Summa Teologica - II-II |
De Malo, q. 10, a. 2
Pare che l'invidia non sia un peccato mortale.
1. L'invidia, essendo una tristezza, è una passione dell'appetito sensitivo.
Ora, il peccato mortale non si trova nella sensualità, come spiega S. Agostino [ De Trin. 12,12.17 ], ma solo nella ragione.
Quindi l'invidia non è un peccato mortale.
2. Negli infanti non ci può essere il peccato mortale.
Ma in essi si può trovare l'invidia, come rileva S. Agostino [ Conf. 1,7 ]: « Ho veduto io direttamente un bambino geloso: non parlava ancora, eppure guardava pallido e con occhio torvo un suo compagno di latte ».
Perciò l'invidia non è un peccato mortale.
3. Qualsiasi peccato mortale è contrario a qualche virtù.
Ora l'invidia, come insegna il Filosofo [ Reth. 2,9 ], non è contraria ad alcuna virtù, ma alla nemesi, che è una passione.
Quindi l'invidia non è un peccato mortale.
Sta scritto [ Gb 5,2 ]: « Al pusillanime dà morte l'invidia ».
Ora, uccide spiritualmente solo il peccato mortale.
Quindi l'invidia è un peccato mortale.
Per il suo genere l'invidia è un peccato mortale.
Infatti il genere di un peccato viene desunto dall'oggetto.
Ora l'invidia, quanto all'oggetto, è contraria alla carità, da cui deriva la vita spirituale dell'anima, secondo le parole di S. Giovanni [ 1 Gv 3,14 ]: « Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli ».
Infatti l'oggetto dell'una e dell'altra, cioè della carità e dell'invidia, è il bene del prossimo, però in due sensi contrari: poiché la carità gode del bene del prossimo, mentre l'invidia se ne addolora, come si è visto [ aa. 1,2 ].
Perciò è evidente che l'invidia per il suo genere è un peccato mortale.
Tuttavia, come si è già notato [ q. 35, a. 3; I-II, q. 72, a. 5, ad 1 ], in qualsiasi genere di peccato mortale si riscontrano dei moti imperfetti che si producono nella sensualità, e che sono peccati veniali: come i primi moti della concupiscenza nell'adulterio e i primi moti dell'ira nell'omicidio.
E così anche nel genere dell'invidia si riscontrano, persino nei perfetti, questi primi moti, che sono peccati veniali.
1. Il moto dell'invidia in quanto passione della sensualità è un'entità imperfetta nel genere degli atti umani, il cui principio è la ragione.
Perciò tale invidia non è un peccato mortale.
E lo stesso si dica per l'invidia dei bambini privi dell'uso della ragione.
2. Abbiamo così risposto anche alla seconda obiezioni.
3. Secondo il Filosofo [ l. cit. ] l'invidia si contrappone, ma sotto aspetti diversi, alla nemesi e alla misericordia.
Si oppone infatti alla misericordia direttamente, per la contrarietà dell'oggetto principale: poiché mentre l'invidioso si rattrista del bene del prossimo, il misericordioso si rattrista del suo male.
Per cui, come nota Aristotele [ ib. ], i misericordiosi non sono invidiosi, e viceversa.
L'invidia invece si contrappone alla nemesi quanto alla persona i cui beni rattristano l'invidioso: infatti chi è affetto da nemesi si rattrista del bene dei disonesti, secondo le parole del Salmo [ Sal 73,3 ]: « Ho invidiato i prepotenti, vedendo la prosperità dei malvagi », mentre l'invidioso si rattrista del bene delle persone oneste.
È chiaro quindi che la prima contrapposizione è più diretta della seconda.
D'altra parte la misericordia è una virtù, e l'effetto proprio della carità.
Quindi l'invidia si contrappone alla misericordia e alla carità.
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