Ritiro del 11/3/2007
"Presso la croce di Gesù stava Maria sua madre"
"Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala.
Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!".
Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!".
E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa" ( Gv 19,25-27 ).
Queste parole ce le ha riferite lo stesso apostolo che le ascoltò e che era, insieme con Maria, sotto la croce: Giovanni.
Poche notizie ci giungono da una fonte altrettanto diretta e sicura come questa.
u di esse vogliamo sostare alquanto in meditazione come nel Venerdì Santo.
Se Maria era "presso la croce di Gesù" sul Calvario, vuoi dire che ella era a Gerusalemme in quei giorni, e, se era a Gerusalemme, vuoi dire che ha visto tutto.
Ha assistito a tutta la passione del figlio, alle grida: Barabba, Barabba!, all'Ecce homo!
Ha visto il Figlio uscire fuori flagellato, coronato di spine, coperto di sputi; ha visto il suo corpo, denudato, sussultare, sulla croce, nel brivido della morte.
Ha visto i soldati dividersi le sue vesti e tirare a sorte quella tunica che ella stessa gli aveva forse tessuto con tanto amore. Ha bevuto anche lei il calice amaro, l'ha sorbito fino alla feccia.
A lei convengono le parole pronunciate dall'antica figlia di Sion nella sua desolazione: "O voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c'è un dolore simile al mio dolore!" ( Lam 1,12 ).
Maria non era sola presso la croce; c'erano con lei altre donne, oltre Giovanni: una sua sorella, più Maria di Cleofa e Maria di Magdala.
Potrebbe sembrare che Maria è una delle tante donne presenti.
Ma ella è lì come "sua madre" e questo cambia tutto, collocandola in una posizione unica al mondo, diversa da tutti gli altri presenti.
Tutte soffrivano e si angustiavano ma a Maria, madre di quel Crocifisso, fu chiesto qualcosa di molto più difficile: di perdonare gli uccisori del Figlio.
Quando sentì il Figlio che diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" ( Lc 23,34 ), Maria comprese subito che cosa il Padre celeste si sospettava anche da lei: che dicesse anche lei, nel suo cuore, le stesse parole: "Padre, perdonali…".
E le disse, perdono.
Il concilio Vaticano II così parla di Maria ai piedi della croce.
"Anche la Beata Vergine ha avanzato nel cammino della fede e ha conservato fedelmente la sua unione con il Figlio sino alla croce.
Qui, non senza un disegno divino, se ne stette ritta, soffrì profondamente con il suo Figlio unigenito e si associò con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei stessa generata".
Consentire all'immolazione della vittima da lei generata fu come immolare se stessa.
Stando "ritta" in piedi presso la croce, il capo di Maria era all'altezza del capo del Figlio reclinato.
I loro sguardi si incontravano.
Quando le disse "Donna, ecco tuo figlio".
Gesù guardava verso di lei e per questo non sentì il bisogno di chiamarla per nome, per individuarla tra le altre donne.
Chi potrà penetrare il mistero di quello sguardo tra madre e Figlio in un'ora simile?
Una gioia tremendamente sofferente passava dall'uno all'altra, come l'acqua tra vasi comunicanti, e la gioia derivava dal fatto che ormai non facevano più alcuna resistenza al dolore, erano senza più difese di fronte alla sofferenza, se ne lasciavano liberamente inondare.
Alla lotta era subentrata la pace.
Erano diventati una cosa sola con il dolore e il peccato di tutto il mondo.
Gesù in prima persona, come "vittima di espiazione per i peccati di tutto il mondo" ( 1 Gv 2,2 ), Maria indirettamente, per la sua unione carnale e spirituale con il Figlio.
L'ultima cosa che Gesù fece sulla croce, prima di addentrarsi nel buio dell'agonia e della morte, fu di adorare amorosamente la volontà del Padre.
Maria lo seguì anche in questo: anche lei si mise ad adorare la volontà del Padre prima che una tremenda solitudine scendesse nel suo cuore e si facesse buio dentro di lei, come si fece buio "su tutta la faccia della terra" ( Mt 27,45 ).
E quella solitudine e quella adorazione rimasero fisse lì, al centro della sua vita, fino alla morte, finché non giunse anche per lei l'ora della risurrezione.
Un salmo che la liturgia applica a Maria dice: "Tutti là sono nati… Si dirà di Sion: "L'uno e l'altro è nato in essa…".
Si scriverà nel libro dei popoli: "Là costui è nato"" ( Sal 87,2ss ).
È vero: tutti là siamo nati; si dirà di Maria, la nuova Sion: l'uno e l'altro è nato in essa.
Nel libro di Dio è scritto, di me, di te, di ognuno, anche di chi non lo sa ancora: "Là costui è nato!".
Ma non siamo stati rigenerati dalla "parola di Dio viva ed eterna"? ( 1 Pt 1,23 )
Non siamo "nati da Dio" ( Gv 1,13 ), rinati "dall'acqua e dallo Spirito"? ( Gv 3,5 )
È verissimo, ma ciò non toglie che, in senso diverso, siamo nati anche dalla fede e dalla sofferenza di Maria.
Se Paolo, che è un servo di Cristo, può dire ai suoi fedeli: "Sono io che vi ho generato in Cristo, mediante il Vangelo" ( 1 Cor 4,15 ), quanto più può dirlo Maria, che ne è la madre?
Chi, più di lei, può fare sue quelle parole dell'Apostolo: "Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore" ( Gal 4,19 ).
Ella ci partorisce "di nuovo" in questo momento, perché ci ha già partorito, una prima volta, nell'incarnazione, quando ha dato al mondo proprio la "Parola di Dio viva ed eterna" che è Cristo, nella quale rinasciamo.
Un confronto ci aiuta a capire il significato della presenza di Maria sotto la croce: quello con Abramo.
Questo paragone è suggerito dallo stesso angelo Gabriele nell'Annunciazione, quando dice a Maria le stesse parole che furono dette ad Abramo: "Nulla è impossibile a Dio".
Ma esso emerge soprattutto dai fatti.
Dio promise ad Abramo che avrebbe avuto un figlio, pur essendo egli fuori dell'età e sua moglie sterile.
E Abramo credette.
Anche a Maria, Dio annuncia che avrà un figlio, nonostante che ella non conosca uomo.
E Maria credette.
Ma ecco che Dio viene di nuovo nella vita di Abramo per chiedergli, questa volta, di immolargli proprio quel figlio che egli stesso gli aveva dato e del quale aveva detto: "In Isacco avrai una discendenza".
E Abramo, anche questa volta, obbedì.
Anche nella vita di Maria, Dio venne una seconda volta, chiedendole di consentire, e anzi assistere, all'immolazione del Figlio, del quale era stato detto che avrebbe regnato per sempre e che sarebbe stato grande.
E Maria obbedì.
Abramo salì con Isacco sul monte Moria e Maria salì dietro Gesù sul monte Calvario.
Ma a Maria fu chiesto molto di più che ad Abramo.
Con Abramo Dio si fermò all'ultimo momento ed egli riebbe il figlio vivo.
Con Maria no.
Ella dovette varcare anche quella linea estrema, senza ritorno, che è la morte.
Riebbe il Figlio, ma solo dopo che venne deposto dalla croce.
Poiché camminava anch'ella nella fede e non in visione, Maria ha sperato che da un momento all'altro il corso degli eventi cambiasse, che venisse riconosciuta l'innocenza del suo Figlio.
Ha sperato davanti a Pilato, ma nulla.
Ha sperato lungo il cammino verso il Calvario, ma nulla.
Dio andava avanti.
Ha sperato fin sotto la croce, fin prima che venisse battuto il primo chiodo.
Non poteva essere.
Non le era stato forse assicurato che quel Figlio sarebbe salito sul trono di David e che avrebbe regnato per sempre sulla casa di Giacobbe?
Era dunque quello lì il trono di David, la croce?
Maria sì che "ha sperato contro ogni speranza" ( Rm 4,18 ); ha sperato in Dio, anche quando vedeva sparire l'ultima ragione umana di sperare.
Ma ora traiamo da questo paragone la necessaria conseguenza.
Se Abramo, per quello che ha fatto, ha meritato di essere chiamato "padre di tutti noi" ( Rm 4,17 ) e "nostro padre nella fede" ( Canone romano ), esiteremo noi a chiamare Maria "madre di tutti noi" e "nostra madre nella fede", o "madre della Chiesa"?
Ad Abramo Dio disse: "Perché hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza… Padre di una moltitudine di popoli ti renderò".
Lo stesso, ma con molta maggiore forza, egli dice ora a Maria: "Poiché hai fatto questo e non mi hai rifiutato il tuo Figlio, il tuo unico Figlio, io ti benedirò con ogni benedizione. Madre di una moltitudine di popoli ti renderò!".
Perciò, come gli israeliti, nei momenti di prova, si rivolgevano a Dio dicendo: "Ricordati di Abramo, nostro padre!", noi possiamo rivolgerci ora a lui, dicendo: "Ricordati di Maria, nostra madre!", e come essi dicevano a Dio: "Non ritirare da noi la tua misericordia, per amore di Abramo, tuo amico" ( Dn 3,35 ), noi possiamo dirgli: "Non ritirare da noi la tua misericordia, per amore di Maria, tua amica!".
Viene un'ora nella vita in cui ci occorre una fede e una speranza come quelle di Maria.
È quando Dio sembra non ascoltare più le nostre preghiere, quando si direbbe che smentisce se stesso e le promesse, quando ci fa passare di sconfitta in sconfItta, quando ci coinvolge nella sua stessa sconfitta e le potenze delle tenebre sembrano trionfare su tutti i fronti; quando, come dice un salmo, egli sembra "aver chiuso nell'ira il suo cuore e aver dimenticato la misericordia" ( Sal 77,10 ).
Quando arriva per te quest'ora, ricordati della fede di Maria e grida: "Padre mio, non ti comprendo più, ma mi fido di te!".
Forse Dio sta chiedendo proprio ora a qualcuno di sacrificargli, come Abramo, il suo "Isacco", cioè la persona, o la cosa, o il progetto, o la fondazione, o l'ufficio che gli è caro, che Dio stesso un giorno gli ha affidato, e per il quale ha lavorato tutta la vita…
Questa è l'occasione che Dio ti offre per mostrargli che egli ti è più caro di tutto, anche dei suoi doni, anche del lavoro che fai per lui.
Dio mise alla prova Maria sul Calvario "per vedere quello che aveva nel cuore" e nel cuore di Maria ritrovò intatto e anzi più forte che mai il "si" e l'"eccomi!" del giorno dell'Annunciazione.
Possa egli, in questi momenti, trovare anche il nostro cuore pronto a dirgli "sì" e "eccomi!".
Maria sul Calvario si unì al Figlio nell'adorare la santa volontà del Padre.
In ciò ella ha realizzato, fino alla perfezione, la sua vocazione di figura della Chiesa.
Ella è ora lì che ci aspetta.
Di Cristo è stato detto che "è in agonia fino alla fine del mondo e non bisogna lasciarlo solo in questo tempo" ( B. Pascal ).
E se Cristo è in agonia e sulla croce fino alla fine del mondo, in modo per noi incomprensibile ma vero, dove mai può essere Maria, in questo tempo, se non con lui, "presso la croce"?
Lì ella invita e da appuntamento alle anime generose, perché si uniscano a lei nell'adorare la santa volontà del Padre.
Adorarla anche senza capirla.
Non bisogna lasciarla sola in questo tempo.
Maria sa che questa è la cosa in assoluto più grande, più bella, più degna di Dio che possiamo fare nella vita, almeno una volta prima di morire.
È scritto che quando Giuditta tornò dai suoi, dopo aver messo a repentaglio la propria vita per il suo popolo, gli abitanti della città le corsero incontro e il Sommo Sacerdote la benedisse dicendo: "Benedetta tu, figlia, davanti a Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra…
Il coraggio che hai avuto non cadrà dal cuore degli uomini" ( Gdt 13,18s ).
Le stesse parole noi rivolgiamo in questo giorno a Maria: Benedetta tu fra le donne!
Il coraggio che hai avuto non cadrà mai dal cuore e dal ricordo della Chiesa!
L'Adorazione proclama l'amore di Colei che più di ogni altro è intimamente e indissolubilmente unita e maternamente consenziente al sacrificio del Figlio crocifisso, sorgente stessa della santità, sino ad adorarne le di Lui sacratissime Piaghe, sorgenti della resurrezione e della vita.
Il pio esercizio ci viene proposto come partecipazione all'adorazione che la Vergine Maria ha compiuto ai piedi della croce e che compie per tutta l'eternità "con tutti gli Angeli e i Beati del Cielo".
L'Adorazione esalta così la maternità di Maria Santissima, giunta a pienezza nella sua adorante partecipazione all'immolazione del figlio, Maria, Madre di Dio e Madre nostra: "Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: " Donna, ecco il tuo figlio!" Poi disse al discepolo: " Ecco la tua madre! ".
E da quel moneto il discepolo la prese nella sua casa". ( Gv 19,26-27 )
Maria è Madre e Modello di tutti gli adoratori del glorioso Cristo crocifisso.
In modo peculiare, l'Adorazione esalta Gesù Crocifisso nell'adorazione delle Sue Piaghe sanguinanti e gloriose.
Queste sacratissime Piaghe, sono la sintesi della Sua vita terrena, il compimento della "sua ora", il segno indelebile del Suo Amore e della Sua identità; sono la sorgente della gioia e della pace, della resurrezione e della vita, della purificazione e della riconciliazione; sono la sorgente dello Spirito Santo: "La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi! ".
Detto questo, mostrò loro le mani e il costato.
E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi".
Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi"". ( Gv 20,19-23 )
Queste sacratissime Piaghe, sanguinanti e gloriose, sono il dono del Padre, la tangibile rivelazione dell'Amore, il Vangelo eterno, il grembo palpitante dal quale è nata la Chiesa, il talamo dell'unione nuziale del Cristo con l'umanità, il luogo della comunione degli uomini con Dio.
L'Adorazione muove ognuno di noi ad adorare le sacratissime Piaghe del Signore, "unito a Maria SS.".
Vale a dire, ci muove a rispondere all'invito della Madre che adora il Figlio crocifisso, Piaga per Piaga.
Le Piaghe dell'immolazione a cui Ella ha acconsentito maternamente amorosa; le Piaghe di quel Corpo che è carne della sua carne, ossa delle sue ossa.
Incomparabilmente partecipe dei patimenti e dolori del figlio e della gloria che ne è conseguita.
Immacolata. Dolorosissima. Assunta.
Quando facciamo l'Adorazione, ci uniamo all'Adorazione che fa Maria Santissima, che è "portento nel cielo": "Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle". ( Ap 12,1 ), si perfeziona il nostro amore filiale verso di Lei, l'amore di noi chiamati ad essere "… il resto della sua discendenza,… quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù". ( Ap 12,17 )
Noi chiamati a conformarci secondo questa testimonianza, continuando in noi il sacrificio del Signore, per la Sua e la nostra glorificazione.
La pia pratica che ha il suo centro nell'adorazione alle sacratissime Piaghe dell'Amabilissimo Signore Gesù Crocifisso", ci associa altresì alla corale intercessione della Chiesa celeste per la Chiesa pellegrina e missionaria, per tutti gli uomini "poveri peccatori", specialmente per coloro che non vogliono accettare il Signore Crocifisso per noi, tutti chiamati alla casa del Padre, all'unione con Dio e in Dio, per mezzo della Chiesa "sacramento universale di salvezza".
E di questa Chiesa la pia pratica ci infonde un attivo senso di appartenenza, proprio invitandoci ad associarci alla adorazione che fa la Vergine e di tutti gli Angeli e i Beati alle sacratissime Piaghe del Signore.
L'Adorazione, infatti, è tutta animata dallo Spirito di Cristo e secondo l'amore di Cristo che ha dato se stesso per la sua Chiesa: "E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia ne ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata". ( Ef 5,25-27 )
"A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen." ( Ap 1,5-6 )