Supplemento alla III parte |
Pare che sposando una donna non vergine non si contragga irregolarità.
1. Uno è più danneggiato da un proprio difetto che da un difetto altrui.
Ora, se il marito non è vergine non diviene irregolare per questo.
Molto meno quindi può diventarlo se non è vergine sua moglie.
2. Può capitare che uno, dopo aver deflorato una donna, la prenda per moglie.
Ora, non sembra che costui diventi irregolare: poiché né lui né la moglie hanno diviso la propria carne con altri.
E tuttavia l'uomo sposa una donna violata.
Perciò questo tipo di bigamia non causa irregolarità.
3. Nessuno può contrarre irregolarità per un fatto involontario.
Ma talora l'uomo sposa involontariamente una donna non vergine: cioè quando la crede vergine e la trova corrotta nel consumare il matrimonio.
Quindi questo tipo di bigamia non sempre causa irregolarità.
4. La corruzione che segue il matrimonio è più vergognosa di quella che lo precede.
Ora, se dopo aver consumato il matrimonio la moglie ha rapporti sessuali con un altro, suo marito non diventa irregolare: altrimenti verrebbe punito per il peccato della moglie.
E può anche capitare che egli le renda il debito coniugale dopo aver conosciuto il fatto, prima che la moglie sia stata accusata e condannata per adulterio.
Perciò sembra che questo tipo di bigamia non causi l'irregolarità.
S. Gregorio [ Registr. 2, ep. 37 ] ha scritto: « Ti comandiamo di non fare mai ordinazioni illecite, escludendo dunque dagli ordini i bigami, o chi ha preso in sposa una moglie non vergine, o chi è analfabeta, o chi è menomato in qualche parte del corpo, o chi è sottoposto alla penitenza pubblica, o è tenuto a soddisfare a prescrizioni curiali o a particolari obbligazioni del proprio stato ».
Nell'unione tra Cristo e la Chiesa l'unità è da entrambe le parti.
Perciò la divisione della carne è una menomazione del sacramento sia che si verifichi dalla parte del marito, sia che si verifichi dalla parte della moglie.
- C'è però questa differenza: dalla parte dell'uomo si richiede che egli non abbia avuto altre mogli, non che sia vergine; invece dalla parte della moglie si richiede inoltre la verginità.
E di ciò i Decretisti portano questa ragione: il vescovo significa la Chiesa militante, di cui egli si prende cura, e nella quale ci sono molte sozzure; la sposa invece significa Cristo, il quale era vergine.
Per questo la verginità è richiesta dalla parte della sposa e non dello sposo, nell'elevazione di un uomo all'episcopato.
- Ma questa ragione è espressamente contraria alle parole dell'Apostolo [ Ef 5,25 ]: « Mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa ».
Da esse risulta infatti che la moglie sta a significare la Chiesa e il marito Cristo.
E c'è poi l'altra affermazione [ Ef 5,23 ]: « Il marito è il capo della moglie, come Cristo lo è della Chiesa ».
Perciò altri dicono che il marito rappresenta Cristo e la sposa la Chiesa trionfante, nella quale non c'è alcuna macchia [ Ef 5,27 ].
Ora, Cristo prima ebbe la sinagoga quasi come concubina.
Quindi non deroga alla perfezione del simbolismo sacramentale il fatto che lo sposo l'abbia avuta anche lui.
Ma questa spiegazione è sommamente assurda.
Poiché come era unica la fede degli antichi e dei moderni [ Agost., Epist. 157 ], così è unica la Chiesa.
Perciò quelli che servivano Dio al tempo della sinagoga appartenevano all'unità della Chiesa nella quale lo serviamo anche noi.
- Inoltre ciò è contro l'espresso insegnamento di Geremia [ Ger 3 ], di Ezechiele [ Ez 16 ] e di Osea [ Os 2 ], che parlano dello sposalizio della sinagoga.
Essa quindi non era concubina, ma sposa.
- Di più, secondo tale spiegazione la fornicazione sarebbe il segno sacramentale di tale unione: il che è assurdo.
Piuttosto fu la gentilità a essere in tal modo violata dal demonio mediante l'idolatria, prima che fosse sposata a Cristo nella fede della Chiesa.
Si deve perciò rispondere che l'irregolarità deriva dalla menomazione del simbolismo sacramentale.
Ora, la corruzione della carne fuori del matrimonio, e anteriore ad esso, non produce alcuna menomazione in tale simbolismo dalla parte del coniuge corrotto, bensì da quella dell'altro coniuge: poiché l'atto di chi contrae matrimonio ha per oggetto l'altro coniuge e non se stesso; per cui viene specificato dal termine, il quale inoltre, rispetto a tale atto, è come la materia del sacramento.
Nel caso quindi che la donna potesse ricevere gli ordini, come l'uomo diventa irregolare perché sposa una moglie corrotta, e non perché non è vergine lui, così la donna diventerebbe irregolare se sposasse un uomo corrotto, e non se è corrotta lei; a meno che non fosse stata corrotta in un matrimonio precedente.
1. È così risolta anche la prima obiezioni.
2. Nella Analisi di questo caso ci sono varie opinioni.
La più probabile è che costui non sia irregolare: poiché non ha diviso la sua carne con più donne.
3. L'irregolarità non è un castigo, ma un difetto del simbolismo sacramentale.
Perciò non è necessario che la bigamia sia volontaria per produrre l'irregolarità.
Quindi chi sposa una donna che crede vergine diventa irregolare nel consumare con essa il matrimonio.
4. Se la moglie commette adulterio dopo il matrimonio, il marito non diviene irregolare se non avendo rapporti con lei dopo quell'atto: altrimenti la corruzione della moglie non ricade in nessun modo sull'atto matrimoniale del marito.
E anche se questi viene obbligato, o da un tribunale o dalla propria coscienza, a rendere il debito alla moglie che lo chiede prima di essere condannata per adulterio, diviene irregolare.
Sebbene in proposito ci siano varie opinioni: ma quella esposta è la più probabile; poiché qui non è in discussione il peccato, ma la sola significazione sacramentale.
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