Summa Teologica - III |
In 3 Sent., d. 2, q. 2, a. 3; C. G., IV, c. 33
Pare che l'anima di Cristo sia stata assunta dal Verbo prima della carne.
1. Il Figlio di Dio assunse il corpo per mezzo dell'anima, come si è detto [ a. 1 ].
Ma ciò che è intermedio precede il termine.
Quindi il Figlio di Dio assunse l'anima prima del corpo.
2. L'anima di Cristo è più nobile degli angeli, stando alle parole del Salmo [ Sal 97,7 ]: « Adoratelo voi tutti suoi angeli ».
Ma gli angeli furono creati fin dal principio, come si è detto nella Prima Parte [ q. 46, a. 3 ].
Quindi anche l'anima di Cristo.
Essa però non fu creata prima di essere assunta poiché, come afferma il Damasceno [ De fide orth. 3,27 ], « né l'anima né il corpo di Cristo ebbero mai altra ipostasi che quella del Verbo ».
Pare quindi doveroso asserire che l'anima fu assunta prima della carne, la quale fu concepita poi nel seno verginale.
3. Il Vangelo [ Gv 1,14 ] dice di Cristo: « Lo abbiamo visto pieno di grazia e di verità », e poco dopo [ Gv 1,16 ]: « dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto », cioè tutti i fedeli di ogni tempo, come spiega il Crisostomo [ In Ioh. hom. 14 ].
Ma ciò non sarebbe vero se Cristo non avesse avuto la pienezza della grazia e della verità prima di tutti i santi esistiti fin dall'origine del mondo, poiché la causa non viene dopo l'effetto.
Poiché dunque la pienezza della grazia e della verità fu nell'anima di Cristo per l'unione con il Verbo, secondo le parole evangeliche [ Gv 1,14 ]: « Abbiamo visto la sua gloria come di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità », ne consegue che l'anima di Cristo fu assunta dal Verbo di Dio fin dal principio del mondo.
Scrive il Damasceno [ De fide orth. 4,6 ] : « Non è vero, come erroneamente dicono alcuni, che prima dell'incarnazione nel seno della Vergine l'anima intellettiva fu unita al Dio Verbo, e che da quel momento fu chiamata Cristo ».
Origene [ Peri arch. 1,7 s.; 2,8 ] riteneva che tutte le anime fossero state create fin dal principio, e tra queste anche l'anima di Cristo.
Ma ciò è inammissibile se si intende che sia stata creata allora senza essere subito unita al Verbo, poiché in tal caso quell'anima avrebbe dovuto avere per un certo tempo una propria sussistenza indipendentemente dal Verbo.
E così, al momento dell'assunzione da parte del Verbo, o non si sarebbe unita secondo la sussistenza, oppure avrebbe dovuto perdere la sussistenza preesistente.
Ma è altrettanto impossibile dire che quell'anima fu unita al Verbo fin dal principio, e poi nel seno della Vergine fu infusa nella carne.
In tal caso infatti la sua anima non sarebbe della stessa natura della nostra, che viene creata nel medesimo istante in cui è infusa nel corpo.
Per cui il Papa S. Leone [ Epist. 35,3 ] dice che « la carne [ di Cristo ] non era di natura diversa dalla nostra, né l'anima ebbe in lui un altro principio diverso da quello degli altri uomini ».
1. Come si è detto sopra [ a. 1 ], l'anima di Cristo fa da intermediaria nell'unione fra la carne e il Verbo in ordine di natura.
Ma ciò non esige che sia stata intermediaria anche in ordine di tempo.
2. L'anima di Cristo, come dice il Papa S. Leone [ l. cit. ], « eccelle non per diversità di specie, ma per sublimità di virtù ».
È infatti della stessa specie delle nostre anime, ma trascende anche gli angeli « per pienezza di grazia e di verità » [ Gv 1,14 ].
Ora, il modo dell'incarnazione è conforme al carattere generico della natura dell'anima la quale, essendo la forma di un corpo, deve essere creata nel preciso istante in cui viene infusa e unita al corpo.
Il che non accade negli angeli, essendo essi sostanze prive di ogni corporeità.
3. Dalla pienezza di Cristo tutti gli uomini ricevono secondo la fede che hanno in lui: dice infatti S. Paolo [ Rm 3,22 ] che « la giustizia di Dio è per mezzo della fede in Gesù Cristo per tutti quelli che credono in lui ».
Ora, come noi crediamo in Cristo incarnato, così gli antichi credevano in lui nascituro, « essendo essi animati dallo stesso spirito di fede », come osserva ancora l'Apostolo [ 2 Cor 4,13 ].
La fede in Cristo riceve poi la virtù di giustificare dalla gratuita volontà di Dio, secondo quelle altre parole di S. Paolo [ Rm 4,5 ]: « A chi non lavora, ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia secondo il decreto della grazia di Dio ».
Di conseguenza, essendo questo decreto eterno, nulla impedisce che per mezzo della fede in Gesù Cristo alcuni venissero giustificati prima che la sua anima fosse piena di grazia e di verità.
Indice |