materia.

Ora, da questo punto di vista, in qualsiasi materia una virtù non può dirsi uguale se non ha uguali tutte queste condizioni.

S. Agostino [ De Trin. 6,4.6 ] sostiene questo concetto dell'uguaglianza delle virtù scrivendo: « Se tu dici che questi [ due ] sono uguali nella fortezza, ma che il primo è superiore nella prudenza, ne segue che la fortezza del secondo è meno prudente.

E così non sono uguali neppure nella fortezza, dal momento che la fortezza del primo è più prudente.

E troverai la stessa cosa nelle altre virtù, se provi a esaminarle tutte allo stesso modo ».

Secondo, la connessione delle virtù può essere definita seguendo la teoria di coloro i quali pensano che tali virtù abbiano ciascuna la sua materia determinata [ cf. q. 65, aa. 1,2 ].

E da questo punto di vista il motivo della connessione delle virtù morali deriva dalla prudenza, e per le virtù infuse dalla carità: non deriva invece dall'inclinazione, che è propria del soggetto, come sopra [ q. 65, a. 1 ] si è spiegato.

Così dunque anche la nozione di uguaglianza tra le virtù può essere desunta dalla prudenza, per quanto riguarda l'elemento formale di tutte le virtù morali: posto infatti che la ragione in un dato individuo sia perfetta, da essa sarà determinato proporzionalmente il giusto mezzo in ogni materia delle virtù.

Riguardo invece all'elemento materiale delle virtù morali, cioè rispetto all'inclinazione verso l'atto virtuoso, un individuo può essere più portato all'atto di una virtù che a quello di un'altra dalla natura, dalle abitudini, o anche da un dono della grazia.

Analisi delle obiezioni:

1. Le parole dell'Apostolo possono essere riferite alle grazie gratis datae, che non sono comuni a tutti, e che non sono uguali in ciascuno.

- Oppure si può rispondere che tali parole si riferiscono alla misura della grazia santificante, secondo la quale uno è meglio equipaggiato di un altro in tutte le virtù in base a una maggiore prudenza, o anche carità, che forma l'elemento connettivo di tutte le virtù infuse.

2. I santi sono lodati in modo particolare per una virtù o per un'altra a motivo della maggior prontezza nel compierne gli atti rispettivi.

3. È così evidente la risposta anche alla terza obiezioni.

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