Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se la prudenza sia una virtù

I-II, q. 57, a. 5, ad 3; q. 61, a. 1

Pare che la prudenza non sia una virtù.

Infatti:

1. S. Agostino [ De lib. arb. 1,13.27 ] afferma che la prudenza è « la scienza delle cose da desiderare e da fuggire ».

Ma la scienza si contrappone alla virtù, stando ad Aristotele [ Praed. 6 ].

Quindi la prudenza non è una virtù.

2. La virtù di una virtù non esiste.

Invece: « c'è una virtù dell'arte », come nota Aristotele [ Ethic. 6,5 ].

Quindi l'arte non è una virtù.

Ma nell'arte si riscontra la prudenza, poiché di Curam si legge [ 2 Cr 2,13 ] che sapeva « eseguire ogni intaglio e concretare con prudenza ogni progetto che gli veniva sottoposto ».

Quindi la prudenza non è una virtù.

3. Una virtù non può mai essere esagerata.

Invece può esserlo la prudenza, altrimenti sarebbe inutile l'ammonimento [ Pr 23,4 ]: « Sii moderato nella tua prudenza ».

Perciò la prudenza non è una virtù.

In contrario:

S. Gregorio [ Mor. 2,49 ] insegna che la prudenza, la temperanza, la fortezza e la giustizia sono quattro virtù.

Dimostrazione:

Come si è visto nel trattato sulle virtù in generale [ I-II, q. 55, a. 3, s. c.; q. 56, a. 1 ], « la virtù è una qualità che rende buono chi la possiede, e buona l'azione che egli compie ».

Ora, una cosa può essere detta buona in due modi: primo, materialmente, per indicare ciò che è buono; secondo, formalmente, per indicare l'aspetto della bontà.

Ora, la cosa buona come tale è oggetto dell'appetito.

Perciò quegli abiti che servono a determinare una retta considerazione della ragione senza riferimento alla rettitudine dell'appetito hanno meno l'aspetto di virtù, in quanto limitati a perseguire il bene materialmente, cioè il bene non sotto l'aspetto di bene; hanno invece un aspetto più marcato di virtù quegli abiti che hanno di mira la rettitudine dell'appetito, in quanto non considerano il bene soltanto materialmente, ma anche formalmente, cioè il bene in quanto bene.

Ora alla prudenza, come si è detto [ a. 1, ad 3; a. 3 ], spetta l'applicazione della retta ragione all'opera, il che è impossibile senza la rettitudine dell'appetito.

Quindi la prudenza non ha soltanto l'aspetto di virtù comune alle altre virtù intellettuali, ma ha anche quello delle virtù morali, tra le quali viene enumerata.

Analisi delle obiezioni:

1. S. Agostino in quel testo prende il termine scienza in senso lato, per qualsiasi retto uso della ragione.

2. Il Filosofo dice che c'è una virtù dell'arte perché l'arte non implica la rettitudine dell'appetito, e quindi perché uno usi onestamente dell'arte si richiede che abbia la virtù che dà la rettitudine dell'appetito.

Ma la prudenza non interviene nelle funzioni proprie dell'arte: sia perché le arti sono ordinate a dei fini particolari, sia perché l'arte ha dei mezzi ben determinati per raggiungere il fine.

Tuttavia si dice che uno compie con prudenza le funzioni dell'arte per una certa analogia: infatti in alcune arti, per l'incertezza dei mezzi con cui si giunge al fine, è necessaria una deliberazione, come avviene per la medicina e la navigazione, secondo Aristotele [ Ethic. 3,3 ].

3. Quel detto del Savio non va inteso nel senso che deve essere moderata la prudenza, ma che si devono moderare le altre cose secondo la prudenza.

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