Summa Teologica - III |
In 4 Sent., d. 12, q. 1, a. 2, sol. 6; Quodl., 10, q. 1, a. 3
Pare che al vino consacrato non si possano mescolare altri liquidi.
1. Il liquido che viene mescolato prende le qualità del liquido a cui viene aggiunto.
Ma nessun liquido può prendere le qualità delle specie sacramentali, essendo esse degli accidenti senza sostanza, come si è detto [ a. 1 ].
Quindi nessun liquido può essere mescolato alle specie sacramentali del vino.
2. Se un liquido venisse mescolato con quelle specie, necessariamente ne deriverebbe un composto unico.
Ora, non è possibile comporre un'unica cosa né combinando il liquido suddetto, che è una sostanza, con le specie sacramentali, che sono degli accidenti, né combinando tale liquido con il sangue di Cristo, il quale a motivo della sua incorruttibilità non ammette addizioni o sottrazioni.
Perciò nessun liquido può essere mescolato al vino consacrato.
3. Se al vino consacrato si potesse mescolare un altro liquido, anch'esso dovrebbe diventare consacrato, come l'acqua che è versata nell'acqua benedetta diventa anch'essa benedetta.
Ma il vino consacrato è il vero sangue di Cristo.
Quindi anche il liquido aggiunto diventerebbe sangue di Cristo.
In tal caso dunque una sostanza diverrebbe sangue di Cristo per una via diversa dalla consacrazione: il che è inammissibile.
Quindi nessun liquido può essere mescolato al vino consacrato.
4. Se mescolando due cose una di esse si corrompe totalmente, non si ha più un miscuglio, come osserva Aristotele [ De gen. et corr. 1,10 ].
Ma l'aggiunta di qualsiasi liquido corrompe la specie sacramentale del vino, per cui il sangue di Cristo cessa di esistere sotto di essa.
E ciò sia perché il più e il meno sono differenze che distinguono la quantità, come il bianco e il nero distinguono il colore, sia perché il liquido aggiunto, non trovando ostacolo alcuno, si diffonde per tutte le specie consacrate: e così viene a cessare in esse la presenza del sangue di Cristo, il quale non può esservi presente assieme a un'altra sostanza.
Perciò nessun altro liquido può essere mescolato al vino consacrato.
I sensi costatano che altri liquidi possono essere mescolati al vino dopo la consacrazione, esattamente come prima di essa.
La soluzione del presente quesito deriva chiaramente da quanto si è già detto.
Infatti sopra [ a. 3; a. 5, ad 2 ] abbiamo visto che le specie che rimangono in questo sacramento, come in virtù della consacrazione acquistano il modo di essere della sostanza, così acquistano di essa anche il modo di agire e di patire: ossia la capacità di fare e di ricevere quanto farebbe o riceverebbe la sostanza, se essa fosse presente.
Ora, è chiaro che se fosse presente la sostanza del vino, ad essa si potrebbe mescolare dell'altro liquido.
L'effetto però di tale aggiunta sarebbe diverso secondo la qualità e la quantità del liquido.
Se esso infatti venisse aggiunto in quantità tale da potersi diffondere in tutto il vino, il miscuglio sarebbe totale.
Ora, ciò che è composto di due cose non è più né l'una né l'altra delle due, ma ambedue si convertono nel composto che ne risulta.
E in questo caso, se il liquido aggiunto al vino fosse di altra natura, ne seguirebbe che il vino di prima cesserebbe di esistere.
- Se invece il liquido aggiunto al vino fosse della stessa natura, p. es. dell'altro vino, rimarrebbe la natura del vino, ma il vino non rimarrebbe numericamente lo stesso.
E lo dimostra la diversità degli accidenti: p. es. se un vino fosse bianco e l'altro rosso.
Se però il liquido aggiunto fosse così poco da non potersi diffondere dappertutto, non si avrebbe un miscuglio di tutto il vino, ma solo di una sua parte, la quale evidentemente cambierebbe di individualità per l'aggiunta di materia estranea.
Il tutto però conserverebbe la medesima natura, e non solo se quel poco liquido versatovi fosse vino, ma anche se fosse di altra natura, poiché una goccia d'acqua versata in molto vino si cambia in vino, come osserva Aristotele [ De gen. et corr. 1,5 ].
Ora, negli articoli precedenti [ a. 4; q. 76, a. 6, ad 3 ] si è dimostrato che il corpo e il sangue di Cristo rimangono in questo sacramento finché le specie conservano la propria identità numerica: poiché viene consacrato questo pane e questo vino determinato.
Per cui se si facesse l'aggiunta di un liquido qualsiasi in misura tale che esso si diffondesse in tutto il vino consacrato e si mescolasse ad esso, sparirebbe l'identità numerica e cesserebbe insieme la presenza del sangue di Cristo.
Se invece si aggiungesse un liquido in misura così scarsa per cui esso non potesse diffondersi dappertutto, ma solo in una parte delle specie, allora la presenza del sangue di Cristo cesserebbe in quella parte e rimarrebbe nelle altre.
1. Innocenzo III in una Decretale [ Regesta 5,121 ] dichiara che « gli accidenti si uniscono con il vino aggiunto: poiché se si aggiungesse dell'acqua, essa prenderebbe il sapore del vino.
Accade così che gli accidenti mutano soggetto, come accade anche che il soggetto muti gli accidenti.
La natura così cede al miracolo, e la virtù divina opera fuori dell'ordine consueto ».
Ciò però non va inteso nel senso che i medesimi accidenti passino numericamente dal vino consacrato al vino aggiunto, ma tale mutamento avviene a seguito di un'azione.
Infatti gli accidenti del vino che rimangono conservano le attività della sostanza, come si disse [ nel corpo ], e quindi è con una trasmutazione che raggiungono il liquido aggiunto.
2. Il liquido aggiunto al vino consacrato non si mescola in alcun modo alla sostanza del sangue di Cristo.
Si mescola però alle specie sacramentali: tuttavia con tale mescolanza le dette specie si corrompono o in tutto o in parte, in conformità con quanto si disse [ a. 5 ] sulla possibilità che da quelle specie venga generata qualche altra cosa.
Se dunque si corrompono in tutto, non c'è più problema: poiché ci sarà ormai un nuovo tutto uniforme.
Se invece si corrompono in parte, allora ci sarà un'unica dimensione secondo la continuità della quantità, non però secondo il modo di essere, poiché una parte di essa sarà priva di soggetto e un'altra legata alla sostanza: come se un unico corpo venisse formato con due metalli, vi sarà un corpo solo secondo la quantità, non però secondo la natura specifica.
3. Come dice Innocenzo III nella Decretale suddetta [ cf. ad 1 ], « se dopo la consacrazione del vino si infonde nel calice dell'altro vino, questo non si cambia nel sangue, né si mescola al sangue, ma mescolandosi agli accidenti del vino precedente circonda da ogni parte il sangue di Cristo ivi presente, senza mescolarsi ad esso ».
Il che va inteso in riferimento al caso in cui l'aggiunta del liquido estraneo non sia così grande da far cessare totalmente la presenza del sangue di Cristo.
E allora si dice che lo « circonda da ogni parte » non perché venga a contatto con il sangue di Cristo secondo le sue dimensioni proprie, ma secondo le dimensioni sacramentali in cui è contenuto.
- Diverso è invece il caso dell'acqua benedetta: perché quella benedizione non produce alcun cambiamento nella sostanza dell'acqua, come invece lo produce la consacrazione del vino.
4. Alcuni dissero che per quanto piccola sia l'aggiunta di liquido estraneo, la sostanza del sangue di Cristo cessa di esistere sotto tutta la specie.
E la ragione è quella riferita dall'argomento.
Ma non è una ragione valida.
Infatti il più e il meno diversificano la quantità estesa non nella sua essenza, ma nella determinazione della sua misura.
Inoltre il liquido aggiunto può essere così scarso da non potersi diffondere ovunque a motivo della sua pochezza, e non solo delle dimensioni: le quali, come si è già spiegato [ nel corpo, inizio ], sebbene siano prive di soggetto, tuttavia oppongono a un altro liquido tanta resistenza quanta ne opporrebbe la sostanza se fosse presente.
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