Summa Teologica - III

Indice

Articolo 2 - Se in Cristo ci fossero le virtù

In 3 Sent., d. 13, q. 1, a. 1; a. 2, sol. 1

Pare che in Cristo non ci fossero le virtù.

Infatti:

1. Cristo aveva l'abbondanza della grazia.

Ma la grazia è sufficiente per compiere bene ogni azione, come si legge nell'Apostolo [ 2 Cor 12,9 ]: « Ti basta la mia grazia ».

Quindi in Cristo non c'erano le virtù.

2. Secondo il Filosofo [ Ethic. 7,1 ] la virtù si contrappone all'« abito eroico o divino », che viene attribuito agli uomini divini.

Ma esso spettava sommamente a Cristo.

Egli dunque non aveva le virtù, ma qualcosa di meglio.

3. Come si è detto nella Seconda Parte [ I-II, q. 65, aa. 1,2 ], le virtù sono possedute tutte insieme.

Ma in Cristo non ci potevano essere tutte le virtù: come è chiaro per la liberalità e la magnificenza, che presuppongono le ricchezze, che Cristo invece disprezzò, come si legge nel Vangelo [ Mt 8,20 ]: « Il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo ».

E anche la temperanza e la continenza vengono esercitate nei riguardi delle concupiscenze cattive, che in Cristo non c'erano.

Quindi Cristo non aveva le virtù.

In contrario:

La Glossa [ ord. ], sulle parole del Salmo [ Sal 1,2 ]: « Si compiace della legge del Signore », osserva: « Qui si presenta il Cristo pieno di ogni bontà ».

Ma la virtù è « una buona qualità della mente » [ P. Lomb., Sent. 2,27 ].

Quindi Cristo era pieno di ogni virtù.

Dimostrazione:

Nella Seconda Parte [ I-II, q. 110, a. 4 ] abbiamo detto che le virtù perfezionano le potenze dell'anima, come la grazia perfeziona la sua essenza.

Per cui è necessario che come le potenze dell'anima derivano dalla sua essenza, così le virtù siano come delle derivazioni della grazia.

Ora, più una causa è perfetta e più influisce sugli effetti.

Di conseguenza, essendo stata la grazia di Cristo perfettissima, da essa necessariamente scaturirono le virtù perfettive delle singole potenze dell'anima quanto a tutte le sue operazioni.

Quindi Cristo aveva tutte le virtù.

Analisi delle obiezioni:

1. La grazia basta all'uomo per tutte quelle cose che devono condurlo alla beatitudine.

Ma alcune di tali cose la grazia le produce direttamente da se stessa, come renderci accetti a Dio e altre simili; altre invece le ottiene per mezzo delle virtù, che scaturiscono dalla grazia.

2. Quell'abito eroico o divino differisce dalla virtù comune solo per la perfezione, in quanto cioè abilita al bene in misura superiore al normale.

Per cui ciò non significa che Cristo non avesse le virtù, ma che le aveva in modo perfettissimo al di là della misura comune.

Come anche Plotino ammetteva un grado sublime di virtù, che diceva essere proprio dell'« animo purificato » [ cf. Macrob., De somn. Scip. 1,8 ].

3. La liberalità e la magnificenza vengono raccomandate nei riguardi delle ricchezze in quanto non ce le fanno apprezzare tanto da farci trascurare per esse il nostro dovere.

Ma tanto meno le apprezza colui che le disprezza del tutto e le rifiuta per amore della perfezione.

Perciò Cristo, per il fatto stesso di disprezzare tutte le ricchezze, dimostrò di possedere in sommo grado la liberalità e la magnificenza.

Tuttavia egli esercitò la liberalità come gli si addiceva, facendo cioè distribuire ai poveri le offerte che gli pervenivano: per cui quando il Signore disse a Giuda: « Quello che fai, fallo presto », i discepoli pensarono che gli avesse comandato di « dare qualcosa ai poveri » [ Gv 13,29 ].

Cristo poi non aveva in alcun modo le concupiscenze cattive, come vedremo [ q. 15, a. 2 ].

Ma ciò non significa che egli non avesse la temperanza, che è tanto più perfetta quanto più uno è libero dalle concupiscenze disordinate.

Per cui il temperante, secondo il Filosofo [ Ethic. 7,9 ], differisce dal continente per il fatto che il temperante non ha le concupiscenze cattive, mentre il continente le reprime.

Stando dunque a questo significato della continenza inteso dal Filosofo, per il fatto stesso che Cristo aveva tutte le virtù segue che non aveva la continenza, che non è una virtù, ma qualcosa di meno.

Indice