Summa Teologica - III |
I, q. 42, a. 4, ad 1; In 3 Sent., d. 11, q. 1, a. 1, ad 2; In 1 Cor., c. 15, lect. 3
Pare che non si possa dire che Cristo è sottomesso al Padre.
1. Ogni cosa che è sottomessa a Dio Padre è una creatura: poiché, come si legge nel De ecclesiasticis dogmatibus [ 4 ], « nella Trinità nessuno è servo né sottoposto ».
Ma non si può dire in senso assoluto che Cristo è una creatura, come si è visto precedentemente [ q. 16, a. 8 ].
Quindi non si può neppure dire in senso assoluto che Cristo è sottomesso al Padre.
2. È sottomesso a Dio ciò che serve al suo dominio.
Ma non si può attribuire la servitù alla natura umana di Cristo: dice infatti il Damasceno [ De fide orth. 3,21 ] che « non possiamo chiamare serva » la natura umana di Cristo.
« Infatti la servitù e il dominio non sono delle proprietà che appartengono alla natura, ma delle semplici relazioni, come la paternità e la filiazione ».
Quindi Cristo secondo la natura umana non è sottomesso a Dio Padre.
3. Scrive S. Paolo [ 1 Cor 15,28 ]: « Quando tutto gli sarà sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti ».
Ma come osserva lo stesso Apostolo [ Eb 2,8 ], « al presente non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa ».
Quindi anche il Figlio non è ancora sottomesso al Padre, che gli ha sottomesso ogni cosa.
Cristo [ Gv 14,28 ] dichiara: « Il Padre è più grande di me ».
E S. Agostino [ De Trin. 1,7.14 ] osserva: « Non senza ragione la Scrittura dice tutte e due le cose: che il Figlio è uguale al Padre, e che il Padre è più grande del Figlio.
La prima cosa infatti si spiega per la forma di Dio, la seconda per la forma di servo, senza alcuna confusione ».
Ma il più piccolo è sottomesso al più grande.
Quindi Cristo secondo la forma di servo è sottomesso al Padre.
A chiunque possiede una certa natura si possono attribuire le proprietà di tale natura.
Ma la natura umana ha per se stessa una triplice sottomissione a Dio.
Una secondo il grado della bontà: per il fatto cioè che la natura divina è l'essenza stessa della bontà, come risulta da Dionigi [ De div. nom. 1 ], mentre la natura creata ha una certa partecipazione della bontà divina, essendo quasi soggetta all'irradiazione di quella bontà.
- Secondo, la natura umana è sottomessa a Dio per il potere che Dio esercita su di essa, essendo la natura umana, come anche ogni creatura, sottomessa alle disposizioni della provvidenza divina.
- Terzo, la natura umana è sottomessa a Dio in modo speciale per sua propria iniziativa, in quanto cioè con la sua volontà obbedisce alle leggi divine.
E Cristo ha espressamente riconosciuto in se stesso questa triplice sottomissione al Padre.
La prima dicendo [ Mt 19,17 ]: « Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono ».
E S. Girolamo [ In Mt 3 ] commenta: « Dato che l'aveva chiamato maestro buono, e non lo aveva riconosciuto come Dio, o come Figlio di Dio, disse che l'uomo, per quanto santo, non è buono a confronto di Dio ».
Il che faceva capire che egli secondo la sua natura umana rimaneva al di sotto della bontà divina.
E dato che « nelle cose che non hanno quantità l'essere più grande si identifica con l'essere migliore », come dice S. Agostino [ De Trin. 6,8 ], per questa ragione il Padre viene detto « più grande di Cristo » secondo la natura umana.
La seconda sottomissione invece viene attribuita a Cristo in quanto la provvidenza divina ha disposto tutti gli avvenimenti relativi alla sua umanità.
Per cui Dionigi [ De cael. hier. 4,4 ] afferma che Cristo « è sottoposto alle disposizioni di Dio Padre ».
E questa è la sottomissione della servitù, secondo la quale « ogni creatura serve a Dio » [ Gdt 16,17 ], essendo soggetta ai suoi ordini, secondo le parole della Sapienza [ Sap 16,24 ]: « La creazione obbedisce a te, suo Creatore ».
E in questo senso è anche scritto [ Fil 2,7 ] che il Figlio stesso di Dio « ha assunto la forma di servo ».
Cristo attribuisce poi a se stesso anche la terza sottomissione, dicendo [ Gv 8,29 ]: « Io faccio sempre ciò che gli è gradito ».
E questa è la sottomissione dell'obbedienza.
Per cui si dice [ Fil 2,8 ] che « egli si è fatto obbediente al Padre fino alla morte ».
1. Come non si può dire che Cristo è una creatura senza restrizioni, ma soltanto secondo la natura umana, e questa restrizione va sottintesa anche se non è espressa, come si è visto [ q. 16, a. 8 ], così non si può dire che Cristo è soggetto al Padre in senso assoluto, ma solo secondo la natura umana, anche se la restrizione non viene fatta esplicitamente.
Però è meglio esprimerla, per evitare l'errore di Ario, il quale riteneva il Figlio inferiore al Padre.
2. La relazione di servitù e di dominio si basa sull'azione e sulla passione, essendo proprio del servo muoversi per comando del padrone.
Ora, l'operare non viene attribuito alla natura come al soggetto agente, ma alla persona, poiché « le azioni sono proprie dei suppositi e degli individui », come insegna il Filosofo [ Met. 1,1 ].
Nondimeno l'operare viene attribuito alla natura come al principio secondo il quale la persona o ipostasi agisce.
Sebbene quindi non sia esatto dire che la natura è signora o serva, tuttavia si dice con proprietà di linguaggio che un'ipostasi, o persona, è signora o serva secondo una determinata natura.
E in questo senso nulla impedisce di affermare che Cristo è soggetto al Padre, o è suo servo, secondo la natura umana.
3. Come spiega S. Agostino [ De Trin. 1,8.15 ], « Cristo riconsegnerà il regno al suo Dio e Padre quando i giusti, nei quali adesso regna con la fede, raggiungeranno per mezzo di lui la visione », ossia vedranno la stessa essenza divina comune al Padre e al Figlio.
E allora egli sarà totalmente soggetto al Padre, poiché lo sarà non solo in se stesso, ma anche nelle sue membra, ammesse alla partecipazione piena della bontà divina.
Allora anche le cose stesse nella loro totalità gli saranno soggette per il compimento finale della sua volontà in esse.
Sebbene anche adesso tutte le cose siano soggette al suo potere, secondo la sua affermazione [ Mt 28,18 ]: « Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra ».
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