Summa Teologica - III |
In 4 Sent., d. 12, q. 1, a. 2, sol. 4; C. G., IV, c. 66; Quodl., 11, a. 5, ad 3; In 1 Cor., c. 11, lect. 4
Pare che nulla possa essere generato dalle specie sacramentali.
1. Ciò che viene generato, viene generato dalla materia: infatti dal nulla non si genera nulla, sebbene dal nulla possa derivare qualcosa per creazione.
Ma sotto le specie sacramentali non c'è altra materia che quella del corpo di Cristo, che è incorruttibile.
Quindi dalle specie sacramentali nulla può essere generato.
2. Tra cose che non sono dello stesso genere, una non può essere generata dall'altra: come dalla bianchezza non può derivare una linea.
Ma l'accidente e la sostanza differiscono nel genere.
Essendo quindi le specie sacramentali degli accidenti, non è possibile che da esse derivi una sostanza.
3. Se da esse venisse generata una qualche sostanza corporea, questa non sarebbe senza i suoi accidenti.
Se dunque dalle specie sacramentali venisse generata una certa sostanza corporea, dagli accidenti dovrebbero nascere sia la sostanza che gli accidenti, ossia due realtà da una: il che è impossibile.
È quindi impossibile che dalle specie sacramentali venga generata una sostanza corporea.
Si può vedere con i sensi che dalle specie sacramentali viene generato qualcosa: o la cenere, se vengono bruciate; o i vermi, se vanno in putrefazione; o la polvere, se vengono triturate.
Poiché, come dice Aristotele [ De gen. et corr. 1,3 ], « la corruzione di una cosa è la generazione di un'altra », è inevitabile che dalle specie sacramentali venga generata qualche altra cosa quando si corrompono.
Non si corrompono infatti in modo da sparire completamente, come se venissero annichilate, ma ad esse succede in modo evidente un'entità sensibile.
In che modo però da esse possa venire generato qualcosa, è difficile a comprendersi.
È chiaro infatti che dal corpo e dal sangue di Cristo, ivi realmente presenti, non viene generato nulla, trattandosi di realtà incorruttibili.
Se invece rimanesse in questo sacramento la sostanza o la materia del pane e del vino, allora sarebbe facile vedere generata da esse, come alcuni ritennero, l'entità sensibile successiva.
Ciò però è falso in base a quanto si è detto sopra [ q. 75, aa. 2,4,8 ].
Alcuni perciò dissero che gli elementi generati non provengono dalle specie sacramentali, ma dall'aria circostante.
- Ma ciò risulta impossibile per molti motivi.
Primo, poiché quando viene generata una cosa da un'altra, quest'ultima precedentemente appare alterata e corrotta.
Ora, nell'aria circostante non si manifesta in precedenza alcuna alterazione e corruzione.
Non è da essa perciò che hanno origine i vermi o le ceneri.
- Secondo, poiché la natura dell'aria non è tale da poter produrre con simili alterazioni tali cose.
Terzo, poiché può accadere che venga bruciata o vada in putrefazione una grande quantità di ostie consacrate, e con l'aria non sarebbe possibile generare altrettanta materia terrestre se non attraverso un grande e anche assai notevole ispessimento dell'aria stessa.
- Quarto, poiché in tale trasformazione potrebbero essere coinvolti anche i corpi solidi circostanti, p. es. il ferro o le pietre [ su cui poggia il sacramento ]: che invece dopo tale generazione risultano invariati.
- Perciò questa è un'affermazione insostenibile, in quanto contraria ai dati sensibili.
Altri perciò hanno detto che nel momento della corruzione delle specie ritornerebbe la sostanza del pane e del vino, e così dalla ritornata sostanza del pane e del vino verrebbero generate le ceneri, i vermi e altre simili cose.
Ma anche questa opinione è inaccettabile.
Primo, poiché se la sostanza del pane e del vino si è convertita nel corpo e nel sangue di Cristo, come si è detto sopra [ q. 75, aa. 2,4 ], essa non può ritornare a esistere se non per la riconversione del corpo e del sangue di Cristo nella sostanza del pane e del vino, il che è impossibile: come non può tornare a esistere l'aria convertitasi in fuoco se non per la riconversione del fuoco in aria.
Che se poi la sostanza del pane e del vino fosse stata annichilata, non potrebbe tornare a esistere, poiché ciò che è caduto nel nulla non può ritornare numericamente identico; a meno che non si denomini ritorno della sostanza precedente il fatto che Dio ne crea una nuova al posto della prima.
Secondo, ciò è impossibile poiché non si può assegnare il tempo in cui la sostanza del pane e del vino dovrebbe ritornare.
Infatti si è dimostrato sopra [ a. 4; q. 76, a. 6, ad 3 ] che durante tutta la permanenza delle specie del pane e del vino rimangono il corpo e il sangue di Cristo i quali, secondo le spiegazioni già date [ q. 75, a. 2 ], non possono essere presenti in questo sacramento assieme alla sostanza del pane e del vino.
Per cui tale sostanza non può ritornare finché durano le specie sacramentali.
E neppure può tornare quando esse spariscono, poiché allora la sostanza del pane e del vino verrebbe a trovarsi senza i propri accidenti, il che è impossibile.
- A meno forse che non si affermi che nell'ultimo istante della corruzione delle specie ritorna non la sostanza del pane e del vino, essendo quello l'istante medesimo in cui si presentano le sostanze generate dalle specie, bensì la materia del pane e del vino, che propriamente parlando dovrebbe dirsi creata di nuovo, piuttosto che ritornata.
E in questo senso la suddetta opinione sarebbe sostenibile.
Tuttavia, poiché non pare ragionevole ammettere dei miracoli in questo sacramento se non in dipendenza dalla consacrazione, la quale non comporta né creazione né ritorno di materia, è meglio asserire che nella consacrazione stessa viene concesso miracolosamente alla quantità dimensiva del pane e del vino di essere il primo soggetto delle forme successive.
Ora, questa è una proprietà della materia.
Di conseguenza è concesso alla suddetta quantità tutto ciò che spetta alla materia.
E così quanto potrebbe essere generato dalla materia del pane e del vino se fosse presente, può essere generato dalla suddetta quantità dimensiva del pane e del vino; e non per un nuovo miracolo, ma in forza del miracolo già compiuto [ nella consacrazione ].
1. Sebbene [ nelle sacre specie ] non ci sia la materia per generare qualcosa, c'è tuttavia la quantità dimensiva, che fa le veci della materia, come si è detto [ nel corpo ].
2. Le specie sacramentali sono certamente degli accidenti, tuttavia hanno le funzioni e le virtù della sostanza, come si è detto [ ib. e a. 3 ].
3. La quantità dimensiva del pane e del vino conserva la propria natura, e inoltre riceve miracolosamente le virtù e le proprietà della sostanza.
E così può trasformarsi in ambedue le cose, cioè nella nuova sostanza e nelle dimensioni.
Indice |