Summa Teologica - III |
In 3 Sent., d. 1, q. 2, a. 4
Pare che due persone divine non possano assumere una sola e medesima natura.
1. In tal caso o sarebbero un solo uomo o più.
Ma non potrebbero essere più uomini: come infatti l'unicità della natura divina in più persone esclude una pluralità di dèi, così l'unicità della natura umana in più persone esclude una pluralità di uomini.
Similmente non potrebbero essere un solo uomo, poiché un singolo uomo è questo uomo, che sta a indicare una sola persona; e così si toglierebbe la distinzione delle tre persone divine, il che è assurdo.
Quindi due o tre persone non possono assumere un'unica natura umana.
2. L'assunzione ha per termine l'unità della persona, come si è detto [ a. 4 ].
Ma la persona del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo non è una sola.
Quindi le tre persone non possono assumere un'unica natura umana.
3. Il Damasceno [ De fide orth. 3, cc. 3,4 ] e S. Agostino [ De Trin. 1,13.28 ] insegnano che in conseguenza dell'incarnazione del Figlio di Dio si deve predicare del Figlio dell'Uomo tutto ciò che si predica del Figlio di Dio, e viceversa.
Se dunque le tre persone assumessero un'unica natura umana, si dovrebbe affermare di quell'uomo tutto ciò che si predica di una qualunque persona divina, e viceversa si dovrebbe affermare di ognuna di queste tutto ciò che si predica di quell'uomo.
E così si affermerebbe di quell'uomo, e conseguentemente del Figlio di Dio, ciò che è proprio del Padre, ossia il generare il Figlio dall'eternità: il che è inammissibile.
Quindi le tre persone divine non possono assumere un'unica natura umana.
La persona incarnata sussiste in due nature: la divina e l'umana.
Ma le tre persone possono sussistere in un'unica natura divina.
Quindi possono sussistere anche in un'unica natura umana, in modo cioè che un'unica natura umana sarebbe assunta dalle tre persone.
Come si è detto sopra [ q. 2, a. 5, ad 1 ], dall'unione tra l'anima e il corpo non si determina in Cristo né una nuova persona né una nuova ipostasi, ma l'assunzione di una natura da parte della persona o ipostasi divina.
Il che non avviene però per la potenza della natura umana, ma per quella della persona divina.
Ora, il rapporto fra le persone divine è tale che l'una esclude l'altra non dall'unità della natura, ma solo dall'unità della persona.
Poiché dunque nel mistero dell'incarnazione « la spiegazione del fatto è tutta nell'onnipotenza di Dio », come dice S. Agostino [ Epist. 137,2 ], così tutto va giudicato più in base alle condizioni della persona assumente che in base a quelle della natura umana assunta.
Per cui non è assurdo che due o anche tre persone divine assumano un'unica natura umana.
Sarebbe invece assurdo che assumessero un'unica ipostasi o un'unica persona umana, secondo l'affermazione di S. Anselmo [ Cur Deus homo 2,9 ]: « Più persone non possono assumere un solo e medesimo uomo ».
1. Supposto che le tre persone assumessero un'unica natura umana, sarebbero veramente per l'unità di questa un solo uomo, come ora è vero che sono un solo Dio per l'unità della natura divina.
Né l'unità suddetta comporterebbe un'unità di persona, ma l'unità nella natura umana.
Se infatti le tre persone fossero un solo uomo, non si potrebbe concludere che sono una sola persona, poiché nulla impedisce di dire che molti uomini in senso assoluto siano qualcosa di unico in senso relativo, p. es. un solo popolo.
Anzi in tal senso, secondo S. Agostino [ De Trin. 6,3.4 ], « lo spirito dell'uomo e lo spirito di Dio, pur essendo diversi per natura, unendosi formano un solo spirito », secondo le parole di S. Paolo [ 1 Cor 6,17 ]: « Chi si unisce al Signore forma un solo spirito con lui ».
2. In quell'ipotesi la natura umana sarebbe stata assunta non per essere unita a una sola persona, ma per essere unita a tutte e tre: in modo cioè che come la natura divina è unita alle singole persone per condizione naturale, così la natura umana sarebbe unita alle singole persone per assunzione.
3. In forza del mistero dell'incarnazione si produce la comunicazione delle proprietà naturali: per cui tutti i caratteri di una natura possono essere attribuiti alla persona che sussiste in quella natura, qualunque sia la natura designata da questo o da quel nome.
Perciò nella suddetta ipotesi si potrebbero attribuire alla persona del Padre sia i caratteri della natura umana sia quelli della natura divina.
E lo stesso si dica per la persona del Figlio e dello Spirito Santo.
Non si potrebbe però attribuire alla persona del Figlio o dello Spirito Santo ciò che conviene in senso esclusivo alla persona del Padre, poiché rimarrebbe intatta la distinzione delle persone.
Si potrebbe dire quindi che l'uomo è ingenito come lo è il Padre, quando il termine uomo sta a indicare la persona del Padre.
Se però uno ne ricavasse questo argomento: « L'uomo è ingenito, ma il Figlio è uomo, dunque il Figlio è ingenito », avremmo un sofisma di dizione, o di accidente.
Come anche ora diciamo che Dio è ingenito perché il Padre è ingenito, ma non possiamo concludere che il Figlio è ingenito, sebbene sia Dio.
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