Summa Teologica - II-II |
Infra, a. 7, ad 4; In Psalm., 18; In 2 Cor., c. 12, lect. 3
Pare che la superbia non sia il più grave dei peccati.
1. Più un peccato è difficile da evitarsi, più è leggero.
Ma evitare la superbia è difficilissimo: poiché, secondo S. Agostino [ Epist. 211 ], « mentre gli altri vizi spingono alle cattive azioni perché vengano fatte, la superbia tende insidie anche a quelle buone, perché siano distrutte ».
Quindi la superbia non è il più grave dei peccati.
2. Come insegna il Filosofo [ Ethic. 8,10 ], « un male maggiore si contrappone a un bene maggiore ».
Ora l'umiltà, che è l'opposto della superbia, non è la più grande delle virtù, stando alle spiegazioni date sopra [ q. 161, a. 5 ].
Quindi anche i vizi che si contrappongono alle virtù principali, come l'incredulità, la disperazione, l'odio di Dio, l'omicidio e gli altri del genere, sono peccati più gravi della superbia.
3. Un male più grave non può essere punito con un male minore.
Ma la superbia viene talvolta punita con altri peccati, come dimostra S. Paolo [ Rm 1,28 ], là dove dice che gli antichi filosofi per l'orgoglio del loro cuore « furono abbandonati in balìa di un'intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno ».
Quindi la superbia non è il più grave dei peccati.
Nel commentare le parole del Salmo [ Sal 119,51 ]: « I superbi agiscono iniquamente », la Glossa [ P. Lomb. ] afferma: « Il più grave peccato nell'uomo è la superbia ».
Due sono gli aspetti del peccato: la conversione o adesione al bene creato, che è l'aspetto materiale della colpa, e l'abbandono del bene increato, che ne è l'aspetto formale e costitutivo.
Ora, la superbia sotto l'aspetto dell'adesione non è il peccato più grave: poiché la grandezza, a cui essa aspira disordinatamente, non ha in se stessa la massima incompatibilità con la virtù.
Invece sotto l'aspetto dell'allontanamento da Dio la superbia ha la massima gravità: poiché negli altri peccati l'uomo si allontana da Dio o per ignoranza, o per fragilità, o per il desiderio di altri beni, mentre nella superbia uno abbandona Dio proprio perché si rifiuta di sottomettersi alle sue disposizioni.
Per cui Boezio [ Cassiano, De coenob. instit. 12,7 ] può affermare che « mentre tutti i vizi rifuggono da Dio, solo la superbia si contrappone a Dio ».
Da cui le parole di S. Giacomo [ Gc 4,6 ]: « Dio resiste ai superbi ».
Perciò l'allontanarsi da Dio e dai suoi comandamenti, che è come un corollario negli altri peccati, è essenziale invece nella superbia, il cui atto è il disprezzo di Dio.
E poiché ciò che è essenziale ha sempre una priorità su ciò che è accidentale o indiretto, è chiaro che la superbia è per il suo genere il più grave dei peccati: poiché ha una priorità quanto all'allontanamento [ da Dio ], che è il costitutivo formale della colpa.
1. Può essere difficile guardarsi dal peccato per due motivi.
Primo, per la violenza dei suoi attacchi: come nel caso dell'ira.
E « ancora più difficile è resistere alla concupiscenza », secondo Aristotele [ Ethic. 2,3 ], per la sua connaturalità.
Ora, questo tipo di obiezioni diminuisce la gravità della colpa: poiché, come dice S. Agostino [ De civit. Dei 14, cc. 12,15 ], quanto minore è la tentazione per cui uno cade, tanto più grave è il peccato.
Secondo, può essere difficile evitare un peccato per la sua inavvertibilità.
E da questo lato è difficile evitare la superbia: poiché essa prende occasione anche dal bene, come si è visto [ a. 5, ad 3 ].
Per questo S. Agostino afferma che « essa tende insidie anche alle opere buone »; e nei Salmi [ Sal 140,6; Sal 142,4 ] il giusto si lamenta: « Nel sentiero dove io cammino, i superbi mi hanno teso un laccio ».
E così un moto di superbia che sorprende di nascosto non ha una gravità estrema, finché non è svelato dal giudizio della ragione.
Quando però è scoperto dalla ragione può essere evitato facilmente.
Sia in base alla considerazione del proprio nulla, secondo quelle parole [ Sir 10,9 ]: « Perché mai si insuperbisce chi è terra e cenere? ».
Oppure in base alla considerazione della grandezza di Dio, secondo quelle altre parole [ Gb 15,13 Vg ]: « Perché si gonfia contro Dio il tuo spirito? ».
O anche per l'imperfezione dei beni di cui l'uomo si insuperbisce, ricordando quel passo di Isaia [ Is 40,6 ]: « Ogni uomo ècome l'erba, e tutta la sua gloria è come un fiore del campo »; e ancora [ Is 64,5 ]: « Come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia ».
2. L'opposizione tra il vizio e la virtù è impostata sull'oggetto, in rapporto al quale si ha l'adesione peccaminosa, o conversione.
Ma sotto tale aspetto la superbia non è il più grave dei peccati: come neppure l'umiltà è la più grande delle virtù. Invece la superbia è tale dal lato dell'allontanamento, poiché fa crescere la gravità degli altri peccati.
Il peccato di incredulità infatti è più grave se deriva dal disprezzo della superbia che se proviene dall'ignoranza o dalla fragilità.
E lo stesso si dica della disperazione e degli altri peccati.
3. Come nelle argomentazioni per assurdo la falsità delle premesse è tanto più chiara quanto più evidente è l'assurdità delle conclusioni, così per confondere l'orgoglio umano Dio punisce alcuni permettendo che cadano nei peccati della carne; i quali, anche se meno gravi, tuttavia hanno una turpitudine più evidente.
Per cui S. Isidoro [ De summo bono 2,38 ] afferma che « la superbia è il peggiore di tutti i vizi: sia perché si trova nelle persone più eminenti, sia perché nasce dalle opere giuste e virtuose, cosicché la sua colpa è meno avvertita.
Invece la lussuria è così evidente per tutti perché è immediatamente ed essenzialmente vergognosa.
Tuttavia Dio ha voluto che, pur essendo essa meno grave della superbia, chi è vittima dell'orgoglio e non se ne avvede cada nella lussuria, affinché umiliato si desti dalla sua vergogna ».
E ciò dimostra la gravità della superbia.
Come infatti un medico saggio, per curare una malattia peggiore, permette che il paziente cada in una malattia meno grave, così il fatto che Dio permetta, per guarire l'orgoglio, che l'uomo cada in altri peccati, dimostra la maggiore gravità della superbia.
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