Summa Teologica - I-II |
Supra, q. 91, a. 5; infra, q. 107, a. 1, ad 2; In 3 Sent., d. 40, q. 1, a. 2; a. 4, sol. 1; In Rom., c. 8, lect. 3; c. 10, lect. 1
Pare che la legge antica non dovesse indurre all'osservanza dei precetti con promesse e minacce di ordine temporale.
1. La legge divina tende a rendere gli uomini sottomessi a Dio per timore e per amore; per cui sta scritto [ Dt 10,12 ]: « Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se non che tu tema il Signore tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, e che tu lo ami? ».
Invece la cupidigia delle cose temporali allontana da Dio: infatti S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 36 ] afferma che « la cupidigia è il veleno della carità ».
Quindi le promesse e le minacce di ordine temporale sono contrarie all'intenzione del legislatore: e ciò, secondo il Filosofo [ Polit. 2,6 ], rende riprovevole una legge.
2. La legge divina è superiore alle leggi umane.
Ora, tra le scienze si nota che quanto più una è superiore, tanto più alti sono gli argomenti di cui si serve.
Siccome dunque la legge umana mira a persuadere gli uomini con pene e con premi di ordine temporale, la legge divina non doveva servirsi degli stessi argomenti, bensì di qualcosa di superiore.
3. Ciò che capita ugualmente ai buoni e ai cattivi non può essere premio per l'onestà, o pena per la colpa.
Ora, nell'Ecclesiaste [ Qo 9,2 ] si legge che le cose temporali accadono in modo che « vi è una sorte unica per tutti, per il giusto e l'empio, per il puro e l'impuro, per chi offre sacrifici e per chi non li offre ».
Quindi non è conveniente stabilire beni o mali temporali come premi o castighi dei comandamenti della legge divina.
In Isaia [ Is 1,19 ] si legge: « Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra.
Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada ».
Come nelle scienze speculative si inducono gli uomini ad accettare delle conclusioni con argomenti dialettici, così in certe leggi gli uomini vengono indotti all'osservanza dei precetti con premi e castighi.
Ora, nelle scienze speculative vediamo che si propongono argomenti adatti alla condizione di chi ascolta: poiché nelle scienze si deve procedere con ordine, cominciando dalle cose più note.
Perciò anche chi vuole indurre un uomo all'osservanza dei precetti deve iniziare a convincerlo partendo dalle cose a cui è affezionato: come i bambini si lasciano convincere a compiere qualcosa per dei piccoli regali.
Ora, sopra [ q. 91, a. 5, ad 2; q. 98, aa. 1,2,3 ] abbiamo detto che l'antica legge predisponeva a Cristo come le virtù imperfette alla perfezione: per cui essa fu data a un popolo ancora imperfetto in confronto alla perfezione che sarebbe venuta con Cristo; tanto che S. Paolo [ Gal 3,24 ] paragona questo popolo al bambino che è sotto la guida del pedagogo.
Ora, per l'uomo la perfezione consiste nell'aderire ai beni spirituali, disprezzando quelli temporali, come è evidente dalle parole dell'Apostolo [ Fil 3,13.15 ]: « Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta.
Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti ».
Invece è proprio degli imperfetti desiderare dei beni temporali, sempre però in ordine a Dio, mentre i perversi mettono nei beni temporali il loro fine.
Perciò era conveniente che l'antica legge conducesse gli uomini a Dio mediante dei beni temporali, a cui sono affezionati gli uomini imperfetti.
1. La cupidigia, con la quale l'uomo mette il suo fine nei beni temporali, è il veleno della carità, ma il conseguimento dei beni temporali che uno desidera in ordine a Dio è un mezzo che induce gli uomini imperfetti ad amare Dio; secondo le parole del Salmo [ Sal 49,19 ]: « Ti loderà, perché gli hai procurato del bene ».
2. Le leggi umane persuadono con premi o castighi temporali dati dagli uomini; invece la legge divina presenta premi o castighi dati da Dio.
Quindi si serve di mezzi superiori.
3. Chi legge la storia dell'Antico Testamento vede che nel suo stato complessivo il popolo era prospero quando osservava la legge, mentre quando ne abbandonava i precetti subito si trovava nelle avversità.
Tuttavia alcune persone particolari, pur osservando la giustizia della legge, subivano delle disgrazie, o perché erano già divenute spirituali, per cui questo fatto le purificava maggiormente dall'attaccamento alle realtà temporali e ne irrobustiva la virtù, oppure perché nell'adempiere all'esterno le opere della legge avevano il cuore volto interamente alle realtà temporali e lontano da Dio, secondo il lamento contenuto in Isaia [ Is 29,13 ]: « Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me ».
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