Summa Teologica - II-II |
Supra, q. 152, a. 2; infra, q. 188, a. 6; In 3 Sent., d. 35, q. 1, a. 4, sol. 1; C. G., III, cc. 63, 183; De Virt., q. 1, a. 12, ad 24; In 10 Ethic., lectt. 10, 11, 12
Pare che la vita attiva sia superiore alla contemplativa.
1. Come dice il Filosofo [ Topic. 3,1 ], « ciò che appartiene ai migliori deve essere migliore ».
Ma la vita attiva appartiene ai superiori, cioè ai prelati, costituiti in potere e in dignità: per cui S. Agostino [ De civ. Dei 19,19 ] scrive che « nel campo dell'azione in questa vita non si deve amare la dignità o il potere ».
Quindi la vita attiva è superiore a quella contemplativa.
2. Negli abiti e negli atti il comando spetta sempre a quelli superiori: come l'arte militare comanda all'arte di fabbricare le briglie.
Ora, la vita attiva ha il compito di dare disposizioni e ordini circa la vita contemplativa, come risulta da quanto Dio disse a Mosè [ Es 19,21 ]: « Scendi, e scongiura il popolo di non irrompere verso il Signore per vederlo ».
Quindi la vita attiva è superiore alla contemplativa.
3. Nessuno deve essere distolto da un compito più importante per un compito inferiore, poiché l'Apostolo [ 1 Cor 12,31 ] comanda: « Aspirate ai carismi più grandi ».
Ora, alcuni vengono distolti dallo stato della vita contemplativa e occupati nella vita attiva: come nel caso di quanti vengono nominati alle prelature.
Quindi la vita attiva è superiore ala contemplativa.
Il Signore [ Lc 10,42 ] ha detto: « Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta ».
Ora, Maria sta a significare la vita contemplativa.
Perciò la vita contemplativa è superiore a quella attiva.
Nulla impedisce che una cosa sia per se stessa superiore a un'altra anche se si lascia superare da questa sotto qualche aspetto.
Si deve quindi affermare che assolutamente parlando la vita contemplativa è superiore a quella attiva.
E il Filosofo [ Ethic. 10, cc. 7,8 ] lo dimostra con otto ragioni.
Primo, perché la vita contemplativa si addice all'uomo per quanto vi è in lui di più eccellente, cioè in forza dell'intelletto, e per i suoi oggetti propri, cioè per le realtà di ordine intellettivo, mentre la vita attiva attende invece alle realtà esterne.
Per cui, come nota S. Gregorio [ Mor. 6,37 ], Rachele, che è la figura della vita contemplativa, significa « principio visto », mentre la vita attiva è simboleggiata da Lia, che era « di occhi cisposi » [ Gen 29,17 ].
- Secondo, perché la vita contemplativa può essere più continua, sebbene non possa esserlo nel grado più alto della contemplazione, per le ragioni già viste [ q. 180, a. 8; q. 181, a. 4, ad 3 ].
Per cui Maria, che è la figura della vita contemplativa, viene presentata assiduamente « seduta ai piedi del Signore » [ Lc 10,39 ].
- Terzo, perché il godimento della vita contemplativa è superiore a quello della vita attiva.
Per cui S. Agostino [ Serm. 103,2 ] afferma che « Marta si turbava, mentre Maria tripudiava ».
- Quarto, perché nella vita contemplativa uno basta meglio a se stesso, avendo bisogno per essa di poche cose.
Per cui nel Vangelo [ Lc 10,41 ] si legge: « Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose ».
Quinto, perché la vita contemplativa è più amata per se stessa, mentre la vita attiva è ordinata ad altro.
Per cui il Salmista [ Sal 27,4 ] diceva: « Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore ».
- Sesto, perché la vita contemplativa consiste in un certo riposo, o quiete, come si legge nei Salmi [ Sal 46,11 ]: « Riposatevi, e vedete che io sono Dio ».
- Settimo, perché la vita contemplativa si svolge nella sfera del divino, mentre la vita attiva è nella sfera dell'umano.
Da cui le parole di S. Agostino [ Serm. 103,4 ]: « "In principio era il Verbo": ecco quello che ascoltava Maria.
"E il Verbo si è fatto carne": ecco a chi Marta prestava i suoi servizi ».
- Ottavo, perché la vita contemplativa impegna quanto vi è di più peculiare nell'uomo, cioè l'intelletto, mentre nelle opere della vita attiva sono impegnate anche le facoltà inferiori, che sono comuni a noi e agli animali.
Per cui nei Salmi [ Sal 36,7.10 ],dopo la frase: « Uomini e bestie tu salvi, o Signore », si legge in particolare per gli uomini: « Nella tua luce vediamo la luce ».
- Il Signore [ Lc 10,42 ] poi aggiunge una nona ragione quando dice: « Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta ».
Parole che S. Agostino [ Serm. 103,4 ] così spiega: « Tu non hai scelto una parte cattiva, ma lei ne ha scelta una migliore.
Ascolta in che cosa: perché non le sarà tolta.
Tu un giorno sarai liberata dal peso della necessità, mentre la dolcezza della verità è eterna ».
Tuttavia sotto un certo aspetto in certi casi è preferibile la vita attiva, date le necessità della vita presente.
E il Filosofo stesso [ Topic. 3,2 ] ha scritto che « filosofare è meglio che guadagnare, ma per chi è in necessità guadagnare è meglio ».
1. La vita attiva non è l'unico compito dei prelati, poiché essi sono tenuti a eccellere anche nella vita contemplativa.
Da cui le parole di S. Gregorio [ Past. 2,1 ]: « Il superiore sia il primo nell'azione, e più di ogni altro si applichi alla contemplazione ».
2. La vita contemplativa consiste in una certa libertà di spirito.
Infatti S. Gregorio [ In Ez 1, hom. 3 ] insegna che la vita contemplativa « produce una certa libertà spirituale che non pensa alle realtà temporali, ma a quelle eterne ».
E Boezio [ De consol. 5, pr. 2 ] scrive: « Necessariamente le anime umane sono più libere quando sono occupate nella contemplazione dell'intelligenza divina; e lo sono meno quando ridiscendono agli esseri corporei ».
Perciò è evidente che la vita attiva non comanda direttamente alla vita contemplativa, ma nel predisporre ad essa comanda certe opere della vita attiva: nella qual cosa, più che comandare, serve alla vita contemplativa.
Da cui le parole di S. Gregorio [ l. prox. cit. ]: « La vita attiva è schiavitù, mentre la contemplativa è libertà ».
3. Talora qualcuno viene distolto dalla contemplazione e applicato alle opere della vita attiva per qualche necessità della vita presente; non però in modo da essere costretto ad abbandonare totalmente la contemplazione.
Per cui S. Agostino [ De civ. Dei 19,19 ] dice in proposito: « La carità della verità cerca un riposo santo, mentre la necessità della carità accetta le giuste occupazioni » della vita attiva.
« Se dunque nessuno impone questo peso, si deve attendere alla contemplazione della verità.
Qualora invece venga imposto bisogna accettarlo per le esigenze della carità.
Però anche in questo caso non si deve abbandonare del tutto il godimento della verità: perché quella dolcezza non svanisca, e questo peso non sia reso opprimente ».
È chiaro quindi che quando uno è chiamato dalla vita contemplativa a quella attiva ciò non non avviene a modo di sottrazione, ma di addizione.
Indice |