Supplemento alla III parte |
Pare che il mondo non debba mai essere rinnovato.
1. In futuro non ci potrà essere nulla che non sia già stato lo stesso secondo la specie, poiché sta scritto [ Qo 1,9 ]: « Ciò che è stato sarà, e ciò che si è fatto si rifarà ».
Ora, il mondo non ebbe mai una disposizione diversa da quella attuale quanto alle parti essenziali, ai generi e alle specie.
Perciò non sarà mai rinnovato.
2. Il rinnovamento non è che un'alterazione.
Ma è impossibile che l'universo intero venga alterato: poiché ogni alterazione è dovuta a un alterante non alterato che però si muove localmente, e che non può essere posto fuori dell'universo.
Quindi è impossibile che il mondo venga rinnovato.
3. Nella Genesi [ Gen 2,2 ] si legge che « Dio si riposò da tutte le opere che aveva compiute »; e i Santi Padri spiegano che egli smise di creare nuove creature.
Ora, in quella prima creazione non fu imposto alle cose un modo diverso dall'ordine naturale attuale.
Quindi esse non ne avranno mai uno diverso.
4. L'attuale disposizione delle cose è per esse naturale.
Se quindi esse venissero a subirne un'altra, quest'ultima sarebbe per esse innaturale.
Ora, ciò che è innaturale è accidentale e non può essere perpetuo, come dimostra Aristotele [ De caelo 1,2 ].
Perciò questa nuova disposizione dovrà alla fine cessare.
E così bisognerà porre nell'universo un moto ciclico, come fecero Empedocle e Origene [ Peri Arch. 2,3 ]: per cui dopo il mondo attuale ci sarebbe un altro mondo, e dopo di quello un altro ancora.
5. La novità della gloria viene data come un premio alla creatura razionale.
Ma dove non esiste il merito non ci può essere il premio.
Non avendo quindi le creature insensibili meritato nulla, sembra che non verranno rinnovate.
1. Si legge in Isaia [ Is 65,17 ]: « Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato ».
E nell'Apocalisse [ Ap 21,1 ]: « Vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi ».
2. Un'abitazione dev'essere adatta a chi vi abita.
Ora, il mondo è stato fatto per essere l'abitazione dell'uomo.
Ma l'uomo sarà rinnovato.
Quindi dovrà esserlo anche il mondo.
3. Come nota l'Ecclesiastico [ Sir 13,15 ], « ogni creatura vivente ama il suo simile »: per cui è evidente che la somiglianza è il movente dell'amore.
Ora, l'uomo ha una certa somiglianza con l'universo, tanto che viene denominato « microcosmo » [ Phys. 8,2 ].
Perciò l'uomo per natura ama l'universo.
Quindi desidera anche il suo bene.
Così dunque, per soddisfare il desiderio dell'uomo, anche l'universo deve raggiungere una perfezione maggiore.
Noi crediamo che tutte le cose materiali sono state fatte per l'uomo: infatti si dice che sono a lui « sottomesse » [ Sal 8,8 ].
Ora, esse servono all'uomo in due modi: primo, per il sostentamento della vita corporale; secondo, per il progresso nella conoscenza di Dio, poiché, come dice S. Paolo [ Rm 1,20 ], l'uomo « conosce le perfezioni invisibili di Dio mediante le opere da lui compiute ».
Ora, di quel primo servizio delle creature l'uomo glorificato non avrà più alcun bisogno: poiché il suo corpo sarà reso del tutto incorruttibile dalla virtù divina mediante l'anima, che Dio glorifica direttamente.
E neppure avrà bisogno dell'altro aiuto per la conoscenza intellettiva: poiché i santi vedranno Dio per essenza immediatamente [ cf. I, q. 12, a. 1 ].
Ma a questa visione dell'essenza divina non potrà giungere l'occhio corporeo [ I, q. 12, a. 3 ].
Per offrire quindi anche a quest'ultimo una gioia proporzionata relativa alla visione suddetta, gli sarà concesso di vedere la divinità nei suoi effetti corporali, in cui appariranno degli indizi evidenti della maestà divina: e innanzitutto nel corpo di Cristo, poi nei corpi dei beati e finalmente in tutti gli altri corpi.
Sarà quindi necessario che anche gli altri corpi ricevano un influsso più marcato da parte della bontà divina: non tale da far mutare la specie, ma capace di aggiungere una certa perfezione di gloria.
E questo sarà il rinnovamento del mondo.
Perciò il rinnovamento del mondo coinciderà con la glorificazione dell'uomo.
1. Salomone qui parla del corso naturale delle cose.
Il che è evidente dalle parole che seguono: « nulla di nuovo sotto il sole ».
Ora, avendo il sole un moto circolare, è necessario che quanto è soggetto alla virtù del sole abbia una certa rotazione, in modo cioè che le cose che già furono tornino a esistere « identiche nella specie e diverse nel numero », come dice Aristotele [ De gen. et corr. 2,11 ].
Ma quanto si riferisce allo stato di gloria non è soggetto alla virtù del sole.
2. L'argomento vale per l'alterazione naturale, che dipende da una causa agente naturale che agisce per necessità di natura: infatti una simile causa non può produrre disposizioni diverse se non perché in essa si è prodotta una variazione.
Ma le cose che vengono compiute da Dio derivano dalla sua libera volontà.
Perciò senza alcuna mutazione in Dio che lo vuole può determinarsi nell'universo ora una disposizione e ora un'altra.
Perciò questo rinnovamento non risale a un principio soggetto al moto, bensì a un principio immobile, cioè a Dio.
3. Si dice che il settimo giorno Dio cessò di produrre nuove creature poiché in seguito non fu fatto nulla che non abbia avuto un precedente simile o nel genere, o nella specie, o almeno nelle ragioni seminali, oppure anche nella potenza obedienziale.
Perciò dico che il rinnovamento futuro del mondo ha avuto un precedente durante l'opera dei sei giorni in qualcosa di remotamente simile, cioè nella gloria e nella grazia degli angeli.
Inoltre esso ebbe un precedente nella potenza obedienziale che fu data allora alla creatura, in modo che essa potesse ricevere [ in seguito ] il rinnovamento sotto l'azione di Dio.
4. La nuova disposizione non sarà né naturale, né contro la natura, ma sopra la natura, come sono sopra la natura dell'anima la grazia e la gloria.
Ed essa dipenderà da un agente perenne che la conserverà perennemente.
5. Sebbene i corpi insensibili, propriamente parlando, non abbiano meritato quella gloria, tuttavia l'uomo ha meritato che quella gloria venisse conferita a tutto l'universo, in quanto essa ridonda a gloria dell'uomo: come un uomo merita di indossare delle vesti più decorose sebbene le vesti stesse non abbiano meritato tale decoro.
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