Summa Teologica - II-II |
Pare che la sollecitudine non sia una proprietà della prudenza.
1. La sollecitudine implica una certa inquietudine: infatti S. Isidoro [ Etym. 10 ] insegna che « si denomina sollecito chi è inquieto ».
Ora, il movimento è attribuito specialmente alle potenze appetitive.
Perciò anche la sollecitudine.
Ma la prudenza non risiede in una potenza appetitiva, bensì nella ragione, come si è visto [ a. 1 ].
Quindi la sollecitudine non appartiene alla prudenza.
2. La sollecitudine ha come suo contrario la certezza della verità.
Si narra infatti [ 1 Sam 9,20 ] che Samuele disse a Saul: « Riguardo poi alle tue asine, smarrite tre giorni fa, non essere sollecito, perché sono state ritrovate ».
Ma la prudenza esige la certezza della verità, essendo una virtù intellettuale.
Perciò la sollecitudine, lungi dall'essere una proprietà della prudenza, è una dote contraria.
3. Il Filosofo [ Ethic. 4,3 ] insegna che spetta al magnanimo « essere pigro e ozioso ».
Ma la sollecitudine è il contrario della pigrizia.
Poiché dunque la prudenza non si contrappone alla magnanimità, dato che un bene non è mai contrario a un altro bene, come dice Aristotele [ Praed. 8 ], pare che la sollecitudine non sia una proprietà della prudenza.
Sta scritto [ 1 Pt 4,7 ]: « Siate prudenti e vigilate nella preghiera ».
Ma la vigilanza si identifica con la sollecitudine.
Quindi la sollecitudine appartiene alla prudenza.
Spiega S. Isidoro [ l. cit. ] che « sollecito suona solers citus [ solerte veloce ] », per il fatto che uno, per una certa solerzia dell'animo, è veloce nell'intraprendere le cose da farsi.
E ciò è proprio della prudenza, il cui atto principale è il comandare azioni deliberate e giudicate in precedenza.
Per cui il Filosofo [ Ethic. 6,9 ] dice che « bisogna eseguire prontamente quanto si è deliberato, mentre si deve deliberare con lentezza ».
Per questo la sollecitudine appartiene propriamente alla prudenza.
E per questo S. Agostino [ De mor. Eccl. 24 ] insegna che « spetta alla prudenza fare la guardia con somma vigilanza, perché con l'insinuarsi dei cattivi consigli un po' per volta non restiamo ingannati ».
1. Il moto appartiene alla potenza appetitiva come al principio motore: però sotto la direzione e il comando della ragione, in cui viene a inserirsi la sollecitudine.
2. Come nota il Filosofo [ Ethic. 1,3 ], « non si deve cercare in tutte le cose una certezza assoluta, ma quanta ne permette la natura di ciascuna materia ».
Siccome dunque la materia della prudenza è data dai singolari contingenti, di cui si interessano le azioni umane, la certezza della prudenza non può essere tale da eliminare ogni sollecitudine.
3. Si dice che il magnanimo è « pigro e ozioso » non perché non è sollecito di nulla, ma perché non è eccessivamente sollecito di molte cose, avendo egli fiducia là dove bisogna avere fiducia, e non preoccupandosi in modo eccessivo.
Infatti l'eccesso di sollecitudine deriva da un eccesso di timore e di diffidenza: poiché il timore dispone al consiglio, come si è detto sopra [ I-II, q. 44, a. 2 ] parlando di questa passione.
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