Summa Teologica - II-II |
Supra, q. 81, a. 5, ad 3; q. 92, a. 1
Pare che nel culto di Dio non ci possa essere alcunché di superfluo.
1. È scritto [ Sir 43,32 ]: « Nell'innalzarlo moltiplicate la vostra forza, non stancatevi, perché mai finirete ».
Ma il culto divino è ordinato a glorificare Dio.
Quindi in esso non ci può essere qualcosa di superfluo.
2. Il culto esterno è espressione del culto interiore, nel quale, secondo S. Agostino [ Enchir. 3.9 ], « Dio viene onorato con la fede, la speranza e la carità ».
Ma in queste virtù non ci può essere nulla di superfluo.
Quindi neppure nel culto divino.
3. È compito del culto divino far sì che noi offriamo a Dio le cose che da lui abbiamo ricevuto.
Ma da Dio abbiamo ricevuto tutti i nostri beni.
Se quindi facciamo anche tutto ciò che possiamo a onore di Dio, nulla potrà essere superfluo nel suo culto.
S. Agostino [ De doctr. christ. 2,18.28 ] insegna che « il cristiano buono e autentico rigetta le finzioni superstiziose anche nelle sacre lettere ».
Ma le sacre lettere ci mostrano i doveri del culto verso Dio.
Quindi anche nel culto divino si può infiltrare la superstizione per qualcosa di superfluo.
Una cosa può dirsi superflua in due modi.
Primo, in senso assoluto.
E in questo modo non ci può essere del superfluo nel culto divino: poiché l'uomo non può fare nulla che non sia inferiore a quanto deve a Dio.
Secondo, una cosa può essere superflua in rapporto a una data proporzione: cioè perché non è proporzionata al fine.
Ora, il fine del culto divino è che l'uomo dia gloria a Dio, e a lui si sottometta con l'anima e con il corpo.
Perciò qualunque cosa uno faccia per la gloria di Dio e allo scopo di sottomettere a Dio la propria anima, come pure il corpo, frenando con moderazione le concupiscenze, secondo le leggi di Dio e della Chiesa e le consuetudini delle persone con le quali convive, non è superflua nel culto divino.
Se però interviene qualcosa che di per sé esula dalla gloria di Dio, o non serve a condurre l'anima a Dio, o a frenare moderatamente le concupiscenze della carne; oppure anche che sia estraneo alle leggi di Dio e della Chiesa, o contrario alla consuetudine comune ( che stando a S. Agostino [ Epist. 36,1 ] « ha valore di legge » ), tutto ciò è da ritenersi superfluo e superstizioso: poiché fermandosi all'esterno non raggiunge il culto interiore di Dio.
Per cui S. Agostino [ De vera relig. 3 ] contro « i superstiziosi », i quali attendono principalmente alle cose esterne, adduce quel testo evangelico [ Lc 17,21 ]: « Il regno di Dio è dentro di voi ».
1 La glorificazione di Dio implica di per sé che quanto uno fa si riferisca alla sua gloria.
E ciò esclude ogni superfluità superstiziosa.
2. Con la fede, la speranza e la carità l'anima si sottomette a Dio.
Perciò in queste virtù non vi può essere nulla di superfluo.
Diversa invece è la condizione degli atti esterni, i quali talora non si riallacciano ad esse.
3. L'argomento vale per il superfluo considerato in assoluto.
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