Summa Teologica - II-II |
Supra, q. 129, a. 2; In 4 Ethic., lect. 6
Pare che la magnificenza non sia una virtù.
1. Chi ha una virtù deve averle tutte, come sopra [ I-II, q. 65, a. 1 ] si è detto.
Invece uno può avere le altre virtù senza la magnificenza: poiché, come scrive il Filosofo [ Ethic. 4,2 ], « non ogni liberale è magnifico ».
Quindi la magnificenza non è una virtù.
2. La virtù morale, come spiega Aristotele [ Ethic. 2,6 ], consiste nel giusto mezzo.
Invece la magnificenza non consiste nel giusto mezzo.
Infatti « essa sorpassa la liberalità in grandezza » [ Met. 10,9 ].
Ora, la grandezza e la piccolezza sono due estremi opposti, di cui l'uguaglianza è il termine intermedio.
Quindi la magnificenza non consiste nel giusto mezzo, ma in uno degli estremi.
E così non è una virtù.
3. Nessuna virtù è contraria all'inclinazione della natura, ma ne è piuttosto un perfezionamento, come sopra si è visto [ q. 108, a. 2; q. 117, a. 1, ob. 1 ].
Ora, stando al Filosofo [ Ethic. 4,2 ], « il magnifico non fa grandi spese per se medesimo »: il che è contro l'inclinazione naturale, che spinge a provvedere soprattutto a se stessi.
Quindi la magnificenza non è una virtù.
4. Come insegna il Filosofo [ Ethic. 6,4 ], l'arte è « la retta ragione delle cose fattibili ».
Ma la magnificenza riguarda le cose da farsi, come dice il nome stesso.
Quindi è più un'arte che una virtù.
La virtù umana è una partecipazione della virtù divina.
Ora, la magnificenza rientra nella virtù divina, come si legge nei Salmi [ Sal 68,35 ]: « La sua magnificenza e la sua virtù sono sopra le nubi ».
Quindi la magnificenza è una virtù.
Secondo Aristotele [ De caelo 1,11 ], « la virtù viene considerata in rapporto all'ultimo grado raggiungibile da una potenza »: e non all'ultimo grado verso il difetto, ma verso l'eccesso, che viene concepito come qualcosa di grande.
Perciò il compiere qualcosa di grande, da cui deriva il nome magnificenza, possiede il carattere di una virtù.
Quindi la magnificenza sta a indicare una virtù.
1. Non tutti gli uomini liberali sono magnifici di fatto: poiché mancano dei mezzi per esercitare gli atti della magnificenza.
Tuttavia essi hanno l'abito della magnificenza, o in maniera attuale o come predisposizione immediata, secondo le spiegazioni date sopra [ I-II, q. 65, a. 1, ad 1 ] a proposito della connessione delle virtù.
2. La magnificenza, considerata la grandezza delle opere compiute, consiste in qualcosa di estremo.
Ma in rapporto alla regola della ragione, che essa non abbandona né per eccesso né per difetto, consiste nel giusto mezzo, come si è detto sopra [ q. 129, a. 3, ad 1 ] a proposito della magnanimità.
3. È proprio della magnificenza fare qualcosa di grande.
Ora, ciò che riguarda il singolo è una piccola cosa in confronto a ciò che riguarda le cose di Dio, o il bene comune.
E così il magnifico non mira soprattutto a spendere per la propria persona: non perché non cerchi il proprio bene, ma perché esso non è grande.
- Se tuttavia qualcuna delle sue cose private presenta una certa grandezza, allora egli vi provvede con magnificenza.
Tali sono ad es. « le cose che capitano una volta sola, come le nozze o altre cose del genere », e quelle che rimangono, come « costruire un'abitazione decorosa » [ Ethic. 4,2 ].
4. Come nota il Filosofo [ Ethic. 6,5 ], « è necessario che ci sia una virtù dell'arte », cioè una virtù morale che inclini la volontà a usare rettamente della propria arte.
E ciò rientra nella magnificenza.
Quindi essa non è un'arte, ma una virtù.
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