Summa Teologica - II-II |
Pare che l'onesto non differisca dall'utile e dal dilettevole.
1. Si dice onesto « ciò che è desiderato per se stesso » [ Cic., De invent. 2,53 ].
Ma il piacere è desiderato per se stesso: poiché secondo il Filosofo [ Ethic. 10,2 ] « è ridicolo chiedersi perché uno vuole gustare il piacere ».
Quindi l'onesto non differisce dal dilettevole.
2. Le ricchezze rientrano tra i beni utili; scrive infatti Cicerone [ De invent. 2,52 ]: « C'è qualcosa che non va cercato per la sua natura e valore, ma per i suoi frutti e la sua utilità, cioè il danaro ».
Ma le ricchezze sono essenzialmente oneste, poiché si legge nella Scrittura [ Sir 11,14 ]: « La povertà e l'onestà », cioè la ricchezza, « vengono da Dio »; e ancora [ Sir 13,2 ]: « Porta un peso superiore alle sue forze chi si mette con chi è più onesto », cioè più ricco di lui.
Quindi l'onesto non si distingue dall'utile.
3. Cicerone [ De off. 2,3 ] dimostra che nulla può essere utile se non è onesto.
E la stessa cosa ripete S. Ambrogio [ De off. 2,6 ].
Quindi non ci può essere differenza fra l'utile e l'onesto.
Scrive S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 30 ]: « Si dice onesto ciò che va desiderato per se stesso; utile invece ciò che va ordinato a un fine superiore ».
L'onesto può identificarsi in concreto con l'utile e col dilettevole, ma concettualmente se ne distingue.
Infatti una cosa è detta onesta, come si è notato [ a. 2 ], in quanto ha una certa bellezza dovuta alla sua conformità con la ragione.
Ora, ciò che è conforme alla ragione conviene all'uomo per natura.
Ma ogni essere si diletta in ciò che naturalmente gli conviene.
Quindi ciò che è onesto è naturalmente dilettevole per l'uomo, come il Filosofo [ Ethic. 1,8 ] dimostra per gli atti delle virtù.
Però non ogni cosa dilettevole è onesta: poiché una cosa può essere conveniente secondo i sensi e non secondo la ragione; ma questo è un piacere estraneo alla ragione umana, che è l'elemento costitutivo dell'uomo.
- E d'altra parte la virtù stessa, che è essenzialmente onesta, viene ordinata a un fine superiore, cioè alla felicità.
Così dunque in concreto l'onesto, l'utile e il dilettevole coincidono: ma sono formalmente distinti.
Infatti una cosa è detta onesta in quanto ha una certa nobiltà che la rende degna di onore per la sua bellezza spirituale; è detta dilettevole in quanto acquieta l'appetito; è detta utile in quanto è ordinata a uno scopo ulteriore.
Il dilettevole però è più esteso dell'utile e dell'onesto: poiché tutto ciò che è utile e onesto è in qualche modo dilettevole, ma non viceversa, come fa notare Aristotele [ Ethic. 2,3 ].
1. Ciò che è desiderato per se stesso dall'appetito razionale, il quale tende a quanto è conforme alla ragione, si dice che è onesto.
Si chiama invece dilettevole ciò che è desiderato per se stesso dall'appetito sensitivo.
2. Le ricchezze sono dette oneste stando all'opinione dei più, i quali le onorano; oppure perché sono ordinate come strumenti agli atti virtuosi, come si è detto [ a. 1, ad 2 ].
3. Cicerone e S. Ambrogio intesero dire che nulla può essere utile veramente e in senso assoluto, se è incompatibile con l'onestà, in quanto risulterebbe incompatibile con il fine ultimo dell'uomo, che è un bene di ordine razionale; quantunque possa essere utile in senso relativo, cioè in rapporto a un fine particolare.
Ma essi non intesero dire che qualsiasi cosa utile sia per se stessa onesta.
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