Supplemento alla III parte |
Pare che tale fuoco non sia sotto terra.
1. Dell'uomo dannato sta scritto [ Gb 18,18 Vg ]: « Dio lo toglierà dall'orbe ».
Perciò il fuoco che punirà i dannati non è sotto terra, ma fuori dell'orbe.
2. « Niente di ciò che è violento e per accidens può essere sempiterno » [ De caelo 1,2 ].
Ora, nell'inferno quel fuoco durerà per sempre.
Quindi non vi si troverà in modo violento, ma naturale.
Però sotto terra il fuoco non può trovarsi che in modo violento.
Quindi detto fuoco non può essere sotto terra.
3. Nel fuoco dell'inferno saranno tormentati tutti i corpi dei dannati dopo il giorno del giudizio.
Ma tali corpi occuperanno spazio.
Perciò, essendo grandissimo il numero dei dannati, poiché come dice la Scrittura [ Qo 1,15 Vg ] « è infinito il numero degli stolti », dovrà essere grandissimo anche lo spazio in cui sarà contenuto tale fuoco.
Ora, non sembra possibile che sotto terra ci sia una cavità così immensa: poiché tutte le parti della terra per natura tendono al centro.
Quindi il fuoco suddetto non sarà sotto terra.
4. Sta scritto [ Sap 11,16 ]: « Con quelle stesse cose con cui uno pecca, con esse sarà poi castigato ».
Ora, i malvagi hanno peccato sulla terra.
Quindi il fuoco che li punisce non deve essere sotto terra.
1. In Isaia [ Is 14,9 ] si legge: « Gli inferi di sotto si agitano per te ».
Quindi il fuoco dell'inferno è sotto di noi.
2. S. Gregorio [ Dial. 4,42 ] scrive: « Non vedo alcun inconveniente nel credere che l'inferno sia sotto terra ».
3. A commento di quel passo di Giona [ Gn 2,4 ]: « Mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare », la Glossa [ interlin. ] scrive: « Cioè nell'inferno, ossia, come dice il Vangelo [ Mt 12,40 ], "nel cuore della terra": poiché come il cuore è nel centro dell'animale, così l'inferno è nel centro della terra ».
Come dice S. Agostino [ De civ. Dei 20,16 ] nel testo riferito dalle Sentenze [ 4,44,6 ], « in quale parte del mondo si trovi l'inferno penso che nessuno lo sappia, all'infuori di chi ne ha avuto una rivelazione dallo Spirito di Dio ».
Per cui S. Gregorio [ Dial. 4,42 ], interpellato sull'argomento, risponde: « Su questo argomento non oso pronunciarmi alla leggera.
Poiché alcuni hanno pensato che l'inferno sia in qualche parte della terra; altri invece pensano che sia sotto terra ».
Egli poi dimostra che quest'ultima opinione è più probabile per due ragioni.
Primo, in base all'etimologia del termine: « Se infatti noi lo chiamiamo inferno poiché giace in un luogo inferiore, allora come la terra sta sotto il cielo, così l'inferno deve stare sotto la terra ».
- Secondo, in base alle parole dell'Apocalisse [ Ap 5,3 ]: « E nessuno, né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro », dove « in cielo » si riferisce agli angeli, « in terra » si riferisce agli uomini viventi nel loro corpo e « sotto terra » si riferisce alle anime esistenti nell'inferno.
Inoltre S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,34.65 ] accenna a due ragioni per cui sembra giusto che l'inferno sia sotto terra.
La prima è che « avendo le anime dei defunti peccato per amore della carne, è giusto che venga loro attribuito ciò che si suole riservare alla carne », cioè il seppellimento sotto terra.
La seconda sta nel fatto che la tristezza sta agli spiriti come la gravità sta ai corpi, mentre la gioia ne è come la levità.
Perciò « come secondo il corpo, stando alla sua intrinseca gravità, tutte le sostanze più gravi sono più in basso, così secondo lo spirito sono più in basso tutte le creature più tristi ».
Per cui, come il luogo conveniente per la felicità degli eletti è il cielo empireo, così il luogo adatto per la sofferenza dei dannati è quello più basso della terra.
- Né deve far nascere dubbi il fatto che S. Agostino nel medesimo libro [ De Gen. ad litt. 12,33.62 ] afferma che « gli inferi si dice e si crede che siano sotto terra ».
Perché nelle Ritrattazioni [ 2,24 ] egli scrive: « Mi sembra che avrei dovuto affermare che gli inferi sono sotto terra piuttosto che riferire le ragioni per cui si dice e si crede che siano sotto terra ».
Tuttavia alcuni filosofi hanno pensato che il luogo dell'inferno sarebbe sotto l'orbe terraqueo, però sulla superficie della terra, dalla parte opposta al nostro emisfero.
E pare che questa sia anche l'opinione di S. Isidoro [ Glossa ord. su Is 60,19 ], quando afferma che « il sole e la luna si fermeranno nella posizione in cui furono creati, affinché gli empi colpiti dalla punizione non godano della loro luce »: argomento questo che risulterebbe privo di senso nell'ipotesi che l'inferno sia nel seno della terra.
Come si possano però intendere queste parole è evidente da quanto si è detto sopra [ q. 91, a. 2 ].
- Pitagora invece, come riferisce Aristotele [ De caelo 2,13 ], riteneva che il luogo del castigo fosse la sfera del fuoco, che egli poneva al centro dell'intero orbe.
Comunque si accorda meglio con quanto dice la Scrittura l'affermare che l'inferno è sotto terra.
1. Quel testo del libro di Giobbe: « Dio lo toglierà dall'orbe », va inteso dell'orbe terraqueo, ossia va riferito a questo mondo.
E in questo senso lo interpreta anche S. Gregorio [ Mor. 14,22 ], dicendo: « Sarà tolto dall'orbe quando all'apparire del Giudice supremo sarà tolto da questo mondo, in cui egli viene glorificato ingiustamente ».
Né per orbe qui si intende l'universo, quasi che il luogo del castigo sia al di fuori di tutto l'universo.
2. In detto luogo il fuoco viene conservato in eterno per una disposizione della divina giustizia; sebbene secondo la sua natura un elemento non possa durare fuori del suo luogo naturale, soprattutto mentre perdura lo stato attuale di generazione e corruzione.
Anzi, il fuoco che vi si troverà sarà intensissimo: poiché esso si concentrerà là da tutte le parti, per il freddo della terra che lo circonderà da ogni lato.
3. L'inferno non verrà mai meno nella sua ampiezza, così da non poter ricevere i corpi dei dannati: poiché l'inferno è presentato dai Proverbi [ Pr 30,15s ] come una delle « tre cose che non si saziano mai ».
E nulla impedisce che nelle viscere della terra si conservi per virtù divina una cavità così ampia da contenere i corpi di tutti i dannati.
4. L'affermazione secondo cui « le cose con le quali uno pecca serviranno a punirlo » non vale rigorosamente se non per gli strumenti principali del peccato.
Poiché infatti l'uomo pecca sia col corpo che con l'anima, sarà punito nell'uno e nell'altra; ma non è necessario che sia punito nello stesso luogo in cui ha peccato, essendo il luogo dovuto ai viatori diverso da quello dovuto ai dannati.
Oppure si può rispondere che ciò vale per i castighi con i quali si è puniti in questo mondo, inquantoché qualsiasi colpa ha come immanente il proprio castigo: come infatti nota S. Agostino [ Conf. 1,12 ], « ogni disordine spirituale è un castigo a se stesso ».
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