Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se la liberalità sia tra le parti [ potenziali ] della giustizia

Supra, q. 58, a. 12, ad 1; q. 80; infra, q. 157, a. 1; De Malo, q. 13, a. 1

Pare che la liberalità non sia tra le parti [ potenziali ] della giustizia.

Infatti:

1. La giustizia ha per oggetto ciò che è dovuto.

Ora, più una cosa è dovuta e meno viene data con liberalità.

Quindi la liberalità non è una parte [ potenziale ] della giustizia, ma è incompatibile con essa.

2. La giustizia, come si è visto [ q. 58, aa. 8, 9; I-II, q. 60, aa. 2, 3 ], ha per oggetto degli atti esterni.

Invece la liberalità riguarda principalmente l'amore e il desiderio delle ricchezze, che sono delle passioni.

Essa quindi appartiene più alla temperanza che alla giustizia.

3. Abbiamo detto qui sopra [ a. prec. ] che l'atto principale della liberalità è dare come si conviene.

Ma dare in questo modo appartiene alla beneficenza e alla misericordia, che si ricollegano alla carità, come si è dimostrato [ q. 28, introd.; q. 30, a. 3, ob. 3; q. 31, a. 1 ].

Quindi la liberalità appartiene più alla carità che alla giustizia.

In contrario:

« La giustizia », dice S. Ambrogio [ De off. 1,28 ], « è intimamente connessa con la società umana.

Infatti la natura di questa società implica due parti, o elementi, cioè la giustizia e la beneficenza, che viene anche chiamata liberalità, o generosità ».

Quindi la liberalità appartiene alla giustizia.

Dimostrazione:

La liberalità non è una specie della giustizia: poiché mentre la giustizia ha il compito di rendere agli altri quanto loro appartiene, la liberalità ha quello di farci offrire del nostro.

Essa tuttavia ha due cose in comune con la giustizia.

Primo, come la giustizia essa ha principalmente di mira gli altri.

Secondo, come la giustizia ha per oggetto i beni esterni: però sotto un altro punto di vista, come si è detto [ a. 2, ad 3 ].

Per questo alcuni considerano la liberalità come una parte [ potenziale ] della giustizia, cioè come una virtù annessa.

Analisi delle obiezioni:

1. La liberalità, sebbene non miri a soddisfare, come la giustizia, un debito legale, tuttavia mira a soddisfare un debito morale, imposto dalla virtù del soggetto medesimo, e non da un diritto altrui.

Essa quindi conserva in minima parte l'aspetto di cosa dovuta.

2. La temperanza ha per oggetto il desiderio dei piaceri corporali.

Invece il desiderio del danaro e il piacere di possederlo non appartengono al corpo, ma all'anima.

Quindi la liberalità non appartiene propriamente alla temperanza.

3. Il dono del benefico e del misericordioso deriva dai legami di affetto che uno nutre verso la persona beneficata.

Per cui tale donazione rientra nella carità o nell'amicizia.

Invece il dare della liberalità deriva dai sentimenti che il donatore ha nei riguardi del danaro, cioè dal fatto che non lo desidera e non lo ama.

E così l'uomo liberale, all'occorrenza, non dà soltanto agli amici, ma anche a chi non conosce.

Per cui la liberalità non appartiene alla carità, ma alla giustizia, che ha per oggetto i beni esterni.

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