Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se i peccati siano specificamente distinti secondo le loro cause

In 2 Sent., d. 22, q. 1, a. 1

Pare che i peccati siano specificamente distinti secondo le loro cause.

Infatti:

1. Una cosa riceve la specie dalla medesima fonte da cui riceve l'essere.

Ma i peccati ricevono l'essere dalle loro cause.

Quindi da esse ricevono anche la specie.

E così le loro differenze specifiche conseguono alla diversità delle cause.

2. Tra le cause, quella che sembra incidere meno sulla specie è la causa materiale.

Ma nel peccato fa da causa materiale l'oggetto.

Se dunque i peccati si possono già distinguere specificamente in base all'oggetto, molto più potranno differenziarsi specificamente in base alle altre cause.

3. Nel commentare le parole del Salmo [ Sal 80,17 ]: « Quelli che l'arsero col fuoco e la recisero », S. Agostino insegna che « qualsiasi peccato o deriva dall'avvilimento di un cattivo timore, o dal divampare di un amore perverso ».

E anche S. Giovanni [ 1 Gv 2,16 ] ha scritto: « Tutto quello che è nel mondo o è concupiscenza della carne, o è concupiscenza degli occhi, o è superbia della vita »; e qui mondo sta per peccato, poiché secondo S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 2 ] « col nome di mondo si intendono gli amatori del mondo ».

Anche S. Gregorio [ Mor. 31,45 ] divide poi tutti i peccati secondo i sette vizi capitali.

Ma tutte queste divisioni si riferiscono alle cause dei peccati.

Perciò i peccati differiscono specificamente secondo la diversità delle loro cause.

In contrario:

Da questa tesi seguirebbe che tutti i peccati sono della medesima specie, essendo prodotti da un'unica causa: leggiamo infatti [ Sir 10,13 ] che « l'inizio di ogni peccato è la superbia », e S. Paolo [ 1 Tm 6,10 ] dice che « l'attaccamento al danaro è la radice di tutti i mali ».

Invece è evidente che esistono diverse specie di peccati.

Perciò i peccati non sono distinti secondo la diversità delle loro cause.

Dimostrazione:

Esistono quattro generi di cause, e l'assegnazione di esse è diversa secondo le diverse realtà a cui vengono riferite.

Infatti la causa formale e quella materiale interessano propriamente la sostanza, e quindi le sostanze si distinguono in generi e specie in base alla materia e alla forma.

Invece la causa agente e la causa finale interessano direttamente il moto e l'operazione, e quindi il moto e le operazioni hanno le loro distinzioni specifiche secondo tali cause.

Però in maniere diverse.

Infatti i princìpi attivi di ordine fisico sono determinati sempre ai medesimi atti, per cui nelle operazioni di ordine fisico la diversità delle specie non è data soltanto dall'oggetto, ma anche dai princìpi attivi: il riscaldamento e il raffreddamento, p. es., sono specificamente distinti come il caldo e il freddo [ da cui derivano ].

Invece nelle azioni volontarie, tra le quali vanno computati gli atti peccaminosi, i princìpi attivi non sono determinati per necessità a un unico effetto, per cui da un unico principio di azione o di moto possono derivare diverse specie di peccati.

Spinto p. es. dall'avvilimento di un cattivo timore un uomo può rubare, oppure uccidere, o anche abbandonare il gregge a lui affidato; e lo stesso si dica del divampare di un amore perverso.

Perciò è evidente che i peccati non sono specificamente distinti secondo le loro cause agenti o motive, ma solo secondo la diversità della loro causa finale.

Ora, è il fine che è l'oggetto della volontà: infatti sopra [ q. 1, a. 3; q. 18, a. 6 ] abbiamo dimostrato che gli atti umani sono specificati dal fine.

Analisi delle obiezioni:

1. Come dimostra Aristotele [ Met. 9,5 ], nelle azioni volontarie i princìpi attivi non bastano per produrre gli atti umani, non essendo determinati a un unico effetto prima che la volontà venga determinata dall'intenzione del fine.

Perciò l'essere e la specie del peccato dipendono dal fine.

2. L'oggetto viene considerato come materia [ circa quam ] in rapporto agli atti esterni, ma in rapporto all'atto interno della volontà ha l'aspetto di fine: da cui la sua capacità di specificare l'atto.

Sebbene anche considerato come materia [ circa quam ] l'oggetto si presenti come termine, e il termine, al dire di Aristotele [ Phys. 5,1; Ethic. 10,4 ], specifica il moto.

Tuttavia è anche vero che il termine di un moto specifica il moto in quanto ha natura di fine.

3. Le divisioni suddette non sono date per distinguere i peccati nelle loro specie, ma per mostrarne le varie cause.

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