Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se il peccato veniale predisponga al mortale

II-II, q. 24, a. 10; q. 186, a. 9, ad 1; In 1 Sent., d. 17, q. 1, a. 5; In 2 Sent., d. 24, q. 3, a. 6; De Malo, q. 7, a. 1, ad 7; a. 3

Pare che il peccato veniale non predisponga al mortale.

Infatti:

1. Trattandosi di opposti, l'uno non predispone all'altro.

Ora, il peccato veniale e il mortale si dividono per contrapposizione, come si è detto sopra [ a. 1 ].

Quindi il peccato veniale non predispone al mortale.

2. Un atto predispone a qualcosa della sua medesima specie: infatti Aristotele [ Ethic. 2,1 ] insegna che « da atti consimili sono generati abiti e disposizioni somiglianti ».

Ma si è dimostrato sopra [ a. prec. ] che i peccati veniale e mortale differiscono nel genere, cioè nella specie.

Quindi il peccato veniale non predispone al mortale.

3. Se un peccato venisse detto veniale perché dispone al mortale, bisognerebbe che fosse peccato veniale tutto ciò che dispone al peccato mortale.

Ma tutte le opere buone predispongono al peccato mortale: poiché, come dice S. Agostino [ Epist. 211 ], « la superbia tende insidie alle opere buone per rovinarle ».

Perciò anche le opere buone sarebbero peccati veniali: il che non è ammissibile.

In contrario:

Sta scritto [ Sir 19,1 ]: « Chi disprezza il poco cadrà presto in rovina ».

Ma chi pecca venialmente mostra di disprezzare il poco.

Quindi si predispone un po' per volta ad andare totalmente in rovina col peccato mortale.

Dimostrazione:

Ciò che predispone esercita una certa causalità.

Per cui, in base al duplice esercizio della causalità, due sono i tipi di predisposizione.

C'è infatti una causa che influisce direttamente sull'effetto, come il fuoco che scalda.

E c'è una causa che muove indirettamente, togliendo un ostacolo: come chi spostando una colonna muove la pietra che essa sorregge.

Perciò anche un atto peccaminoso può predisporre in due modi.

Primo, direttamente: col predisporre a un atto specificamente simile.

E in questa prima maniera un peccato che è veniale nel suo genere non predispone di per sé a un peccato mortale nel suo genere : poiché sono atti specificamente diversi.

Tuttavia da questo lato un peccato veniale può predisporre a un peccato che è mortale dalla parte di chi lo compie, a modo di conseguenza.

Aumentata infatti la disposizione o l'abito con gli atti del peccato veniale, l'attrattiva del peccato può aumentare fino al punto che colui che pecca giungerà a porre il proprio fine nel peccato veniale: infatti in chiunque ha un abito, di per sé il fine è l'operare secondo tale abito.

E così, con la ripetizione di molti peccati veniali, uno si disporrà al peccato mortale.

Secondo, un atto umano può predisporre togliendo gli ostacoli.

E in questo senso un peccato che nel suo genere è veniale può predisporre a un peccato che nel suo genere è mortale.

Infatti chi commette un peccato nel suo genere veniale trasgredisce un ordine; e così, per il fatto che la sua volontà si abitua a non sottostare all'ordine debito nelle piccole cose, si dispone a non sottostare all'ordine riguardante il fine ultimo, scegliendo cose che nel loro genere sono peccati mortali.

Analisi delle obiezioni:

1. Si è già detto [ a. 1, ad 1 ] che il peccato veniale non si distingue dal mortale per contrapposizione, come se fossero due specie di un genere, ma come l'accidente si distingue dalla sostanza.

Come quindi un accidente può predisporre alla forma sostanziale, così il peccato veniale può predisporre al mortale.

2. Il peccato veniale non assomiglia al mortale nella specie, tuttavia gli assomiglia nel genere: poiché implicano entrambi una mancanza di ordine, sebbene in grado diverso, come si è detto [ aa. 1,2 ].

3. Un'opera buona non è una predisposizione al peccato mortale di per sé, anche se per accidens può esserne materia od occasione.

Invece il peccato veniale predispone per se stesso al mortale, secondo le spiegazioni date [ nel corpo ].

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