Summa Teologica - I-II |
In Rom., c. 4, lect. 2
Pare che i precetti cerimoniali non abbiano una ragion d'essere per il loro senso letterale, ma solo per quello figurale.
1. La circoncisione e l'immolazione dell'agnello Pasquale erano tra i precetti cerimoniali più importanti.
Eppure queste due cose non avevano una causa se non nell'ordine figurale: poiché erano state date come segni.
Nella Scrittura [ Gen 17,11 ] infatti si legge: « Vi lascerete circoncidere la vostra carne, e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi ».
E a proposito della Pasqua [ Es 13,9 ]: « Sarà per te segno sulla tua mano e ricordo fra i tuoi occhi ».
Perciò a maggior ragione avranno avuto una causa esclusivamente di ordine figurale le altre cerimonie.
2. L'effetto e la causa si corrispondono.
Ora, tutte le norme cerimoniali sono figurabili, come sopra [ q. 101, a. 2 ] si è dimostrato.
Quindi esse non hanno che cause di ordine figurale.
3. Ciò che è indifferente a essere determinato in una maniera o in un'altra mostra di non avere una causa secondo il significato letterale.
Ora, nei precetti cerimoniali ci sono non poche cose di questo genere, come la determinazione del numero delle vittime da offrire, e altre simili circostanze particolari.
Quindi i precetti dell'antica legge non hanno una ragione nel loro significato letterale.
I precetti cerimoniali prefigurano Cristo, come anche i fatti storici dell'Antico Testamento: poiché stando a S. Paolo [ 1 Cor 10,11 ] « tutto accadeva loro in figura ».
Ma nei fatti dell'Antico Testamento, oltre al senso mistico o figurale, c'è anche il senso letterale.
Quindi i precetti cerimoniali, oltre ad avere delle motivazioni nell'ordine figurale, ne hanno pure nell'ordine letterale.
Come sopra [ a. prec. ] si è spiegato, la ragione che giustifica i mezzi va desunta dal fine.
Ora, il fine dei precetti cerimoniali è duplice: essi infatti erano ordinati all'antico culto di Dio e a essere figura di Cristo; come le parole dei profeti che riguardavano il presente in modo da prefigurare anche il futuro, secondo l'affermazione di S. Girolamo [ In Os 1,3 ].
Perciò le ragioni dei precetti cerimoniali possono venire desunte da due fonti distinte.
Primo, dalle esigenze del culto divino praticato negli antichi tempi.
E queste ragioni riguardano il senso letterale: sia che si tratti di evitare il culto idolatrico o di ricordare un beneficio divino, sia che si cerchi di inculcare la grandezza della divinità o di mostrare le disposizioni dell'anima che allora si richiedevano negli adoratori di Dio.
Secondo, le ragioni possono venire desunte dall'ordine di questi precetti a prefigurare Cristo.
E in questo senso abbiamo di essi ragioni di ordine figurale o mistico: sia che vengano desunte da Cristo e dalla Chiesa, dando luogo all'allegoria, sia che si riferiscano ai costumi del popolo cristiano, concretandosi in ragioni morali, sia che riguardino lo stato della gloria futura in cui Cristo ci introduce, dando luogo all'anagogia.
1. Come una locuzione metaforica della Scrittura ha un senso letterale, poiché le parole sono proferite per dare questo significato, così quel significato delle cerimonie della legge che consiste o nel ricordo dei benefici di Dio per cui furono istituite, o in cose consimili attinenti all'antico patto, non trascende le spiegazioni di ordine letterale o storico.
Per cui rientrano in questo ordine di cause sia il fatto che la Pasqua stesse a ricordare la liberazione dall'Egitto, sia il fatto che la circoncisione fosse il segno del patto stabilito da Dio con Abramo.
2. La ragione sarebbe valida se i precetti cerimoniali fossero dati solo come prefigurazione del futuro, escludendo il culto attuale di Dio.
3. A proposito delle leggi umane, sopra [ q. 96, aa. 1,6 ] si è detto che in genere esse hanno delle ragioni intrinseche, mentre nelle determinazioni particolari dipendono dall'arbitrio del legislatore.
E così anche molte determinazioni delle antiche cerimonie hanno cause di ordine non letterale, ma solo figurale; in genere però hanno anche quelle.
Indice |