Summa Teologica - II-II |
Pare che la negligenza non si contrapponga alla prudenza.
1. La negligenza pare identificarsi con la pigrizia o torpore, che rientra nell'accidia, come insegna S. Gregorio [ Mor. 31,45 ].
Ora, l'accidia non si contrappone alla prudenza, ma alla carità, come sopra [ q. 35, a. 3 ] si è detto.
Quindi la negligenza non si contrappone alla prudenza.
2. Rientrano nella negligenza tutti i peccati di omissione.
Ora, il peccato di omissione non si contrappone alla prudenza, ma piuttosto alle virtù morali esecutive.
Quindi la negligenza non si contrappone alla prudenza.
3. L'imprudenza riguarda qualcuno degli atti della ragione.
La negligenza invece non implica una mancanza né in rapporto al consiglio, come la precipitazione, né in rapporto al giudizio, come l'inconsiderazione, né in rapporto al comando, come l'incostanza.
Quindi la negligenza non è un atto di imprudenza.
4. Sta scritto [ Qo 7,18 ]: « Chi teme Dio non è negligente in nulla ».
Ora, qualsiasi peccato viene eliminato dalla virtù opposta.
Perciò la negligenza si contrappone più al timore che alla prudenza.
Sta scritto [ Sir 20,7 ]: « Il millantatore e l'imprudente trascurano il momento opportuno ».
Ma ciò rientra nella negligenza.
Quindi la negligenza si contrappone alla prudenza.
La negligenza si contrappone direttamente alla sollecitudine.
Ma la sollecitudine riguarda la ragione, e la rettitudine della sollecitudine rientra nella prudenza.
Quindi, per la ragione contraria, la negligenza rientra nell'imprudenza.
- E ciò appare anche dall'etimologia del termine.
Poiché, come dice S. Isidoro [ Etym. 10 ], « negligente suona quasi non eleggente ».
Ora la buona scelta, o elezione, dei mezzi è compito della prudenza.
Perciò la negligenza rientra nell'imprudenza.
1. La negligenza consiste in una mancanza dell'atto interno, in cui è inclusa anche la scelta.
Invece la pigrizia e il torpore si riferiscono piuttosto all'esecuzione: mentre però la pigrizia implica un ritardo nell'eseguire, il torpore indica una certa lentezza nell'esecuzione stessa.
È quindi giusto che il torpore nasca dall'accidia: poiché l'accidia è « una tristezza che aggrava » [ cf. q. 35, a. 1 ], cioè che trattiene l'animo dall'agire.
2. L'omissione si riferisce agli atti esterni: si ha infatti un'omissione quando si tralascia un atto doveroso.
Essa perciò si oppone alla giustizia.
Ed è un effetto della negligenza: come anche il compimento di un'azione giusta è un effetto della retta ragione.
3. La negligenza riguarda l'atto del comandare, come del resto anche la sollecitudine.
Tuttavia rispetto a tale atto il negligente manca in maniera diversa dall'incostante.
Infatti l'incostante manca nel comandare quasi frastornato da altre cose, mentre il negligente pecca per mancanza di prontezza della volontà.
4. Il timor di Dio ha influsso nel fare evitare qualsiasi peccato: poiché, stando ai Proverbi [ Pr 15,27 Vg ], « col timore di Dio ognuno evita il male ».
Quindi il timore fa evitare la negligenza.
Non perché la negligenza si contrapponga direttamente al timore, ma perché il timore spinge l'uomo agli atti della ragione.
Per cui anche sopra [ I-II, q. 44, a. 2 ], nel trattato sulle passioni, abbiamo detto che il timore rende gli uomini disposti al consiglio.
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