Summa Teologica - III

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Articolo 10 - Se l'unione dell'incarnazione sia avvenuta mediante la grazia

Infra, q. 6, a. 6; In 3 Sent., d. 13, q. 3, a. 1; De Verit., q. 29, a. 2; In Col., c. 2, lect. 2

Pare che l'unione dell'incarnazione non sia avvenuta mediante la grazia.

Infatti:

1. La grazia è un accidente, come si è detto nella Seconda Parte [ I-II, q. 110, a. 2, ad 2 ].

Ma l'unione della natura umana con quella divina non è accidentale, come si è dimostrato sopra [ a. 6 ].

Quindi l'unione dell'incarnazione non avvenne mediante la grazia.

2. Il soggetto della grazia è l'anima.

Ma come dice S. Paolo [ Col 2,9 ], « in Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità ».

Quindi quell'unione non avvenne mediante la grazia.

3. Ogni santo si unisce a Dio con la grazia.

Se dunque l'unione dell'incarnazione avvenne in virtù della grazia, Cristo non sarebbe Dio in modo diverso dagli altri uomini santi.

In contrario:

Dice S. Agostino [ De praedest. sanct. 15.30 ] che « ciascun uomo all'inizio della sua fede diviene cristiano in virtù della medesima grazia per la quale dal primo momento della sua esistenza un uomo divenne il Cristo ».

Ma quell'uomo divenne il Cristo unendosi alla natura divina.

Quell'unione dunque si compì mediante la grazia.

Dimostrazione:

Come si disse nella Seconda Parte [ I-II, q. 110, a. 1 ], la grazia significa due cose: anzitutto la stessa volontà di Dio che dona gratuitamente, e in secondo luogo lo stesso dono gratuito di Dio.

Ora, la natura umana ha bisogno della gratuita volontà di Dio per essere elevata a lui, essendo ciò al di sopra delle sue forze.

Ma in due modi la natura umana si eleva a Dio.

Primo, mediante l'operazione, quella per cui i santi conoscono e amano Dio.

Secondo, mediante l'essere personale, e questo modo è proprio di Cristo, in cui la natura umana fu portata ad appartenere alla persona del Figlio di Dio.

Ora, è chiaro che per avere un'operazione perfetta si richiede che la potenza sia perfezionata da un abito, mentre non si richiede un abito perché una natura abbia l'essere nel suo supposito.

Così dunque, se per grazia si intende la stessa volontà di Dio in quanto fa qualcosa gratuitamente, o mostra a qualcuno benevolenza e approvazione, allora si dirà che l'incarnazione è avvenuta per grazia, come anche l'unione dei santi con Dio nella conoscenza e nell'amore.

Se invece per grazia si intende lo stesso dono gratuito di Dio, allora il fatto stesso dell'unione della natura umana con la persona divina può dirsi in certo qual modo grazia, in quanto si è avverato senza preparazione di meriti; non però nel senso che ci sia una grazia abituale che faccia da mezzo per tale unione.

Analisi delle obiezioni:

1. La grazia come accidente è un dono che comunica all'uomo una certa somiglianza con Dio.

Ma con l'incarnazione la natura umana non fu resa partecipe di una somiglianza con la natura divina, bensì fu congiunta con la stessa natura divina nella persona del Figlio.

Ora, una realtà in se stessa vale più di una sua immagine partecipata.

2. La grazia abituale risiede nell'anima, ma la grazia o il dono gratuito di Dio che consiste nell'unione con la persona divina spetta a tutta la natura umana, composta di anima e di corpo.

E in questo senso si dice che in Cristo la pienezza della divinità abita corporalmente, poiché la natura divina è unita non solo all'anima, ma anche al corpo.

Tuttavia si può intendere quel « corporalmente » anche nel senso di « non a guisa d'ombra », cioè non come era presente Dio nei sacramenti dell'antica Legge, dei quali nello stesso testo [ Col 2,17 ] si dice che erano « un'ombra delle cose future, mentre Cristo è il corpo »: contrapponendo così il corpo all'ombra.

Alcuni poi spiegano quel « corporalmente » nel senso che la divinità è in Cristo in tre modi, come tre sono le dimensioni di un corpo: in un primo modo per essenza, per presenza e per potenza, come nelle altre creature; in un secondo modo mediante la grazia santificante, come nei santi; in un terzo modo attraverso l'unione personale, che è propria di lui soltanto.

3. Ciò rende chiara la risposta alla terza obiezioni: in quanto cioè l'unione dell'incarnazione non si compì solo in virtù della grazia abituale come negli altri santi, ma secondo la sussistenza, o la persona.

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