Summa Teologica - I-II |
In 3 Sent., d. 36, q. 1, a. 3
Pare che i doni dello Spirito Santo non siano connessi.
1. L'Apostolo [ 1 Cor 12,8 ] scrive: « A uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza ».
Ma la sapienza e la scienza sono enumerate fra i doni dello Spirito Santo.
Quindi i vari doni dello Spirito Santo sono dati a persone distinte, e non sono tra loro connessi in un medesimo soggetto.
2. S. Agostino [ De Trin. 14,1 ] insegna che « molti fedeli non hanno la scienza, sebbene abbiano la fede ».
Ora, la fede è sempre accompagnata da qualcuno dei doni, almeno dal dono del timore.
Perciò i doni non sembrano necessariamente connessi in un solo e identico soggetto.
3. Dice S. Gregorio [ Mor. 1,32 ]: « La sapienza è minorata se manca l'intelletto, e l'intelletto è inutile se la sapienza non lo sorregge.
È spregevole il consiglio a cui manca il soccorso della fortezza, e la fortezza è molto debilitata se non è sorretta dal consiglio.
La scienza è nulla senza l'utilità della pietà, e del tutto inutile è la pietà se le manca la discrezione della scienza.
E il timore stesso, se non ha queste virtù, non affronta nessuna fatica per un'opera buona ».
Dalle quali parole sembra che si possa avere un dono senza gli altri.
Quindi i doni dello Spirito Santo non sono connessi.
S. Gregorio al citato discorso premette questa affermazione: « In questo convito dei figli [ di Giobbe ] si deve considerare una cosa, che essi si invitano a pranzo a vicenda ».
Ora, nei figli di Giobbe di cui si parla sono indicati i doni dello Spirito Santo.
Quindi tali doni sono connessi, in quanto si ristorano reciprocamente.
Da quanto si è detto si può avere facilmente la Analisi di questo problema.
Infatti sopra [ a. 3 ] abbiamo spiegato che tutte le potenze dell'anima vengono predisposte dai doni, nei confronti dello Spirito Santo che le muove, come le potenze appetitive sono predisposte dalle virtù morali nei confronti della ragione che le guida.
Ora, come la nostra ragione ottiene la sua perfezione mediante la prudenza, così lo Spirito Santo abita in noi mediante la carità, secondo l'espressione di S. Paolo [ Rm 5,5 ]: « L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato ».
Perciò, come le virtù morali sono tra loro connesse nella prudenza, così i doni dello Spirito Santo sono tra loro connessi nella carità: in modo cioè che chi ha la carità possiede tutti i doni dello Spirito Santo, mentre senza di essa non se ne può avere alcuno.
1. La sapienza e la scienza possono essere innanzitutto considerate come grazie gratis datae, cioè come abbondanza nella conoscenza delle cose divine e umane, per cui uno è capace di istruire i fedeli e di confutare gli avversari.
E nel testo citato l'Apostolo parla della sapienza e della scienza in questo senso: infatti di proposito parla di « linguaggio di sapienza » e « di scienza ».
- In secondo luogo esse possono venir considerate come doni dello Spirito Santo.
E allora la sapienza e la scienza non sono altro che perfezioni dell'anima umana mediante cui essa viene preparata ad assecondare le ispirazioni dello Spirito Santo nella conoscenza delle realtà divine e umane.
E così è evidente che questi doni si trovano in tutti coloro che hanno la carità.
2. S. Agostino in quel testo parla della scienza spiegando il passo dell'Apostolo ora ricordato [ cf. ob. 1 ]: perciò parla della scienza presa nel senso sopra indicato, cioè in quanto grazia gratis data.
Il che è evidente da quanto egli aggiunge: « Altro è sapere soltanto ciò che un uomo deve credere per raggiungere la vita beata, la quale non può essere che eterna, e altro è sapere in che modo ciò possa giovare alle persone pie, ed essere di difesa contro gli empi: il quale sapere sembra che l'Apostolo voglia denominare propriamente col termine scienza ».
3. Come la connessione delle virtù cardinali, stando a quanto si è detto [ q. 65, a. 1 ], viene dimostrata partendo dal fatto che l'una è in qualche modo completata dall'altra, così S. Gregorio vuol dimostrare alla stessa maniera la connessione dei doni partendo dal fatto che l'uno non può essere perfetto senza l'altro.
Prima infatti aveva affermato: « Ciascuna di queste virtù decade di molto, se una non viene soccorsa dall'altra ».
Perciò il passo non può essere inteso nel senso che un dono possa esistere senza l'altro, ma nel senso che se l'intelletto fosse senza la sapienza non sarebbe un dono: come la temperanza non sarebbe una virtù senza la giustizia.
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