Summa Teologica - III |
In 4 Sent., d. 14, q. 1, a. 2, sol. 2
Pare che la penitenza sia la prima tra le virtù.
1. Spiegando le parole evangeliche [ Mt 3,2 ]: « Fate penitenza », la Glossa [ ord. ] afferma: « La prima virtù consiste nel punire con la penitenza l'uomo vecchio e nell'odiarne i vizi ».
2. L'abbandono del punto di partenza pare debba precedere il raggiungimento del termine di arrivo.
Ma tutte le altre virtù paiono riguardare questo raggiungimento del termine di arrivo: poiché esse ordinano tutte l'uomo a ben operare.
Invece la penitenza ordina all'abbandono del male.
Quindi la penitenza pare precedere tutte le altre virtù.
3. Prima della penitenza c'è il peccato nell'anima.
Ora, nessuna virtù può stare nell'anima assieme al peccato.
Quindi nessuna virtù può esistere prima della penitenza, ma essa è la prima, che apre la porta alle altre escludendo il peccato.
La penitenza, come si è detto [ a. 5 ], deriva dalla fede, dalla speranza e dalla carità.
Quindi la penitenza non è la prima tra le virtù.
Tra le virtù non c'è un ordine cronologico rispetto alla loro esistenza come abiti: essendo infatti tra loro connesse, come si è spiegato nella Seconda Parte [ I-II, q. 65, a. 3 ], tutte le virtù cominciano a esistere nell'anima simultaneamente.
Si dice invece che l'una precede l'altra in ordine di natura rispetto agli atti: cioè in quanto l'atto di una virtù presuppone l'atto di un'altra.
Ora, sotto questo aspetto si deve affermare che certi atti lodevoli possono precedere l'atto e l'abito della penitenza anche cronologicamente: come l'atto della fede e della speranza informi, e l'atto del timore servile.
Invece l'atto e l'abito della carità coincidono cronologicamente con l'atto e con l'abito della penitenza, e con gli abiti delle altre virtù: come infatti si è già visto nella Seconda Parte [ I-II, q. 113, aa. 7,8 ], nella giustificazione dell'empio il moto del libero arbitrio verso Dio è simultaneo all'atto di fede informato dalla carità e al moto del libero arbitrio contro il peccato, che è l'atto della penitenza.
Tuttavia il primo di questi due atti precede per natura il secondo: poiché l'atto della virtù della penitenza si volge contro il peccato sotto la mozione dell'amore di Dio, per cui il primo atto è causa del secondo.
Così dunque la penitenza in senso assoluto non è la prima tra le virtù, né in ordine di tempo né in ordine di natura: poiché in ordine di natura la precedono in senso assoluto le virtù teologali.
Tuttavia in un certo senso è la prima tra le virtù in ordine di tempo per quel suo atto che si presenta come primo nella giustificazione dell'empio.
Ma in ordine di natura le altre virtù la precedono, poiché ciò che è per se precede ciò che è per accidens: infatti le altre virtù sono per se, cioè essenzialmente, necessarie al bene dell'uomo, mentre la penitenza lo è solo in forza di una supposizione, cioè supposto un peccato precedente; come si è già notato sopra [ q. 65, a. 4 ] a proposito dell'ordine del sacramento della penitenza rispetto agli altri sacramenti.
1. La Glossa si riferisce al fatto che l'atto della penitenza è primo cronologicamente rispetto agli atti delle altre virtù.
2. Nei moti progressivi l'abbandono del punto di partenza precede cronologicamente il termine di arrivo, e lo precede [ anche ] in ordine di natura se viene considerato dal lato del soggetto, cioè secondo l'ordine della causa materiale.
Ma secondo l'ordine della causa agente e finale viene prima il raggiungimento del termine di arrivo: poiché è questo che muove l'intenzione dell'agente.
E quest'ordine è quello che maggiormente interessa quando si tratta degli atti dell'anima, come nota il Filosofo [ Phys. 2,9 ].
3. La penitenza apre la porta alle virtù scacciando il peccato mediante le virtù della fede e della carità, che per natura la precedono.
Tuttavia apre loro la porta in modo da farle entrare insieme con essa: infatti nella giustificazione dell'empio il moto del libero arbitrio verso Dio e contro il peccato è simultaneo alla remissione della colpa e all'infusione della grazia, assieme alla quale vengono infuse tutte le virtù, come si è spiegato nella Seconda Parte [ I-II, q. 65, aa. 3,5 ].
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