Summa Teologica - II-II

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Articolo 10 - Se la prudenza si estenda al governo della collettività

I, q. 22, a. 1; In 6 Ethic., lect. 7

Pare che la prudenza non si estenda al governo della collettività, ma solo al governo di se stessi.

Infatti:

1. Il Filosofo [ Ethic. 5,1 ] scrive che la virtù relativa al bene comune è la giustizia.

Ma la prudenza differisce dalla giustizia.

Quindi la prudenza non si riferisce al bene comune.

2. Prudente è colui che cerca e fa del bene a se stesso.

Ma quelli che cercano il bene comune spesso trascurano il bene proprio.

Quindi non sono prudenti.

3. La prudenza viene enumerata con la temperanza e con la fortezza.

Ma la temperanza e la fortezza paiono limitate al bene proprio.

Quindi anche la prudenza.

In contrario:

Il Signore [ Mt 24,25 ] ha detto: « Qual è il servo fidato e prudente che il padrone ha messo a capo della sua famiglia? ».

Dimostrazione:

Come ricorda il Filosofo [ Ethic. 6,8 ], alcuni ritenevano che la prudenza non si estendesse al bene comune, ma solo al bene privato.

E ciò perché erano persuasi che un uomo non fosse tenuto a cercare se non il proprio bene.

Ma questa persuasione è incompatibile con la carità la quale, come dice S. Paolo [ 1 Cor 13,5 ], « non cerca il proprio interesse ».

Per cui l'Apostolo [ 1 Cor 10,33 ] diceva di se stesso: « Non cerco il mio utile, ma quello di molti, perché giungano alla salvezza ».

Del resto ciò ripugna anche alla retta ragione, la quale ritiene che il bene comune sia superiore al bene individuale.

Poiché dunque spetta alla prudenza deliberare, giudicare e comandare rettamente riguardo ai mezzi che servono per raggiungere il debito fine, è chiaro che la prudenza non si interessa soltanto del bene privato di un uomo singolo, ma anche del bene di tutta la collettività.

Analisi delle obiezioni:

1. Il Filosofo parla qui della virtù morale.

Ora, come ogni virtù morale in rapporto al bene comune viene detta giustizia legale, così la prudenza in rapporto al bene comune viene detta politica: per cui la politica sta alla giustizia legale come la prudenza pura e semplice sta alla virtù morale.

2. Chi cerca il bene comune di una collettività cerca indirettamente il proprio bene; e ciò per due motivi.

Primo, perché il bene proprio non può sussistere senza il bene comune della famiglia, della città o del regno.

Per cui anche gli antichi romani, come riferisce Valerio Massimo [ Fact. et dict. mem. 4,4 ], « preferivano essere poveri in un impero ricco, che ricchi in un impero povero ».

- Secondo, perché l'uomo, essendo parte della famiglia e dello stato, nel valutare il proprio bene con prudenza deve farlo in base al bene della collettività: infatti la buona disposizione della parte risulta dal suo rapporto con il tutto; poiché, come dice S. Agostino [ Conf. 3,8 ], « una parte che non si armonizza col tutto è deforme ».

3. Anche la temperanza e la fortezza possono riferirsi al bene comune: per cui Aristotele [ Ethic. 5,1 ] afferma che sui loro atti vertono i precetti della legge.

Tuttavia vi si riferiscono maggiormente la prudenza e la giustizia, che interessano la parte razionale, a cui appartengono direttamente le realtà comuni o universali, come alla parte sensitiva appartengono invece i singolari.

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