Summa Teologica - III

Indice

Articolo 1 - Se il Figlio di Dio abbia assunto il corpo mediante l'anima

Infra, a. 4, ad 3; q. 50, a. 2, ad 2; In 3 Sent., d. 2, q. 2, a. 1, sol. 1; d. 21, q. 1, a. 1, sol. 1, ad 1; C. G., IV, c. 44; De Spir. Creat., a. 3, ad 5

Pare che il Figlio di Dio non abbia assunto il corpo mediante l'anima.

Infatti:

1. Il modo in cui il Figlio di Dio si unisce alla natura umana e alle sue parti è più perfetto di quello per cui è presente in tutte le creature.

Ma nelle creature egli si trova in modo immediato per essenza, presenza e potenza.

Quindi a maggior ragione il Figlio di Dio è unito alla sua carne immediatamente, e non mediante l'anima.

2. L'anima e il corpo furono uniti al Verbo di Dio in unità di ipostasi o di persona.

Ma il corpo appartiene alla persona o ipostasi umana in maniera immediata alla pari dell'anima.

Anzi il corpo, che è la materia, pare avere con l'ipostasi umana un rapporto più immediato di quanto lo abbia l'anima, che è la forma: infatti il principio di individuazione, incluso nel concetto di ipostasi, è la materia.

Quindi il Figlio di Dio non ha assunto la carne mediante l'anima.

3. Due cose si separano se viene tolto il mezzo che le univa: come rimossa la superficie sparirebbe dal corpo il colore, che gli inerisce mediante la superficie.

Ma l'unione del Verbo con il suo corpo perdura, come vedremo [ q. 50, a. 2 ], anche dopo la separazione dell'anima dovuta alla morte.

Quindi il Verbo non si unisce al corpo mediante l'anima.

In contrario:

S. Agostino [ Epist. 137,2 ] afferma: « La potenza infinita di Dio unì a sé l'anima razionale, e per mezzo di essa il corpo umano e l'uomo tutto intero, per redimerlo ».

Dimostrazione:

Ciò che è intermedio sta fra un principio e un termine.

Perciò come il principio e il termine, così anche ciò che è intermedio implica un ordine.

Ma l'ordine può essere di due specie: di tempo o di natura.

Ora, secondo l'ordine del tempo non c'è nel mistero dell'incarnazione qualcosa di intermedio: infatti, come si vedrà in seguito [ aa. 3,4 ], il Verbo di Dio uni a sé tutta la natura umana simultaneamente.

L'ordine poi di natura può essere considerato sotto due aspetti: primo, rispetto al grado di nobiltà: come diciamo ad es. che gli angeli sono intermedi fra l'uomo e Dio; secondo, rispetto alla causalità: e così tra la prima causa e l'ultimo effetto poniamo la causa intermedia.

E questo secondo tipo di ordine deriva sempre in qualche modo dal primo.

Dice infatti Dionigi [ De cael. hier. 13,3 ] che Dio per mezzo delle sostanze a lui più vicine opera su quelle più lontane.

Rispetto dunque al grado di nobiltà l'anima si trova fra Dio e il corpo.

E in questo senso possiamo dire che il Figlio di Dio ha unito a sé il corpo mediante l'anima.

- Ma anche secondo l'ordine della causalità l'anima è in qualche modo causa dell'unione del Figlio di Dio con la carne.

Il corpo infatti non sarebbe assumibile al di fuori del rapporto che lo unisce all'anima razionale facendone un corpo umano: poiché, come si è visto [ q. 4, a. 1 ], spetta alla natura umana di essere assumibile più di ogni altra.

Analisi delle obiezioni:

1. Fra le creature e Dio si possono riscontrare due tipi di ordine.

Il primo consiste nella dipendenza causale delle creature da Dio quale principio del loro essere.

E da questo punto di vista, per l'infinità della sua virtù nel produrre e nel conservare le creature, Dio raggiunge senza intermediari qualsiasi cosa.

In questo modo dunque Dio si trova immediatamente in tutte le cose per essenza, potenza e presenza.

Il secondo tipo di ordine consiste invece nel ritorno di tutte le cose a Dio come al loro [ ultimo ] fine.

E su questa via troviamo fra le creature e Dio degli intermediari: poiché le creature inferiori ritornano a Dio per mezzo delle creature superiori, come afferma Dionigi [ De cael. hier. 4,3 ].

Ora, l'assunzione della natura umana da parte del Verbo di Dio, che è il termine dell'assunzione, rientra in quest'ordine.

Perciò egli poteva unirsi al corpo mediante l'anima.

2. Se l'ipostasi del Verbo di Dio risultasse direttamente dalla natura umana, allora il corpo sarebbe più affine all'ipostasi, essendo costituito di materia, che è il principio dell'individuazione: come anche l'anima, che è la forma specifica, è più affine alla natura umana.

Ma poiché nel nostro caso l'ipostasi è preesistente e superiore alla natura umana, di conseguenza le parti di quest'ultima sono tanto più vicine all'ipostasi divina quanto più sono elevate.

E così l'anima è più vicina al Verbo di quanto lo sia il corpo.

3. Nulla impedisce che una cosa intervenga nella produzione di un effetto come disposizione congrua, senza tuttavia che venendo essa a mancare sparisca anche l'effetto: sebbene infatti quest'ultimo ne dipenda nel divenire, non ne dipende tuttavia nell'essere una volta che è realizzato.

Come un'amicizia nata per opera di un intermediario può durare anche senza di lui; e se una donna viene sposata per la sua bellezza, che la rende più adatta al matrimonio, il vincolo coniugale continua anche quando la bellezza viene meno.

Allo stesso modo dunque l'unione del Verbo di Dio con il corpo può continuare anche dopo la separazione dell'anima.

Indice