Summa Teologica - I-II |
Infra, q. 104, a. 3, ad 2; In Gal., c. 1, lect. 2; In 5 Ethic., lect. 12
Pare che la legge umana non debba mutare in alcun modo.
1. La legge umana deriva, come si è detto [ q. 95, a. 2 ], dalla legge naturale.
Ma la legge naturale rimane immutabile.
Quindi deve rimanere immutabile anche la legge umana.
2. Il Filosofo [ Ethic. 5,5 ] insegna che la misura deve essere assolutamente immutabile.
Ma la legge umana, come si è detto [ q. 90, aa. 1,2 ], è la misura degli atti umani.
Quindi deve rimanere immutabile.
3. È nella natura della legge, come si è visto [ q. 95, a. 2 ], essere giusta e retta.
Ma ciò che è retto una volta è retto sempre.
Perciò quanto è legge una volta deve esserlo sempre.
S. Agostino [ De lib. arb. 1,6.14 ] afferma: « Una legge temporale, anche se giusta, può essere giustamente mutata col tempo ».
La legge umana, come si è detto [ q. 91, a. 3 ], è un dettame della ragione con cui vengono diretti gli atti umani.
E in base a ciò vi possono essere due cause che la rendono mutabile: la prima dalla parte della ragione, la seconda dalla parte degli uomini, di cui la legge regola gli atti.
Dalla parte della ragione, innanzi tutto, essendo naturale per la ragione umana risalire gradatamente dalle cose imperfette a quelle perfette.
Vediamo infatti in campo speculativo che i primi filosofi insegnarono delle dottrine imperfette, che furono in seguito perfezionate dai filosofi successivi.
E così avviene anche in campo pratico.
Infatti coloro che per primi escogitarono qualcosa di utile alla società umana, non potendo da soli considerare ogni cosa, stabilirono delle norme imperfette, manchevoli per molti lati; ed esse furono poi mutate dai loro posteri, che istituirono per il bene comune delle leggi manchevoli solo in pochi casi.
Dalla parte degli uomini invece, i cui atti sono da essa regolati, la legge umana può giustamente mutare per il variare delle condizioni degli uomini stessi, che richiedono cose diverse secondo le loro diverse situazioni.
S. Agostino [ De lib. arb. 1,6.14 ] si spiega con un esempio: « Se un popolo è ben educato e serio, e cura con somma diligenza il bene comune, è giusto che si stabilisca una legge che dia a tale popolo la facoltà di crearsi i propri magistrati, che ne governino lo stato.
Se invece tale popolo, depravandosi gradatamente, rende venale il suo suffragio e affida il governo a uomini infami e scellerati, il potere di conferire le cariche gli viene giustamente tolto, e viene riservato alla discrezione di pochi uomini onesti ».
1. La legge naturale è una partecipazione della legge eterna, come si è visto [ q. 91, a. 2; q. 96, a. 2, ad 3 ]: perciò rimane immutabile; e ciò è dovuto all'immutabilità e alla perfezione della ragione divina che ha costituito la natura.
La ragione umana invece è mutevole e imperfetta, e quindi le sue leggi sono mutevoli.
- Inoltre, mentre la legge naturale abbraccia precetti universali che rimangono sempre identici, la legge umana positiva abbraccia alcuni precetti particolari, in ordine ai diversi casi che si possono verificare.
2. La misura deve essere immutabile per quanto è possibile.
Trattandosi però di realtà mutevoli, non è possibile trovare qualcosa che sia del tutto immutabile.
E così la legge umana non può essere del tutto immutabile.
3. Negli esseri materiali una cosa si dice retta in senso assoluto, per cui ciò che è retto di per sé rimane retto.
La rettitudine della legge invece è relativa al bene comune, al quale non sempre giova una medesima e identica cosa, come si è detto [ nel corpo ].
E così tale rettitudine può mutare.
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