Summa Teologica - I-II

Indice

Articolo 2 - Se i precetti cerimoniali siano figurali

Infra, q. 103, a. 1, 3; q. 104, a. 2

Pare che i precetti cerimoniali non siano figurali.

Infatti:

1. È compito di qualsiasi insegnante parlare in modo da farsi intendere con facilità, come nota S. Agostino [ De doctr. christ. 4, cc. 8,10 ].

E ciò sembra quanto mai necessario nel dare una legge: poiché i precetti della legge sono diretti al popolo.

Perciò, come nota S. Isidoro [ Etym. 2,10; 5,21 ], la legge deve essere chiara.

Se quindi i precetti cerimoniali sono dati per figurare qualcosa, sembra che Mosè li abbia proposti in maniera poco conveniente, non dichiarando ciò che figuravano.

2. Le cose compiute per il culto di Dio devono avere il massimo decoro.

Ora, compiere delle azioni per rappresentarne delle altre sa di teatro o di poesia: infatti una volta nei teatri si rappresentavano le gesta di altri personaggi con le scene che vi si svolgevano.

Perciò queste non sembrano cose da farsi per il culto di Dio.

Ma le norme cerimoniali sono ordinate al culto di Dio.

Quindi questi precetti non devono essere figurali.

3. Scrive S. Agostino [ Enchir., cc. 3,4 ] che « Dio è onorato soprattutto con la fede, la speranza e la carità ».

Ma i precetti riguardanti la fede, la speranza e la carità non sono figurabili.

Quindi non devono esserlo neppure i precetti cerimoniali.

4. Il Signore ha detto [ Gv 4,24 ]: « Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità ».

Ma la figura non è la verità stessa: anzi, le due cose si contrappongono.

Perciò i precetti cerimoniali, che riguardano il culto di Dio, non devono essere figurali.

In contrario:

L'Apostolo [ Col 2,16s ] parla in questi termini: « Nessuno vi condanni più in fatto di cibo e di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati: tutte cose queste che sono ombra delle future ».

Dimostrazione:

Si è già detto [ q. prec.; q. 99, aa. 3,4 ] che sono cerimoniali i precetti ordinati al culto di Dio.

Ora, il culto di Dio è di due specie: interno ed esterno.

Essendo infatti l'uomo composto di anima e di corpo, sia l'uno che l'altro componente deve essere applicato al culto di Dio: l'anima per onorarlo con il culto interno e il corpo per onorarlo con il culto esterno.

Per cui nei Salmi [ Sal 84,3 ] si legge: « Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente ».

E come il corpo è ordinato a Dio mediante l'anima, così il culto esterno è ordinato a quello interno.

Ora, il culto interno consiste nell'unione intellettiva e affettiva dell'anima con Dio.

Perciò gli atti esterni del culto hanno applicazioni diverse secondo i diversi gradi di unione intellettiva e affettiva dei fedeli con Dio.

Infatti nello stato della beatitudine futura l'intelletto umano vedrà la stessa verità divina nella sua essenza.

Quindi allora il culto esterno non consisterà in qualche figura, ma solo nella lode di Dio che sgorga dalla conoscenza e dall'affetto interiore, secondo le espressioni di Isaia [ Is 51,3 ]: « Giubilo e gioia saranno in essa, ringraziamenti e inni di lode ».

Invece nello stato della vita presente non siamo in grado di vedere la verità divina in se stessa, ma è necessario che ci giunga un raggio di essa sotto qualche figura sensibile, come insegna Dionigi [ De cael. hier. 1,3 ]: però in maniera diversa secondo i vari stati della conoscenza umana.

Infatti nell'antica legge né la verità divina si era manifestata in se stessa, né era stata ancora aperta la via per giungervi, come dice l'Apostolo [ Eb 9,8 ].

Perciò era necessario che il culto dell'antica legge non si limitasse a figurare la verità che in futuro doveva essere manifestata nella patria, ma che figurasse anche Cristo, il quale è la via che conduce alla verità della patria.

Invece nello stato della legge nuova questa via è ormai rivelata.

Per cui non è necessario prefigurarla come futura, ma solo rammentarla come cosa passata o presente; si deve invece prefigurare la verità futura della gloria, che ancora non è svelata.

Per questo l'Apostolo [ Eb 10,1 ] ha scritto che « la legge ha solo un'ombra dei beni futuri, e non l'immagine stessa delle cose »: infatti l'ombra è meno dell'immagine; come per dire che l'immagine si riferisce alla legge nuova, l'ombra invece a quella antica.

Analisi delle obiezioni:

1. Le realtà divine vanno rivelate agli uomini secondo la loro capacità: altrimenti si offrirebbe soltanto un motivo di inciampo, poiché essi disprezzerebbero ciò che non potrebbero capire.

Era quindi più utile che i divini misteri venissero insegnati al popolo sotto il velo delle figure, in modo che venissero conosciuti almeno implicitamente, e si prestasse così onore a Dio mediante tali figure.

2. Come le espressioni poetiche non sono capite dalla ragione umana per la mancanza di verità che in esse si trova, così la ragione umana non può capire perfettamente neppure le realtà divine per l'eccesso della loro verità.

Quindi in entrambi i casi si deve ricorrere alle figure sensibili.

3. In quel testo S. Agostino parla del culto interno; al quale però, come si è spiegato [ nel corpo ], va subordinato il culto esterno.

4. Lo stesso si dica per la quarta obiezioni: poiché con Cristo gli uomini furono iniziati pienamente al culto spirituale di Dio.

Indice