Supplemento alla III parte

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Articolo 1 - Se il tempo della risurrezione debba essere differito sino alla fine del mondo, perché tutti risorgano insieme

Pare che il tempo della risurrezione non debba essere differito sino alla fine del mondo, perché tutti risorgano insieme.

Infatti:

1. La corrispondenza delle membra col capo è maggiore di quella delle membra fra di loro, come quella di un effetto con la causa è maggiore di quella reciproca tra i vari effetti.

Ora Cristo, che è il nostro capo, non differì la sua risurrezione alla fine del mondo per risorgere assieme a tutti gli altri.

Quindi neppure è necessario che la risurrezione dei primi santi sia rimandata alla fine del mondo, in modo che essi risuscitino insieme con gli altri.

2. La risurrezione del capo è la causa della risurrezione delle membra [ q. 76, a. 1 ].

Ma la risurrezione di alcuni membri più nobili, perché più prossimi al capo, non è stata rimandata alla fine del mondo, essendosi verificata subito dopo la risurrezione di Cristo, come piamente si crede della B. Vergine e di S. Giovanni Evangelista.

Quindi anche la risurrezione degli altri sarà tanto più vicina nel tempo alla risurrezione di Cristo, quanto più essi furono a lui conformi per grazia e per merito.

3. Lo stato del nuovo Testamento è più perfetto, e porta più chiaramente impressa l'immagine di Cristo di quello dell'antico Testamento.

Se dunque alla risurrezione di Cristo alcuni Padri dell'antico Testamento risuscitarono - poiché, come dice S. Matteo [ Mt 27,52 ], « molti corpi di santi morti risuscitarono » -, non pare che la risurrezione dei santi del nuovo Testamento vada rimandata alla fine del mondo, affinché risorgano tutti insieme.

4. Dopo la fine del mondo non ci sarà più computo di anni; invece dopo la risurrezione dei morti passeranno ancora molti anni prima che arrivi la risurrezione degli altri, come risulta da quanto leggiamo nell'Apocalisse [ Ap 20,4s ]: « Vidi le anime dei decapitati a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio »; e poco dopo: « Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni; gli altri morti invece non tornarono in vita fino al compimento dei mille anni ».

Quindi la risurrezione non sarà rimandata alla fine del mondo perché sia simultanea per tutti.

In contrario:

1. Sta scritto [ Gb 14,12 ]: « L'uomo che giace più non si alzerà, finché durano i cieli egli non si sveglierà, né più si desterà dal suo sonno »; e si parla del sonno della morte.

Quindi la risurrezione degli uomini sarà differita a quando i cieli cadranno, cioè alla fine del mondo.

2. Leggiamo inoltre nella lettera agli Ebrei [ Eb 11,39s ]: « Gli uomini di Dio, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa », « cioè la perfetta beatitudine dell'anima e del corpo » [ spiega la Glossa interlin. ], « avendo Dio predisposto qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi », cioè « affinché nel comune gaudio di tutti fosse più grande il gaudio dei singoli » [ Glossa, ib. ].

Ma la risurrezione non avverrà prima della glorificazione dei corpi, poiché [ Cristo ], come dice altrove S. Paolo [ Fil 3,21 ], « trasformerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso »; e allora « i figli della risurrezione saranno come gli angeli nel cielo » [ Mt 22,30 ].

Quindi la risurrezione sarà differita alla fine del mondo, quando tutti insieme risorgeranno.

Dimostrazione:

La divina provvidenza, come scrive S. Agostino [ De Trin. 3,4.9 ], stabilì « che i corpi meno nobili e inferiori fossero retti e guidati in qualche modo dai corpi più sottili e superiori ».

Perciò tutta la materia dei corpi inferiori è soggetta a mutazioni continue secondo il moto dei corpi celesti.

Sarebbe quindi contro l'ordine stabilito dalla divina provvidenza se la materia dei corpi inferiori arrivasse allo stato di incorruzione mentre perdura il moto dei corpi superiori.

Ora, siccome secondo la fede la risurrezione avverrà in modo da produrre una vita immortale in conformità a Cristo, il quale, come dice S. Paolo [ Rm 6,9 ], « è risorto dai morti per non più morire », ne segue che la risurrezione dei corpi umani dovrà essere differita alla fine del mondo, quando cesserà il moto dei cieli.

E per questo anche alcuni filosofi, convinti dell'eternità del moto dei cieli, ammisero il ritorno delle anime in corpi mortali come li possediamo adesso; sia che ponessero, come Empedocle, il ritorno dell'anima nello stesso corpo alla fine del « grande anno », sia che ponessero il ritorno in un altro [ corpo ], come pensava Pitagora, il quale, stando alle informazioni di Aristotele [ De anima 1,3 ], riteneva che « qualsiasi anima potesse entrare in qualsiasi corpo ».

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene tra il capo e le membra ci sia un rapporto più intimo di quello reciproco fra le membra, in quanto il capo influisce su di esse, tuttavia il capo esercita sulle membra una certa causalità che le membra non hanno: e in ciò esse differiscono dal capo mentre convengono fra loro.

Perciò la risurrezione di Cristo è in qualche modo il modello della nostra risurrezione, e la nostra fede in essa ci dà la speranza di conseguirla; la risurrezione invece di un membro di Cristo non è causa della risurrezione degli altri suoi membri.

Quindi la risurrezione di Cristo doveva precedere la risurrezione di tutti gli altri, che dovranno risorgere « alla fine dei secoli » [ Eb 9,26 ].

2. Alcune fra le membra di Cristo, pur essendo più degne e più simili al capo, tuttavia non raggiungono mai la dignità e la funzione del capo, così da essere causa delle altre.

Perciò la maggiore conformità a Cristo non esige che la loro risurrezione preceda come modello esemplare la risurrezione delle altre, come invece abbiamo detto [ ad 1 ] della risurrezione di Cristo.

Che poi ad alcuni sia stata concessa una risurrezione anticipata rispetto a quella universale, ciò non deriva dal fatto della loro conformità a Cristo, ma da uno speciale loro privilegio gratuito.

3. S. Girolamo [ Serm. De assumpt. ] è indeciso circa quella risurrezione di santi in coincidenza con la risurrezione di Cristo: dubita cioè se essi, una volta testimoniata la risurrezione di Cristo, siano morti di nuovo, per cui si tratterebbe di un certo risuscitamento miracoloso, come quello di Lazzaro [ Gv 11,43s ], più che di una vera risurrezione quale avverrà alla fine del mondo, oppure se essi siano risorti col corpo a una vita immortale e perenne, « ascendendo in cielo con Cristo anche con il corpo », come dice la Glossa [ ord. su Mt 27,52s ].

Il che sembra più probabile.

Se infatti dovevano dare una vera testimonianza della vera risurrezione di Cristo, era conveniente che risorgessero realmente, come dice lo stesso S. Girolamo [ l. cit. ].

Comunque è chiaro che la loro risurrezione fu anticipata non per un riguardo ad essi, ma piuttosto per testimoniare la risurrezione di Cristo.

E tale testimonianza fu data per fondare la fede del nuovo Testamento.

Per cui era più valida la testimonianza dei Padri dell'antico Testamento piuttosto che quella di quanti morirono quando il nuovo Testamento era già stato fondato.

Va però notato che la loro risurrezione, benché ricordata nel Vangelo prima di quella di Cristo, tuttavia, come risulta dalle varie testimonianze, va intesa come data per anticipazione, come si riscontra spesso negli storiografi.

Nessuno infatti risuscitò definitivamente e realmente prima di Cristo, poiché egli è « la primizia di coloro che sono morti », come dice S. Paolo [ 1 Cor 15,20 ]; quantunque alcuni, come Lazzaro, siano stati richiamati in vita miracolosamente prima della risurrezione di Cristo.

4. Come riferisce S. Agostino [ De civ. Dei 20,7 ], da quelle parole presero lo spunto alcuni eretici, detti Chiliasti o Millenaristi, i quali affermavano che vi sarebbe stata una prima risurrezione dei morti, perché regnino con Cristo mille anni su questa terra.

Ma il Santo dimostra che quelle parole vanno interpretate diversamente: vanno applicate cioè alla risurrezione spirituale, che permette agli uomini di risorgere dal peccato mediante il dono della grazia.

Invece la seconda risurrezione è quella dei corpi.

Il « regno di Cristo » poi è la Chiesa, che abbraccia non solo i martiri, ma anche tutti gli altri eletti; « e si indica qui la parte per il tutto » [ De civ. Dei 20,9 ].

- Oppure si vuol dire che tutti regnano con Cristo nella gloria, ma si fa menzione speciale dei martiri « perché in modo particolare regnano quei morti i quali combatterono per la verità fino alla morte » [ De civ. Dei 20,9 ].

« Mille » poi non ha un significato numerico preciso, ma indica tutto il tempo attuale, in cui i santi regnano con Cristo.

Il numero mille infatti esprime l'universalità meglio del numero cento: poiché cento è il quadrato di dieci, mentre mille è un numero cubico, o solido, poiché deriva da una doppia moltiplicazione del dieci, ossia dieci volte il quadrato di dieci.

E anche nei Salmi [ Sal 105,8 ] si legge: « Parola data per mille generazioni », cioè « per tutte » [ Agost., De civ. Dei 20,7 ].

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