Summa Teologica - II-II |
Supra, q. 31, a. 1, ad 2; q. 58, a. 9, ad 2; infra, q. 118, a. 3, ad 2; q. 184, a. 4, ad 1; De Malo, q. 13, a. 1; In 4 Ethic., lect. 1
Pare che la liberalità non abbia per materia il danaro.
1. Tutte le virtù morali riguardano sempre o gli atti esterni o le passioni.
Ora, è proprio della giustizia avere per oggetto gli atti esterni, come insegna Aristotele [ Ethic. 5,1 ].
Perciò la liberalità, essendo una virtù morale, ha per oggetto le passioni e non il danaro.
2. Chi è liberale ha il compito di usare bene ogni tipo di ricchezza.
Ma le ricchezze naturali, come insegna il Filosofo [ Polit. 1,3 ], sono più autentiche del danaro, che è una ricchezza artificiale.
Quindi la liberalità non ha come oggetto principale il danaro.
3. Virtù diverse devono avere una materia diversa: poiché gli abiti si distinguono secondo l'oggetto.
Ora, i beni esterni sono materia della giustizia distributiva e commutativa.
Quindi non sono materia della liberalità.
Il Filosofo [ Ethic. 4,1 ] afferma che la liberalità « Pare consistere nel giusto mezzo relativo al danaro ».
Il Filosofo [ ib. ] insegna che è proprio dell'uomo liberale essere « generoso nel dare ».
Infatti la liberalità si chiama anche larghezza: poiché ciò che è largo non trattiene, ma espande.
E a ciò pare ridursi anche l'etimologia di liberalità: quando infatti uno dà una cosa, in qualche modo la libera dal proprio dominio, e mostra che l'animo suo è libero dall'affetto verso di essa.
Ora, le cose che devono passare in questo modo da un uomo all'altro sono i beni posseduti, indicati dal termine « danaro ».
Quindi la materia propria della liberalità è il danaro.
1. Come si è già visto [ a. 1, ad 3 ], la liberalità non si misura dalla grandezza del dono, ma dall'affetto del donatore.
Ora, gli affetti del donatore consistono nella buona disposizione delle passioni dell'amore e della concupiscenza, e conseguentemente del piacere e della tristezza relativamente alle cose elargite.
Perciò la materia immediata della liberalità sono le passioni interiori, ma il danaro esterno è il loro oggetto.
2. Come dice S. Agostino [ De discipl. christ. 6 ], « tutto ciò che gli uomini possiedono sulla terra, e su cui esercitano un dominio, è denominato pecunia, o danaro: poiché i primitivi possedevano soltanto delle pecore ».
E il Filosofo [ l. cit. ] spiega: « Noi chiamiamo danaro tutto ciò che può essere valutato in moneta ».
3. La giustizia ha il compito di stabilire la perfetta uguaglianza nei beni esterni, non già quello di moderare le passioni interiori.
Per cui il danaro è la materia della liberalità e della giustizia in maniera diversa.
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