Summa Teologica - III |
Supra, q. 6, a. 6; In 3 Sent., d. 13, q. 3, a. 2, sol. 3; Comp. Theol., c. 214
Pare che la grazia abituale in Cristo non derivi dall'unione [ ipostatica ].
1. Una cosa non deriva mai da se stessa.
Ma la grazia abituale di Cristo si identifica con la grazia di unione: dice infatti S. Agostino [ De praedest. sanct. 15 ]: « Dall'inizio della sua fede ogni uomo diventa cristiano per quella medesima grazia per cui quell'uomo divenne Cristo fin dall'inizio della sua esistenza », alludendo con la prima affermazione alla grazia abituale e con la seconda alla grazia di unione.
Quindi la grazia abituale non deriva dall'unione [ ipostatica ].
2. La disposizione precede la perfezione cronologicamente, o almeno concettualmente.
Ma la grazia abituale è per la natura umana come una disposizione all'unione personale.
Quindi la grazia abituale non segue, ma piuttosto precede l'unione [ ipostatica ].
3. Ciò che è comune precede ciò che è proprio.
Ma la grazia abituale è comune a Cristo e agli altri uomini, mentre la grazia dell'unione è propria di Cristo.
Perciò in ordine di natura la grazia abituale precede la stessa unione: quindi non ne deriva.
Sta scritto [ Is 42,1 ]: « Ecco il mio servo che io sostengo », e subito dopo: « Ho posto il mio Spirito su di lui », il che si riferisce chiaramente al dono della grazia abituale.
Da ciò risulta dunque che in Cristo l'unione ipostatica precede la grazia abituale.
L'unione della natura umana con la persona divina, che sopra [ q. 2, a. 10; q. 6, a. 6 ] abbiamo chiamato la stessa grazia dell'unione [ ipostatica ], precede in Cristo la grazia abituale: non però in ordine di tempo, ma di natura e di ragione.
E ciò per tre motivi.
Primo, in base all'ordine delle rispettive cause.
La causa infatti dell'unione è la persona del Figlio, che assume la natura umana e che si dice « mandata nel mondo » [ Gv 3,17 ] in seguito a questa assunzione.
La causa invece della grazia abituale, che viene data assieme alla carità, è lo Spirito Santo, il quale si dice mandato in quanto abita nell'anima per mezzo della carità [ Rm 5,5; Rm 8,9.11; Gal 4,6 ].
Ora, la missione del Figlio in ordine di natura precede la missione dello Spirito Santo, come in ordine di natura lo Spirito Santo procede quale amore dal Figlio e dal Padre.
Perciò anche l'unione ipostatica, alla quale riferiamo la missione del Figlio, precede in ordine di natura la grazia abituale, a cui riferiamo la missione dello Spirito Santo.
Secondo, questo ordine si giustifica per il rapporto tra la grazia e la sua causa.
Poiché la grazia è causata nell'uomo dalla presenza di Dio, come la luce nell'aria dalla presenza del sole, per cui leggiamo nella Scrittura [ Ez 43,2 ]: « La gloria del Dio d'Israele giungeva dalla via orientale, e la terra risplendeva della sua gloria ».
Ora, la presenza di Dio in Cristo dipende dall'unione della natura umana con la persona divina.
Perciò la grazia abituale di Cristo deriva da questa unione come lo splendore dal sole.
Una terza giustificazione di questo ordine può essere desunta dal fine della grazia.
Essa è infatti un mezzo per agire bene.
Ma « le azioni appartengono ai suppositi e agli individui » [ cf. Met. 1,1 ].
Perciò l'azione, e quindi la grazia ad essa destinata, presuppone l'ipostasi operante.
Ora, nella natura umana [ di Cristo ] l'ipostasi non è pensabile prima dell'unione, come si è spiegato sopra [ q. 4, a. 3 ].
Quindi la grazia dell'unione precede in ordine logico la grazia abituale.
1. S. Agostino nel testo citato intende per grazia la libera volontà di Dio che elargisce gratuitamente i suoi benefici.
E per questo dice che qualunque uomo diventa cristiano con la stessa grazia per cui un uomo è diventato Cristo: in quanto cioè ambedue le cose avvengono per gratuita volontà di Dio, senza alcun merito.
2. Nelle realtà che si realizzano successivamente la disposizione precede in ordine di generazione la perfezione a cui dispone, ma dopo l'introduzione della forma la disposizione deriva naturalmente da quest'ultima: come il calore che ha predisposto la materia alla forma del fuoco diventa poi un effetto conseguente alla forma del fuoco già esistente.
Ora, la natura umana fu unita in Cristo alla persona del Verbo fin dall'inizio senza successione.
Perciò la grazia abituale non va concepita come anteriore all'unione, bensì come da essa derivante quale proprietà naturale.
Da cui l'affermazione di S. Agostino [ Enchir. 12.40 ] che « la grazia è in certo qual modo naturale a Cristo uomo ».
3. Ciò che è comune precede ciò che è proprio nell'ambito della stessa natura, ma nell'ambito di generi diversi nulla impedisce che il proprio preceda il comune.
Ora, la grazia dell'unione non è dello stesso genere della grazia abituale, ma è al di là di ogni genere, come la stessa persona divina.
Per cui nulla impedisce che questa singolarità preceda ciò che è comune: poiché non si aggiunge a ciò che è comune, ma ne è piuttosto il principio e la fonte.
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