Summa Teologica - II-II |
Pare che non si dovesse dare alcun precetto relativo alla virtù della speranza.
1. Quando per ottenere un effetto basta una cosa non è necessario ricorrere ad altro.
Ora, l'uomo è portato efficacemente a sperare il bene dalla stessa inclinazione naturale.
Perciò non è necessario spingerlo a ciò con un precetto della legge.
2. Siccome il precetto ha di mira gli atti delle virtù, i precetti principali devono riguardare gli atti delle virtù principali.
Ma fra tutte le virtù le principali sono le tre teologali, cioè la fede, la speranza e la carità.
Poiché dunque i principali precetti della legge sono quelli del decalogo, a cui si riducono tutti gli altri, come sopra [ I-II, q. 100, a. 3 ] si è visto, pare che se si volevano dare dei precetti sulla speranza questi dovevano trovarsi nel decalogo.
E invece non vi si trovano.
Quindi nella legge non si doveva dare alcun precetto sugli atti della speranza.
3. Comandare l'atto di una virtù e proibire l'atto del vizio contrario sono cose che si equivalgono.
Ora, non si trova un precetto che proibisca la disperazione, che è contraria alla speranza.
Quindi non è giusto che si diano dei precetti sulla speranza.
S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 83 ], nel commentare quel passo evangelico [ Gv 15,12 ]: « Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri », afferma: « Ci sono stati dati molti comandamenti sulla fede e molti sulla speranza ».
Quindi è giusto che vi siano dei precetti sulla speranza.
Tra i precetti che si riscontrano nella Scrittura alcuni formano la sostanza della legge, altri invece sono preparatori alla legge.
Sono preparatori quelli senza dei quali la legge non può sussistere.
E tali sono i precetti relativi agli atti della fede e della speranza: poiché l'atto della fede porta la mente umana a riconoscere l'autore della legge, al quale deve sottomettersi, e la speranza del premio induce l'uomo all'osservanza dei precetti.
Invece i comandamenti che formano la sostanza della legge sono quelli che vengono imposti all'uomo già sottoposto e preparato a obbedire, e che riguardano l'onestà della vita.
Quindi essi vengono proposti subito come precetti fin dalla promulgazione stessa della legge.
Invece i comandamenti relativi alla speranza e alla fede non dovevano essere proposti come precetti: poiché se uno già non credesse e non sperasse sarebbe inutile imporgli la legge.
Piuttosto, come il precetto della fede, stando alle cose già dette [ q. 16, a. 1 ], doveva essere proposto come una dichiarazione e un ricordo, così anche il precetto della speranza doveva essere presentato nella prima istituzione della legge come una promessa: infatti colui che promette il premio a chi obbedisce, con ciò stesso esorta alla speranza.
Per cui tutte le promesse contenute nella legge eccitano alla speranza.
Siccome però una volta stabilita la legge è compito dei sapienti indurre gli uomini non solo a osservare i precetti, ma più ancora a conservare i fondamenti della legge, ne segue che dopo la prima enunciazione della legge la Sacra Scrittura in più modi induce gli uomini alla speranza, anche con ammonimenti e precetti, e non più soltanto a modo di promessa come nei libri della legge.
Come appare ad es. nel Salmo [ Sal 62,9 ]: « Confida sempre in lui », e in molti altri passi della Scrittura.
1. La natura porta efficacemente a sperare il bene proporzionato alla natura umana.
Ma per indurre l'uomo a sperare il bene soprannaturale ci voleva l'autorità della legge divina, in parte con le promesse e in parte con gli ammonimenti e i precetti.
- Tuttavia anche per delle cose a cui porta l'inclinazione stessa della ragione naturale, quali sono gli atti delle virtù morali, furono necessari i precetti della legge divina, per una maggiore sicurezza; e specialmente perché la ragione naturale era ottenebrata a motivo delle concupiscenze del peccato.
2. I precetti del decalogo appartengono alla prima enunciazione della legge.
Per questo in essi non si trova alcun precetto riguardante la speranza: allora bastava infatti indurre alla speranza presentando delle promesse, come si fa nel primo e nel quarto comandamento [ Es 20,6.12; Dt 5,10.16 ].
3. Per cose la cui osservanza è imposta come un dovere da compiere basta il precetto affermativo, nel quale sono incluse anche le proibizioni degli atti da evitare.
Come nella legge viene dato il precetto di onorare i genitori mentre non esiste la proibizione di disonorarli, se non nella minaccia della pena a coloro che li disonorano.
E poiché è un dovere per l'uomo sperare la propria salvezza, bisognava indurvelo in uno dei modi suddetti [ nel corpo e ad 1 ], quasi affermativamente, il che include la proibizione del contrario.
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